lunedì 4 novembre 2013

Sostieni il Tea Party Italia (da oggi anche con i Bitcoin)

( Articolo già pubblicato sul blog  http://www.teapartyitalia.it/ )

Il movimento Tea Party Italia non riceve alcun tipo di finanziamento dal sistema politico: da sempre vive e opera grazie alle donazioni dei militanti e alle risorse che i produttori di ricchezza decidono di “investire” in esso per garantirsi un’ultima difesa contro la casta parassitaria. Da qualche giorno potete notare, nella pagina delle donazioni, istruzioni per un nuovo metodo che si affianca a quelli tradizionali: la donazione in Bitcoin.

Il protocollo Bitcoin rappresenta un esperimento estremamente innovativo: la creazione di una valuta digitale, distribuita, open source, basata sul sistema di crittografia a due chiavi, non inflazionabile e completamente privata, indipendente dalle interferenze arbitrarie di politici, burocrati, governi e banche centrali.

La scelta di Tea Party Italia di divenire il primo e ad oggi unico movimento in Italia che accetta donazioni in Bitcoin è dettata senza dubbio da motivi di praticità: i trasferimenti in Bitcoin sono un processo semplice, istantaneo, rispettoso della privacy e virtualmente gratuito a livello di commissioni. Ma la scelta è anche dettata da una presa di posizione ideale: quella a favore della concorrenza in campo monetario. Spieghiamoci meglio:

martedì 29 ottobre 2013

La Moneta Merce di Sintesi [terza e ultima parte]


di George Selgin (traduzione di Tommaso Cabrini)

Bitcoin

Da quando Friedman propose la sua regola monetaria controllata da computer, gli avanzamenti nella tecnologia informatica non hanno semplicemente reso la sua versione di una moneta merce di sintesi possibile. Tali avanzamenti hanno portato alla creazione di una vera moneta merce di sintesi –sebbene sia una moneta privata digitale o “cyber currency”, invece di una moneta cartacea autorizzata dallo Stato- il cui stock totale cresce automaticamente, sebbene ad un ritmo destinato a scende a zero, trasformandola in una moneta di sintesi anelastica. La moneta, il Bitcoin, è stato introdotto nel 2009.

Secondo Grindberg (2012, p.163) i “blocchi” di Bitcoin vengono generati dai “minatori” risolvendo un problema matematico, con le dimensioni dei blocchi e la difficoltà del problema in progressivo adattamento, in modo da mantenere il ritmo di emissione di Bitcoin all’interno della tabella di marcia fissata come mostrato nella successiva tabella:

lunedì 21 ottobre 2013

La Moneta Merce di Sintesi [seconda parte]

di George Selgin (traduzione di Tommaso Cabrini)



La Moneta Merce di Sintesi

L’inadeguatezza della dicotomia tradizionale tra moneta fiat e moneta merce diviene evidente dopo aver considerato come le definizioni convenzionali di ciascun tipo di moneta si riferiscano non ad una ma a due distinte caratteristiche : una moneta merce ha un valore d’uso non monetario e risulta naturalmente o inevitabilmente scarsa; una moneta fiat non ha valore d’uso non monetario e la sua scarsità è solo pianificata.
Queste definizioni in due parti suggeriscono che la solita dicotomia rappresenta solamente metà delle possibili (anche se non necessariamente pratiche) tipologie di basi monetarie, come illustrato dalla seguente matrice:

giovedì 10 ottobre 2013

La Moneta Merce di Sintesi [prima parte]


di George Selgin (traduzione di Tommaso Cabrini)

Quanto segue è un estratto dal paper di George Selgin "Synthetic Commodity Money"


Le Basi Monetarie Convenzionali

L’effettivo controllo della massa monetaria è, fondamentalmente, questione di stabilire uno standard che sia in grado di regolare la crescita della moneta in modo coerente con il mantenimento della complessiva stabilità macroeconomica. La natura del sistema bancario può avere riflessi sulla capacità di espansione della base monetaria per far fronte ai bisogni di un’economia. Ma lo standard monetario ideale è quello in grado di dare una relativa stabilità a fronte delle innovazioni bancarie.

Di conseguenza, la ricerca di una base monetaria “ideale” ha attratto a lungo gli economisti monetari. Solitamente la ricerca è partita dal presupposto che tutte le basi monetarie ricadano in due categorie: la moneta “merce” e la moneta “fiat”. Tuttavia, l’analisi degli attributi convenzionalmente assegnati a queste tipologie, suggerisce che questa dicotomia convenzionale sia fuorviante, se non addirittura falsa, poiché distoglie l’attenzione da una serie di potenziali basi monetarie, le cui caratteristiche sono tali da renderle particolarmente idonee a formare le fondamenta di regimi monetari che si dimostrino sia macroeconomicamente stabili sia di robusta costituzione.

giovedì 3 ottobre 2013

Una soluzione monetaria per l’Europa

di Andrea Benetton* e Tommaso Cabrini

Articolo originariamente pubblicato su The Fieldler 

uscita euroLa questione dell’uscita d’un Paese membro dall’euro è un tema ricorrente nel dibattito politico degli ultimi anni. In Italia, trova il consenso di chi vorrebbe ridare competitività al Paese attraverso una svalutazione competitiva, evitando cosí d’operare quelle riforme strutturali che spesso hanno implicazioni sociali. Si tratta d’una tesi che ha fatto largamente breccia nell’accademia italiana, supportata da professori come Alberto Bagnai e Claudio Borghi, e che raccoglie oggi consensi in una parte dell’elettorato non solo di sinistra.

Chi si riconosce nel libero mercato fino a oggi s’è trovato costretto a una difesa d’ufficio dell’euro, in chiave di contrapposizione alle posizioni dei keynesiani e dei sostenitori della Modern Monetary Theory. Le argomentazioni portate contro sono le piú varie, dal fatto che la svalutazione competitiva avrebbe effetti inflazionistici per un Paese importatore di materie prime come l’Italia alla constatazione che l’uscita dall’euro darebbe le chiavi della moneta alla politica italiana, che le userebbe per emettere moneta per pagare le spese correnti dello Stato anziché risanare il bilancio e tagliare gli sprechi del settore pubblico.

