di
Camilla Bruneri e
Tommaso Cabrini
Omobono Tucenghi nacque nella prima meta del XII secolo in
una Cremona al tempo fiorente per la sua posizione privilegiata al centro della
Pianura Padana, importante porto fluviale sul Po e rilevante crocevia stradale
per la vicinanza di uno dei principali guadi del fiume.
La sua famiglia apparteneva al “popolo”, termine che nelle
città dell’Italia settentrionale dell’epoca non indicava tanto gli strati
sociali inferiori quanto la borghesia: infatti, il padre possedeva una casa in
città e terre e vigneti nelle campagne circostanti. Il giovane Omobono ereditò
i beni paterni e proseguì nella sua professione: artigiano nel settore della
confezione di abiti e, allo stesso tempo, mercante di stoffe e lana, secondo
alcune fonti praticò anche il commercio su lunghe distanze e l’attività di
cambio.
Fu grazie alla sua grande abilità negli affari
che Omobono divenne una figura di spicco
della città, famoso anche per la sua dedizione religiosa e, soprattutto, per la
sua generosità:
secondo la sua
concezione, infatti, la carità verso i poveri era un preciso dovere morale al
quale non poteva astenersi, utilizzando sempre il denaro guadagnato dalla sua
profittevole attività per opere caritatevoli e l’aiuto agli indigenti.
La sua generosità era tale che si riteneva che la sua borsa,
di fronte ai poveri, fosse sempre piena per intercessione divina e, ancora oggi
(ad oltre ottocento anni di distanza) a Cremona rimane il detto “non ho mica la
borsa di sant’Omobono!” per respingere richieste eccessive di denaro.
Il 13 novembre del 1197,
morì improvvisamente, accasciandosi durante
la Messa.
Subito dopo la sua morte si diffuse la fama di santità e
cominciarono i pellegrinaggi alla sua tomba, in proposito, il vescovo Siccardo
e una rappresentanza cittadina, si rivolsero a papa Innocenzo III.
La canonizzazione arrivò il 13 gennaio 1199, un anno e due
mesi dopo la morte, una velocità sorprendente
e ciò rappresentò un grande stravolgimento per l’epoca, soprattutto per
la velocità con cui avvenne: Omobono, infatti, era un laico, un borghese, e non
da ultimo un mercante (attività fino ad allora considerata peccaminosa) il
primo santo medioevale a non far parte né del clero né della nobiltà.
Il mercante infatti comprava la merce ad un prezzo per
rivenderla (senza lavorarla) ad uno più alto, attività che per i dotti del
tempo non poteva che realizzarsi truffando il fornitore, il cliente o entrambi.
Attraverso la canonizzazione, la figura del mercante e imprenditore venne così
sdoganata.
La Chiesa
riconobbe incontrovertibilmente e con tanto di sigillo papale, non solo la
legittimità di tale attività ma addirittura la sua bontà.
Dal 1643 sant’Omobono è il patrono di Cremona dove riposa,
in una teca di vetro, nella cripta della cattedrale con la sua borsa legata al
fianco.
Durante le nostre ricerche sull’argomento abbiano inoltre
curiosamente scoperto che la figura di Omobono
è nota anche oltre oceano: negli Stati Uniti, infatti, statuette di
sant’Omobono sono vendute come gadget da scrivania, dove come santo patrono dei
businessmen, è divenuto una figura rilevante nella cultura d’impresa.
[continua]