È, però, una posizione di difesa di retroguardia, che mette da parte le critiche che economisti di libero mercato quali Milton Friedman e Friedrich Hayek avevano preventivamente mosso al progetto della moneta unica europea, che ritenevano un progetto tutto politico-costruttivista con deboli fondamenta economiche. Peraltro, delle debolezze (da un punto di vista del libero mercato) dell’euro e piú in generale dell’Unione Europea ho già parlato in quest’articolo, cui vi rimando.

Il vero punto ignorato dai piú impegnati nel concettualizzare è che la realtà, con la sua complessità – che l’analisi economica cerca, con le sue umane imperfezioni, di comprendere –, alla fine prevale sempre sulla volontà della politica. Se l’euro è costruito su fondamenta d’argilla – e secondo gli autori lo è –, è solo questione di tempo prima che i fondamentali economici producano situazioni sui mercati e di retroazione negativa nell’àmbito politico che porteranno alla disgregazione della costruzione europea e dell’euro quale suo principale strumento. Fare difesa di retroguardia – come fa oggi gran parte del mondo liberale – è, in uno scenario di questo tipo, la peggiore delle strategie possibili. Si viene risucchiati nell’affondamento di qualcosa che le migliori menti liberali avevano già condannato senz’appello prima che fosse implementato. La politica delle svalutazioni competitive con una «neoliretta» diventerà quindi una profezia che s’auto-avvera.

giovedì 26 settembre 2013

Liberty Bell



 di Tommaso Cabrini



Ultimamente il nostro piccolo blog ha subito un periodo di silenzio forzato. Purtroppo la redazione segue numerosi, forse troppi, progetti, oltre a doversi guadagnare il pane quotidiano o a proseguire gli studi. Per questi motivi in questi due mesi di vuoto ci siamo dedicati alle vacanze (meritate secondo noi), agli esami universitari e al superlavoro in ufficio post rientro.

Questo ci ha tenuti zitti anche durante il compleanno di The Road to Liberty, avvenuto lo scorso 31 agosto. Tuttavia i nostri lettori hanno una passione ed una fedeltà straordinaria, continuano a seguire questo piccolo blog anche quando silenzioso. Per questa ragione non vogliamo in alcun modo abbandonare il progetto, anzi, ci stiamo organizzando per rilanciare: noi siamo qui e continueremo a percorrere la nostra strada verso la libertà.

Proporremo nuovi brani che trattano di libertà da parte di tutti i nostri redattori e di contributor esterni, ai quali ci siamo sempre dimostrati aperti. Non solo, cogliamo l’occasione per invitare chiunque voglia far udire la propria voce nel panorama libertario a sentirsi libero di inviarci i propri pezzi ed a commentare quanto pubblicato sul blog.

Infine, oltre a continuare a proporre nuovi articoli e traduzioni su temi economici con la nostra visione austriaca procederemo alla riorganizzazione degli articoli già pubblicati su blog (oltre 170), che attualmente sono taggati in modo un po’ caotico, procedendo ad una nuova archiviazione ordinata per argomenti.


Un grazie a tutti per la pazienza.

Our liberty depends on the freedom of the press, and that cannot be limited without being lost. (Thomas Jefferson)

lunedì 29 luglio 2013

[Freebanking] Rigettiamo l’accusa di frode (seconda parte)

di George Selgin e Lawrence H. White (traduzione di Tommaso Cabrini)


È ugualmente inesatto storicamente il ragionamento di Block (1988, pp. 30-31) secondo il quale, poiché il possessore di una banconota emessa da una banca con una riserva del 20 percento avrebbe solo il 20 percento di possibilità di vedersi restituito il suo denaro in caso di una corsa agli sportelli, una banconota emessa da banca a riserva frazionaria è indistinguibile da un biglietto della lotteria, e sarebbe valutato al di sotto della pari se il pubblico avesse “pienamente digerito” le implicazioni dell’emissione a riserva frazionaria. E’ vero che una particolare banconota verrebbe valutata sotto la pari se gli attori del mercato fossero preoccupati di non essere in grado di riscattarla a causa di una imminente corsa agli sportelli. Ma questa banconota, sulla quale penderebbe un non trascurabile rischio di default, non continuerebbe a circolare, nemmeno a sconto. Verrebbe, infatti, immediatamente presentata per il riscatto, e quindi rimossa dalla circolazione. I marchi di banconote sopravvissuti sarebbero i soli per i quali ci si aspetta, nella pratica, che tutte le richieste di riscatto vengano soddisfatte (vedi Mises 1966, p. 445). Le banconote a riserva frazionaria emesse da banche degne di rispetto (e tali banche non furono storicamente rare) furono in grado di circolare diffusamente al valore nominale, poiché le altre banche e i clienti, giustamente, riconobbero che le probabilità di andare incontro a qualunque difficoltà nel rimborso delle banconote fosse incredibilmente piccola.

sabato 20 luglio 2013

[Freebanking] Rigettiamo l’accusa di frode (prima parte)

di George Selgin e Lawrence H. White (traduzione di Tommaso Cabrini)
[Il seguente articolo è un estratto del paper "In Defense of Fiduciary Media-or, We are Not Devo(lutionists), We are Misesians!" - The Review of Austrian Economics Vol. 9, No. 2 (1996): 83-107 ISSN 0889-3047]

Rothbard (1962, 1983b, 1990, 1995) a lungo sostenne che la riserva frazionaria è intrinsecamente fraudolenta, e Hoppe segue Rothbard lungo questo sfortunato vicolo cieco. Noi troviamo che la posizione della intrinseca-frode sia impossibile da riconciliare con la stessa teoria di Rothbard (1983a, pp. 133-48) del trasferimento di titoli tramite contratto, che noi accettiamo, e alla quale Rothbard si appella per difendere la libertà, da parte di individui consenzienti, di impegnare volontariamente la loro proprietà (di cui sono giustamente in possesso). Rothbard (1983a, p. 142) definisce la frode come “l’incapacità di rispettare un accordo volontario riguardante il trasferimento di proprietà” [1] Gli accordi relativi alla riserva frazionaria non possono quindi essere intrinsecamente o inevitabilmente fraudolenti. Il fatto che una particolare banca stia commettendo una frode detenendo una riserva frazionaria dipende dai termini dell’accordo di trasferimento dei titoli tra la banca e i suoi clienti.

Rothbard (1983a, p. 142) ne “L’etica della libertà” da due esempi di frode, entrambi coinvolgono lampanti rappresentazioni fuorvianti (in una, A vende a B un pacco il quale A dice contenere una radio, ed invece contiene solamente un cumulo di rottami metallici). Rothbard conclude che “se l’oggetto non è come lo descrive il venditore, allora ha avuto luogo una frode e quindi un furto implicito”. La conseguente applicazione di questa visione all’attività bancaria dimostrerà che il comportamento di una banca che detiene riserve frazionarie è fraudolento se, e solo se, la stessa banca si presenta come se detenesse una riserva intera, o se il contratto con i clienti prevede espressamente l’accantonamento di una riserva intera. [2] Se una banca non si presenta come tale o non si obbliga espressamente a detenere una riserva intera, allora la riserva frazionaria non viola l’accordo tra la banca e i suoi clienti (White 1989, pp. 156-57). (Nella pratica, l’incapacità di soddisfare la richiesta di rimborso, che la banca è obbligata contrattualmente a soddisfare, costituisce violazione dell’accordo). Mettere fuorilegge i contratti volontari che permettono la detenzione di riserve frazionarie rappresenta quindi un intervento nel mercato, una restrizione della libertà contrattuale, che è una parte essenziale dei diritti della proprietà privata.

lunedì 8 luglio 2013

Free Banking and Contract Law


di Ludwig von Mises (traduzione di Tommaso Cabrini)

[Questo articolo è un estratto dal capitolo 17 di Human Action: The Scholar's Edition]
 
L’atteggiamento dei governi europei e dei loro Stati satelliti, in merito al settore bancario, è stato poco sincero e mendace fin dall’inizio. La falsa premura per il welfare nazionale, per il pubblico in generale, e per le povere masse ignoranti in particolare è stata una semplice cortina di fumo. I governi volevano inflazione ed espansione creditizia, volevano boom economico e denaro facile. Quegli americani che per due volte riuscirono ad eliminare la banca centrale erano ben consci dei pericoli di tali istituzioni; il solo peccato è che non riuscirono a vedere che il male che avevano combattuto si presentava in ogni interferenza governativa nell’attività bancaria. Oggigiorno anche lo statalista più bigotto non può negare che tutti i presunti mali del free banking sono ben poca cosa al confronto dei disastrosi effetti delle tremende inflazioni che ci hanno portato le banche privilegiate e controllate dallo Stato.

mercoledì 19 giugno 2013

Lo Stato e la riserva intera


di George Selgin (traduzione di Tommaso Cabrini)

I sostenitori del free banking stanno sostenendo una guerra su due fronti. Su uno affrontano i campioni del central banking e della manipolazione del denaro. Sull’altro combattono contro gli avvocati della riserva bancaria intera. Sebbene il secondo fronte sia molto più piccolo del primo, è ben lungi dall’essere trascurabile, in parte perché qui la battaglia sta venendo combattuta contro persone che per lo più sono a favore del libero mercato, che ci si potrebbe aspettare si uniscano alla nostra causa, invece di opporvisi.

Si oppongono per svariate ragioni, una delle quali è la loro convinzione che, in una situazione di autentico libero mercato, il sistema a riserva frazionaria non sopravvivrebbe. Invece, insistono, prevarrebbero le banche a riserva intera. Secondo loro, ciò che queste ultime non hanno è l’assoluta necessità di un campo di gioco inclinato a loro favore come per le banche a riserva frazionaria, caratterizzato in particolare da garanzie implicite ed esplicite sui depositi, finanziate attraverso il prelievo su tutte le banche, e qualche volta tramite tassazione ed inflazione. In parole povere il sistema bancario a riserva frazionaria viene nutrito da sussidi statali.

I sostenitori del free banking hanno provato a rispondere a questa argomentazione facendo notare come la riserva frazionaria abbia prevalso sotto qualunque tipologia di regolamentazione, fin dai primi inizi dell’attività bancaria, senza escludere periodi che comprendevano una ridottissima regolazione, come quelli di Scozia, Canada e Svezia e che erano privi della seppur minima traccia di garanzie statali o qualunque altro tipo di sostentamento artificioso. Ma poiché alcuni sostenitori della riserva intera sembrano non essere smossi da questo approccio, seguirò un diverso percorso, che consiste nell’evidenziare che ogni significativa banca a riserva intera che la storia ricordi fu un’impresa sussidiata dallo Stato, che dipese per la sua stessa sopravvivenza da un connubbio di sussidi governativi diretti, patrocinio forzato o leggi che sopprimevano le istituzioni concorrenti (a riserva frazionaria). Eppure, malgrado gli speciali aiuti di cui hanno goduto, ed il loro solenne impegno ad astenersi dal prestare il denaro depositato presso di esse, tutte quante sono andate a finire male. Non solo, furono queste banche a riserva intera sussidiate dallo Stato, piuttosto che le loro controparti private e a riserva frazionaria, che furono i progenitori delle successive banche centrali, a cominciare dalla Bank of England.

mercoledì 12 giugno 2013

Breve aggiornamento sul seasteading

di Tommaso Cabrini

Prosegue l'attività del Seasteading Institute, di cui abbiamo già parlato in precedenza nell'articolo "La nuova frontiera libertaria: il mare".

Innanzitutto è stato lanciato un piccolo sondaggio (non occorrono più di 5 minuti di tempo), chiamato "Floating City: If we build it, will you come?"
promosso dal video qua a fianco. Lo scopo di tale sondaggio è saggiare le potenzialità del seasteading, le domande vertono sulle dimensioni desiderate e i prezzi accessibili per le unità abitative, ma anche sulle aspirazioni di chi vorrebbe vivere in libertà sul mare. Nella sua brevità mi è sembrato interessante anche solo da compilare.

Inoltre: Larry Page, Amministratore Delegato e cofondatore di Google, ha di recente proposto la creazione di piccole comunità dove sperimentare nuove forme di organizzazione della società, siano esse per terra o per mare.
Il Seasteading Institute si è mosso a favore della proposta di Page con una petizione che invita a firmare.

Naturalmente l'attività di ricerca dell'istituto prosegue su diversi fronti: legale, ingegneristico, economico. Personalmente ritengo fondamentale il supporto ad un progetto così importante come quello del Seasteading Institute, per quanto non orientato al breve termine; anche impegnando solo pochi minuti di tempo.

venerdì 7 giugno 2013

Homeschooling: Il futuro della libertà

di Ron Paul (traduzione e premessa di Tommaso Cabrini)


Su The Road to Liberty abbiamo sempre promosso con forza la libertà dei genitori di educare i propri figli nel modo che ritengono più opportuno. Innanzitutto è nostra profonda convinzione che la scuola pubblica sia una madrassa della peggior specie, dove si indottrinano i bambini ad amare il Leviatano. Tuttavia un sistema scolastico per quanto privatizzato non riscuote la nostra simpatia, principalmente perchè crediamo che la libertà e la diversità sia un valore, per i bambini come per gli adulti. Libertà e diversità che uno stretto sistema scolastico non sono in grado di garantire, proseguendo con la distruzione della capacità di sognare ed immaginare propria dell'animo umano. Per questo siamo fermamente convinti che l'homeschooling rappresenti il vero faro da seguire, ognuno secondo la propria rotta, per poter consegnare un futuro di libertà ai nostri figli e nipoti.

lunedì 20 maggio 2013

Commercio di carne umana


Di Stephen J. Dubner e Steven D. Levitt (traduzione e premessa di Tommaso Cabrini)



Come concorderanno molti dei lettori il mercato rappresenta il miglior sistema per determinare l'uso di risorse scarse. Tuttavia ci sono casi, come nella donazione degli organi dove la società è compatta nel ripudiare il mercato, perchè considerato un sistema odioso e ripugnante. Gli autori, sempre appassionati studiosi di incentivi che regolano il comportamento umano spiegheranno come la mancanza di un mercato renda la situazione ancora più difficile, privando tutte le parti dei necessari stimoli ad agire nel modo migliore. Tale mancanza in un campo di vitale importanza come quello della donazione d'organi non può che avere conseguenze mortali. Il che è decisamente ripugnante. 






Soppesando il fattore ripugnanza

Quanto è ripugnante questa situazione? Prendete qualcuno che amate, per esempio vostra moglie o vostro fratello o vostra sorella, e trovate un estraneo che accetti una grossa scommessa che il vostro caro muoia prematuramente- se nel caso accadesse intaschereste alcuni milioni di dollari.

mercoledì 15 maggio 2013

Matrimonio gay, o no?


 di Tommaso Cabrini


Il matrimonio tra persone dello stesso sesso non mi crea alcuno scandalo, non ritengo di avere alcun pregiudizio nel confronto degli omosessuali.
Ciononostante sono assolutamente contrario all’introduzione del gay-marriage all’interno dell’ordinamento italiano.
Senz’altro a prima vista le due posizioni sembrano inconciliabili, tuttavia siamo ben lontani dall’inconciliabilità, si tratta solamente di una dissonanza cognitiva introdotta dalla propaganda statalista.

Perché mai un matrimonio per essere tale necessita del riconoscimento da parte dello Stato, e perché mai per esistere dovrebbe essere celebrato davanti ad un Sindaco? Stiamo forse parlando di un dio e del suo rappresentante terreno? Assolutamente no!

lunedì 29 aprile 2013

Una breve storia ed analisi del Free Banking scozzese, 1716-1845 (Terza ed ultima parte)


Di Michael Crook (traduzione di Tommaso Cabrini)

Adam Smith

Adam Smith descrisse il sistema bancario scozzese come un esempio di free banking ne “La ricchezza delle nazioni”, affermando, “se i banchieri si dimostrano misurati nell’emettere qualsiasi banconota circolante, o le banconote pagabili al portatore, in quantità inferiore ad una certa somma; e se essi sono soggetti all’obbligo di un immediato ed incondizionato pagamento di tali banconote non appena presentate, i loro scambi potrebbero, nella piena sicurezza del pubblico, essere infusi di libertà in ogni altro aspetto” (Smith p.268). In aggiunta all’efficienza di usare una moneta cartacea oltre ad una moneta metallica, Smith intravide ulteriori numerosi benefici del free banking, tutti apparsi nel sistema scozzese. Sebbene tali asserzioni siano corrette, Smith erroneamente suggerisce che le restrizioni fossero necessarie senza presentare alcuna prova a supporto dell’affermazione. 

Primo, egli sostiene che la concorrenza tra produttori di valuta li obbliga ad essere “cauti nella loro condotta” (Ibid.), il che significherebbe non eccedere nelle emissioni e proteggersi contro le corse agli sportelli. Questo è evidente nelle azioni delle banche emittenti scozzesi. A causa del funzionamento dell’Exchange System le banche dovevano affrontare brevi tempistiche di rimborso delle banconote; tendevano inoltre a tener d’occhio la solvibilità e la liquidità delle banche con cui facevano affari allo scopo di proteggersi. Se una banca risultava sovraesposta le altre potevano minacciare di rifiutare le sue banconote finchè le riserve non fossero state adeguate.

sabato 27 aprile 2013

25 Aprile, la festa dei Veneti tra gonfaloni e uomini in divisa


 di Paolo Amighetti

Avant'ieri pomeriggio, un nutrito gruppo di veneti si è dato appuntamento all'ombra del campanile di piazza San Marco. Gonfalone in spalla, foulard marciano al collo, i patrioti hanno ricordato il loro Santo patrono, lasciando che dei fantasmi dell'antifascismo si occupassero i media nazionali. Il 25 aprile, in Veneto, rimane la festa di San Marco.

Non è stata la carnevalata dei "nostalgici della Serenissima" dipinta dalle agenzie di stampa, benché del Carnevale Venezia sia la patria. Quella di ieri è stata una manifestazione pacifica e civile: i partecipanti non sono riusciti a invadere l'immensa piazza, è vero, ma ad unirli, oltre agli stendardi marciani, era il sollievo di riconoscersi finalmente come una comunità legata da valori un po' più solidi del mito di Garibaldi e un po' più sinceri dell'amore per il tricolore. Questo slancio vale molto più del delirio di qualsiasi folla oceanica, e, sia detto per inciso, se l'Ansa parla di cinquecento "nostalgici" è lecito immaginare ce ne fossero un paio di più.

venerdì 26 aprile 2013

Una breve storia ed analisi del Free Banking scozzese, 1716-1845 (Seconda Parte)


 Di Michael Crook (traduzione di Tommaso Cabrini)

La Banking Company of Aberdeen entrò nel mercato nel 1747 e rapidamente emise troppe banconote a fronte delle reserve detenute. Diventò rapidamente illiquida in seguito al riscatto di banconote da Edimburgo e fece crack nel 1753. Forse il più importante aspetto di tale avvenimento fu la regola secondo la quale con sommaria diligenza non si detengono banconote, ad eccezione di quelle emesse dalla Bank of Scotland. La causa intentata da un detentore di banconote della Banking Company of Aberdeen fu archiviata. Non fu che 10 anni dopo, nel 1765, che questa regola si invertì. 

mercoledì 24 aprile 2013

Una breve storia ed analisi del Free Banking scozzese, 1716-1845 (Prima Parte)


Di Michael Crook (traduzione di Tommaso Cabrini)


Introduzione

…dobbiamo semplicemente guardare alla Scozia per vedere qual è stato l’effetto di un lungo corso di perfetta libertà e concorrenza nel ruolo e credito dell’establishment bancario di quel paese - James Wilson, Capital, Currency and Banking, p.30

Tra il 1716 ed il 1845 la Scozia stabilì un sistema bancario assolutamente differente da qualsiasi altro mai visto prima. Le banche erano praticamente prive di regolamentazione, confinate solamente dal rule of law del tempo. Ogni banca, ed il sistema nella sua interezza, creò soluzioni ai rischi da attività bancaria che tentiamo ancora oggi di risolvere attraverso la regolamentazione. Le banche furono anche attivamente coinvolte in pratiche integranti la stabilità e l’efficienza del mercato. Inoltre, le banche erano profittevoli, non dimostrarono in alcun modo di prendere rischi eccessivi e le perdite per il pubblico durante i fallimenti furono fortemente ridotte.

Durante il suo periodo di free banking l’economia scozzese crebbe molto più velocemente di quella inglese, che aveva un sistema bancario più regolato e prono ai fallimenti. Nonostante l’Inghilterra fosse nel mezzo della sua prima rivoluzione industriale durante questo periodo, il reddito pro capite scozzese passò dalla metà di quello inglese nel 1750 ad essere pressappoco identico nel 1845. Supportata da un sistema bancario contrassegnato da innovazione, affidabilità e stabilità, la Scozia si trasformò da una povera economia famigliare bastata sull’agricoltura in una avanzata economia industriale specializzata in produzione di ferro, cantieristica navale ed ingegneria.(Cameron, 1967)

Questo paper tenta di proporre una storia concisa del free banking scozzese, seguito da un’analisi della sua struttura, delle innovazioni e delle possibili implicazioni per l’attività bancaria moderna.

venerdì 19 aprile 2013

Nota Politica del 19/04/2013 "La democrazia immobile"

 Il controsenso italiano

di Luigi Angotzi



Sono passati più di cinquanta giorni da quando gli elettori italiani sono stati chiamati alle urne per le elezioni politiche nazionali.
Non si è ancora arrivati al record storico del Governo Amato I , ben 82 giorni, ma poco ci manca, infatti il teatrino della politica la tirerà ancora per le lunghe visto il momento di particolare impasse istituzionale.
Inoltre ad allungare ulteriormente i tempi ci si metterà di mezzo anche l'elezione del Presidente della Repubblica, e questo significa che nemmeno per fine Aprile si avrà un nuovo esecutivo.

Appare quindi strano come sia possibile che gli elettori, ancora una volta, diano fiducia alla politica affinché questa risolva i problemi che essa stessa ha prodotto, un vero controsenso.

L’attuale classe politica si sente impunita e senza vergogna pensa esclusivamente a fare i propri interessi cercando il solo scopo di perdurare nel tempo.
Quotidianamente gli elettori assistono attoniti a questo spettacolo indecoroso, che vede nella politica e più in generale nel sistema Stato i principali protagonisti di questa tragedia nazionale a cui hanno dato il nome di crisi economica in modo da far ricadere le colpe su altri soggetti.

martedì 9 aprile 2013

Reddito di cittadinanza: il peggiore dei mali?


di Tommaso Cabrini



Penso sia corretto nei confronti dei lettori fare una piccola premessa a questo articolo, l'intento è provocatorio, finalizzato a dare un'ottica differente dell'argomento.



Ultimamente, in seguito alla proposta portata avanti dal Movimento 5 Stelle di istituzione di un reddito di cittadinanza si sono levate numerose voci contrarie. Pagare qualcuno per non fare nulla, a mio parere, oltre che dannoso è anche immorale; ma risulterebbe maggiormente dannoso rispetto al sistema di welfare ad oggi costruito? Mi spiego meglio, è preferibile dare una rete di servizi sussidiati dallo Stato, come accade oggi, o è più opportuno che lo Stato si limiti a supportare con un reddito gli indigenti eliminando qualunque altra forma di welfare?


mercoledì 27 marzo 2013

L'ascesa del fenomeno Bitcoin

di Luigi Angotzi


In queste settimane uno dei temi più “caldi” delle rete ha ad oggetto il Bitcoin, ho voluto porre delle domande ad HostFat un esperto conoscitore della materia e moderatore della sezione italiana del Forum BTC, per capire meglio questo fenomeno. Oggi (27/03/2013) il valore di 1 Bitcoin si aggira intorno ai 65 Euro.

 Il Bitcoin è già molto conosciuto, ma per spiegare anche a quei pochi che non sanno cosa sia puoi dirci di cosa si tratta?

Bitcoin è un esperimento.
E’ un protocollo per permettere il trasferimento di valori fra diverse entità senza bisogno di intermediari, privo quindi di server, persone, società, entità centrali.
Il sistema è sviluppato per far si che non ci siano casi di double spend, che nella vita comune sarebbe come l’uso di banconote false.
Non c’è quindi modo di creare copie di Bitcoin dal nulla.
Ogni Bitcoin è vero e unico (per quanto si parli sempre di valori digitali) è un esperimento e non è mai esistito nulla di simile prima d’ora, Bitcoin rappresenta un pò per la finanza ciò che Napster o l’MP3 sono stati per l’entertainment.

venerdì 22 marzo 2013

Questione di priorità

di Tommaso Cabrini


Qualche tempo fa il Comune di Cremona è salito alla ribalta nazionale perchè ha portato allo stacco delle utenze (acqua, gas ed eletticità) di più di cento famiglie in difficoltà economiche, non essendo in grado di effettuare un esborso di circa centomila euro a loro sostegno.


Naturalmente non è nostra intenzione supportare un welfare spinto, tuttavia andando a vedere qualche risvolto successivo si comincia ad intuire perchè il Comune sia così in difficoltà, anche per un provvedimento molto sentito come il sostegno alle famiglie in difficoltà.

Lo stesso Comune ha, infatti, recentemente provveduto ad assumere 32 «precari» (tra i quali anche qualche dirigente, sia ben inteso). Tuttavia la Corte dei Conti non risulta dello stesso parere, ha infatti aperto un procedimento di infrazione (una volta tanto si sta attenti a come viene speso il denaro dei contribuenti). La magistratura contabile ha infatti definito l'azione comunale «un atto del tutto illegittimo e foriero di grandi esborsi per l'Ente» nonchè una «condotta caratterizzata da dolo». Il danno ad oggi è stato quantificato dalla medesima Corte dei Conti in circa 1.200.000 euro, ai quali si aggiungono altri potenziali 5 milioni di euro di danni da corrispondere ai lavoratori nel caso perdessero il posto.

La preoccupazione cittadina è tutta rivolta alla salvaguardia dei 32 dipendenti a rischio, perchè naturalmente non c'è nessuna correlazione con i continui innalzamenti di imposte, l'impossibiltà di agire a sostegno dei casi più gravi, gli sforamenti di patto di stabilità e, diciamola tutta, l'essere un Comune ad un passo dal dissesto; situazione della quale non si parla, nè sui quotidiani locali nè nei bar, ma tremendamente prossima: questione di priorità politiche.

giovedì 21 marzo 2013

La Sardegna verso la Zona Franca

di Luigi Angotzi

In queste ultime settimane si è riacceso in Sardegna il dibattito sull'attuazione della Zona Franca Extra Doganale, la discussione verte sulla concessione alla Regione Sardegna di un regime fiscale particolarmente ridotto, nello specifico lo sgravio da accise, sovvenzioni e tasse varie, rendendo di fatto il territorio isolano tax free.

Per giungere a questo risultato però occorre che l'imponente macchina politico-burocratica si metta in moto e ne decreti la definitiva attuazione entro il termine perentorio del 24 giugno 2013.
Tuttavia è possibile anche superare il termine prefissato ma così facendo si andrebbe incontro ad una serie di nuovi ostacoli che ne allungherebbero ulteriormente l'iter legislativo.

domenica 17 marzo 2013

San Francesco? Ha inventato il capitalismo!

di Damiano Mondini

L’elezione al soglio pontificio dell’argentino Jorge Mario Bergoglio, divenuto Vicario di Cristo col nome di Francesco, ripropone la discussione sulla figura di San Francesco d’Assisi (1182-1226) e sull’Ordine francescano da questi fondato nel 1209. Ed ecco che – puntuali ed immancabili – vengono ripetute le solite banalità sul presunto pensiero del Santo di Assisi come connotato da velleità pauperiste: egli viene così contrapposto agli eccessi “plutocratici” della Chiesa moderna e contemporanea. “Il richiamo a Francesco – sostengono parimenti esponenti del cattolicesimo progressista e dell’intellighenzia laicista – è un monito a questa Chiesa corrotta, affinché abbandoni il fascino demoniaco del denaro, si spogli delle proprie nefaste influenze temporali e torni ad una religione privata e vicina ai poveri, agli umili, ai deboli, ai dimenticati”. Non ci è dato di sapere quale impronta darà il nuovo Pontefice alla Chiesa di Roma; possiamo nondimeno evidenziare con chiarezza la falsità di questi leit-motiv reiterati con ardore dalla stampa liberal e dai commentatori cattocomunisti. Perché San Francesco, lungi dall’essere il seguace di un pauperismo dalle tendenze vagamente anticlericali e di un socialismo ante litteram, ha in realtà inventato il capitalismo.

venerdì 15 marzo 2013

Alle Falkland si vota. E in Lombardia?

di Paolo Amighetti

 

I cittadini delle isole Falkland si sono recati alle urne per decidere se restare legati a Londra o passare sotto la tutela di Buenos Aires. La scheda referendaria presentava la domanda:
«Desidera che le isole mantengano il loro status politico attuale, come territorio oltremare britannico?». L'esito della consultazione è stato reso noto martedì: il 99,8% dei votanti (l'affluenza è stata del 92% degli aventi diritto) ha ribadito il suo consenso alla sovranità della Corona britannica sulle isole. I cittadini, insomma, si sono rivelati una volta di più allergici alle unilaterali rivendicazioni argentine. Al di là del risultato, ad ogni modo, sono significativi due aspetti della faccenda: in primo luogo, questo referendum è stato indetto con l'intenzione di mettere la parola «fine» ad un contenzioso internazionale per risolvere il quale, negli anni Ottanta, si scelse di ricorrere alle armi. Ciò testimonia come la consultazione referendaria sia lo strumento migliore per sciogliere nodi difficoltosi, che turbano la vita politica anche per molti anni; che si sia passati dalle bombe sulle case alle croci sulle schede, inoltre, dimostra come in Occidente il ricorso alla violenza, almeno per impedire l'altrui autodeterminazione, sia sempre meno frequente.

giovedì 14 marzo 2013

Jefferson Davis e Pio IX

di Damiano Mondini

Pubblichiamo volentieri il carteggio, datato 1863, intercorso fra il Presidente degli Stati Confederati Jefferson Davis e Pio IX, l’ultimo Papa re. Durante la guerra civile americana, la simpatia dello Stato pontificio per la causa del Sud fu solo ufficialmente velata, mentre sul piano privato si giunse a sfiorare un sostanziale riconoscimento della Confederazione. Nell'epistola qui riportata, il Pontefice si rivolge al suo interlocutore reiterando l'appellativo "Presidente", considerandolo dunque a pieno titolo nella veste di Capo di uno Stato indipendente da Washington e sovrano. Pio IX, come riconobbe il Generale sudista Robert E. Lee, fu l’unico sovrano europeo ad appoggiare – idealmente ma con convinzione – la causa confederata, a fronte dell’atteggiamento ondivago di Francia e Gran Bretagna e dei dichiarati sentimenti unionisti della Russia zarista e dell’Internazionale socialista presieduta da Marx - un'insolita accoppiata, quest'ultima, che dovrebbe muovere a qualche riflessione.

martedì 12 marzo 2013

Cattolici per il capitalismo (parte seconda)

di Damiano Mondini

Un capitalismo cattolico: prospettive di studio
I primi a rilevare incongruenze nella ricostruzione weberiana furono gli storici; essi si limitarono a constatare un dato, di per se ovvio ma fondamentale, noto allo stesso Weber ma da questi stranamente reputato secondario: ovverossia che forme di capitalismo mercantile si erano sviluppate nelle città libere italiane già nel Tardo Medioevo, ed erano attecchite anche in altre aree tipicamente cattoliche come il Belgio e la Bassa Renania. E tutto ciò ben prima  che Lutero affiggesse le sue 95 Tesi sulla Cattedrale di Wittemberg. Come ha scritto Luciano Pellicani, riprendendo uno spunto del grande sociologo francese Raymond Boudon:
sia il capitalismo che lo spirito capitalistico precedono, e di secoli, la Riforma. Basterebbe ciò per invalidare la complessa costruzione weberiana, dal momento che un fenomeno non può essere assunto come una delle cause di un altro fenomeno se questo è successivo.

Weber non solo aveva rischiato di cadere nella banalità per cui post hoc ergo propter hoc – prima era venuta la Riforma poi il capitalismo industriale, dunque la prima aveva causato il secondo. Aveva finanche falsato i termini del sillogismo: un evento successivo non può dirsi causa di un fenomeno ad esso precedente. E non si pensi che il capitalismo pre-Riforma fosse una realtà minoritaria e di scarsa importanza, come sembra volerlo considerare il sociologo tedesco: basti pensare alla straordinaria importanza dei Fugger ad Augusta e di Jacques Coeur in Francia. Furono figure imprenditoriali notevoli, che con i loro investimenti di capitali contribuirono a mettere in crisi i monopoli feudali legati alle regolamentazione delle arti e dei mestieri. Nel pieno solco della tradizione cattolica essi superarono il pregiudizio medievale legato alla nota sentenza di Girolamo, il quale con tali parole si era riferito alla figura del mercante: homo mercator vix aut numquam potest Deo placere.

domenica 10 marzo 2013

Cattolici per il capitalismo (parte prima)

di Damiano Mondini

E’ un luogo comune diffuso quello secondo il quale il pensiero cristiano – e segnatamente quello cattolico – dovrebbe porsi inevitabilmente in contrasto con l’economia di mercato, e per il quale d’altro canto il messaggio evangelico presenterebbe numerosi punti di contatto con le sollecitazioni socialiste. I riferimenti in questi senso sono molteplici, essendosi ormai accumulati due secoli di interpretazioni gauchistes del Vangelo: da Le nouveau christianisme del conte di Saint-Simon (1825), alle esperienze dei “Cristiani per il socialismo” e della “Teologia della Liberazione” nel Sud America degli anni Settanta, alle figure del cattolicesimo democratico italiano – basti menzionare Giuseppe Dossetti e Amintore Fanfani. Fautori e detrattori del capitalismo di mercato sembrano ormai concordare su di un punto, ovverossia che “il Vangelo è socialista” : il buon cristiano dovrebbe dunque guardare con sospetto ai “gran sabba degli istinti capitalistici” e propendere per una loro ferrea regolamentazione in chiave redistributiva e solidaristica; d’altra parte, i sostenitori del libero mercato e della libera iniziativa privata dovrebbero fuggire le superstizioni religiose del cristianesimo, considerandole l’ennesima riproposizione del ben noto e odiato spirito anticapitalistico. Ciò premesso, ci riproponiamo in questa sede di avanzare delle critiche a questi leit motiv – osservazioni che naturalmente non pretendono di essere definitive, né tanto meno di esaurire un dibattito accesso e tutt’altro che concluso a livello accademico. Saranno sufficienti alcune evidenze fattuali, cui accenniamo ora e che andremo poi a sviluppare, a far sospettare che dietro la semplice impostazione suddetta vi siano quanto meno delle linee di faglia.

sabato 9 marzo 2013

The Liberty Bell: recessione o secessione

di Paolo Amighetti
 
L'inverno volge al termine, la natura comincia a sciogliersi dalla morsa del freddo, gli alberi presto torneranno a fiorire. Ma sul versante politico imperversa ancora la bufera. Il febbraio decisivo delle elezioni ha tradito ogni aspettativa: tanto per cominciare le consultazioni non hanno decretato un risultato definito e definitivo, limitandosi a frazionare il voto in tre blocchi, di cui quello più sorridente è oggi il Movimento 5 Stelle. Non tanto per una questione di numeri, quanto perché ha rosicchiato voti di qua e di là, ed è l'unica forza politica in grado di dettare legge a tutte le altre. Dietro al duo Grillo-Casaleggio rumoreggia una folla di fedeli decisi a rivoluzionare la politica italiana. Seguono come pecore i loro pastori: e se Beppe dichiara che non tollererà opposizioni in Parlamento, e che spera che i cittadini diventino lo Stato, è lecito preoccuparsi. Il successo dei cinquestelle è fragoroso quanto il flop di FARE. Il movimento è stato azzoppato prima dalle imperdonabili gaffes del suo eccentrico leader, e poi dall'indifferenza dell'elettorato, certamente influenzato dalle lauree (inesistenti) e dal master (immaginario) esibiti da Oscar Giannino. Costretto dalla forza delle cose alle dimissioni, il giornalista torinese ha abbandonato la sua nave in gran tempesta, cosicché ora FARE sembra sull'orlo dello squagliamento.

giovedì 7 marzo 2013

Grillo: «Maggioranza assoluta in Parlamento!»

di Paolo Amighetti

Che fenomeno, Beppe Grillo. Una ne fa, cento ne pensa e un'altra ne dice. Per poi contraddirsi. I media, secondo il guru genovese, non fanno che
«sputtanare il suo movimento»: sono infatti in pugno ai partiti, che soffrono delle picconate che il grillismo ha dato loro e tremano all'idea di buscarne di nuove. Il leader a cinque stelle è abituato a parlar chiaro, come si sa. Ma quest'oggi ha rilasciato dichiarazioni forti al Time*: tanto forti che stavolta non sembra ci sia esagerazione giornalistica che tenga. «L'Italia è divisa in due. Quelli che hanno votato per i partiti di sempre, che non vogliono cambiare le cose. Gente che gode di ricche pensioni. [...] Abbiamo 4 milioni di impiegati statali e 18 milioni di pensionati: non tutti loro, ma una larghissima parte non vuole il cambiamento perché questo comprometterebbe la loro sopravvivenza. Lo Stato gliela garantisce.» Come se i cinquestelle fossero in maggioranza imprenditori e produttori, quando al contrario il nerbo dell'elettorato grillino è costituito da una gioventù ideologizzata che sogna (come tutte le gioventù dal Sessantotto in poi) una rivoluzione all'insegna della decrescita e dello sviluppo sostenibile. Come se il grillismo cercasse di azzoppare l'apparato parassitario, quando è da tempo che i suoi parlamentari ventilano la proposta di dare mille euro al mese a tutti i giovani disoccupati.

giovedì 28 febbraio 2013

Se Grillo è il nuovo, ridateci il vecchio!

di Paolo Amighetti

Ha vinto Grillo. Ora che il suo movimento è l'ago della bilancia della politica italiana, gli auguriamo che sappia trasformare in fatti le promesse: che, dopo aver messo al tappeto la Casta, la seppellisca e buonanotte suonatori. Questo è pressappoco quello che scriverei se il recentissimo, strabiliante successo dei grillini lasciasse sperare in una ristrutturazione (e non in una riverniciatura) del sistema politico. Purtroppo, la sensazione prevalente è di essere passati dalla padella alla brace. Straordinario. Possibile che ci tocchi rimpiangere i teatranti sul viale del tramonto? Berlusconi, Bersani, Fini, Casini: tutti sono stati più o meno ridimensionati da queste elezioni. Con loro muoiono gli ultimi vent'anni di storia italiana. La loro, ormai, è la vecchia politica. La nuova è quella che si fa nelle piazze e sul blog di Beppe Grillo, dove si dà sfogo agli umori più neri dell'invidia sociale, del delirio ambientalista, dello spasimo tipico dei «rottamatori». Grillo ha fatto man bassa dei voti di tutti: ha svuotato l'Idv, il partitino di Ingroia, ha azzoppato il Pd e indebolito Lega e Pdl. Nei suoi ranghi si distinguono elettori di ogni idea e condizione: giovani dell'estrema sinistra, nostalgici del Duce, casalinghe stufe del centrodestra e del centrosinistra, pirati del web, giornalisti antifascisti, intellettuali di regime. Le idee vaghe hanno sempre un futuro, diceva un giornalista.

mercoledì 27 febbraio 2013

Il vero Lincoln e le bugie di Spielberg (parte seconda)

di Damiano Mondini


The real Lincoln: l’ Unione über alles
Nel marzo del 1850, a pochi giorni dalla propria morte, il grande statista e pensatore del South Carolina John C. Calhoun scriveva quanto segue ad un amico:
L’Unione è destinata ad essere dissolta, i segnali sono evidenti. […] [Non è più possibile] evitare, o concretamente posporre, la catastrofe. Plausibilmente mi aspetto che ciò accada entro dodici anni o tre mandati presidenziali. […] Il modo in cui succederà non è così chiaro, […] ma con ogni probabilità la detonazione avverrà nel corso di una elezione presidenziale.

martedì 26 febbraio 2013

Il vero Lincoln e le bugie di Spielberg (parte prima)

di Damiano Mondini

Il 24 gennaio è uscito nelle sale italiane il film Lincoln, diretto da Steven Spielberg con Daniel Day-Lewis nel ruolo di protagonista. Come largamente previsto dalla critica, la pellicola ha sbancato il botteghino. Un successo degno del regista, un film in grado di commuovere e di colpire nel profondo. Si tratta di una ricostruzione storica – ancorché hollywoodiana - , che dovrebbe avere fra i suoi primi obiettivi quello di narrare in modo relativamente esaustivo fatti realmente accaduti. E quest’obiettivo è stato completamente mancato: la ricostruzione è ai limiti della “fantastoria”, la partigianeria è stomachevole e indigesta, la prospettiva yankee assurge a voce dominante nel peggior stupro di una realtà drammatica come quella della Guerra civile americana. In questo modo una figura complessa, inquietante  e a tratti mefistofelica come quella del sedicesimo Presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln viene dipinta con toni agiografici e santificatori, coi soliti banali orpelli dell’emancipatore di schiavi, del salvatore della pace e della libertà. Per chi nella pace e nella libertà crede davvero – e proprio per questo non sopporta che la memoria del Vecchio Sud sia infangata dell’ideologia dei vincitori -  è quanto mai cogente rispolverare alcune semplici verità fattuali relative a quel periodo miliare della storia americana che fu la Civil War, disincrostandola dai luoghi comuni, dalle interpretazioni faziose e soprattutto dalle mistificazioni sesquipedali che ne accompagnano le narrazioni più in voga – non ultimo questo ritratto demenziale fornito da Spielberg, anche se invero molti pregiudizi sono divenuti patrimonio comune.

lunedì 25 febbraio 2013

Cosa ci insegna Oscar Giannino


di Tommaso Cabrini

Non penso ci sia bisogno di una introduzione, anche per merito di una iperattiva stampa “nemica”, i  suoi titoli accademici sono sulla bocca di tutti: Dott. Oscar e Mr Giannino.
Ma un evento così forte ed inaspettato cosa ci trasmette? Innanzitutto le mie emozioni iniziali sono state di stupore ed un po’ di rabbia. Ma raffreddandosi un po’ la situazione ha prevalso la mente e le emozioni sono cambiate. E’ sopravanzata la compassione: Giannino proviene da una famiglia piuttosto povera, ma nonostante questo ha l’occasione di frequentare l’università, in una sorta di riscatto sociale. Poi intervengono i casi della vita e il nostro Oscar, a quanto pare, non giunge alla laurea. Tuttavia avverte chiaramente dentro di sé un senso di inferiorità nei confronti di chi il “pezzo di carta” ce l’ha. Probabilmente più volte ha sentito sbeffeggiare le sue opinioni (magari migliori) solo perché contrastate da qualcuno che “è laureato” o “ ha fatto il master”. E così, il titolo, decide di inventarselo. A guardare in fondo alla questione non c’è nulla di estremamente grave, non ha neanche mai esercitato professioni che richiedessero il titolo di studio. Chi, poi, non ha mai detto qualche balla (magari più piccola ma comunque altrettanto falsa) per dare forza alle opinioni espresse? Colui che non ha mai peccato scagli la pietra, vien da dire.
Ma questa triste vicenda umana, molto umana, in fondo cosa ci insegna?