martedì 29 ottobre 2013

La Moneta Merce di Sintesi [terza e ultima parte]


di George Selgin (traduzione di Tommaso Cabrini)

Bitcoin

Da quando Friedman propose la sua regola monetaria controllata da computer, gli avanzamenti nella tecnologia informatica non hanno semplicemente reso la sua versione di una moneta merce di sintesi possibile. Tali avanzamenti hanno portato alla creazione di una vera moneta merce di sintesi –sebbene sia una moneta privata digitale o “cyber currency”, invece di una moneta cartacea autorizzata dallo Stato- il cui stock totale cresce automaticamente, sebbene ad un ritmo destinato a scende a zero, trasformandola in una moneta di sintesi anelastica. La moneta, il Bitcoin, è stato introdotto nel 2009.

Secondo Grindberg (2012, p.163) i “blocchi” di Bitcoin vengono generati dai “minatori” risolvendo un problema matematico, con le dimensioni dei blocchi e la difficoltà del problema in progressivo adattamento, in modo da mantenere il ritmo di emissione di Bitcoin all’interno della tabella di marcia fissata come mostrato nella successiva tabella:


Al variare del numero dei minatori presenti in rete la difficoltà del problema cambia in modo da assicurare il fatto che i bitcoin vengano creati ad un tasso predeterminato e non più velocemente o più lentamente. Al momento circa 50 bitcoin vengono emessi ogni dieci minuti, ciononostante il tasso si dimezzerà a 25 bitcoin tra circa due anni e si dimezzerà ogni successivi quatto anni. A questo ritmo 10,5 milioni di bicoin verranno creati nei primi quattro anni, metà di tale ammontare nei successivi quattro anni, e così via, avvicinando, senza mai raggiungere, un’offerta complessiva di 21 milioni di bitcoin.

Anche formando “pool” in possesso di grande potenza computazionale, alcuni intraprendenti “minatori” sono stati in grado di ottenere rendimenti di Bitcoin relativamente alti, in questo modo essi hanno modificato solo le quote di spartizione complessiva dell’emissione di nuovi Bitcoin, e non la massa monetaria stessa (ibid, p.167).


Fonte: Grinberg (2012 p.161)


I crescenti costi marginali per “minare” i Bitcoin lo fanno somigliare ad uno standard monetario basato sui metalli preziosi. Ma, mentre la scoperta di processi più efficienti per l’estrazione di metallo prezioso conducono ad un incremento dell’output complessivo di metallo, e non solo all’output relativo di particolari miniere (White 1996), con i Bitcoin queste innovazioni modificano solamente le quote individuali di nuova emissione e non l’emissione totale di nuova moneta, che è determinata in via esogena. La produzione di Bitcoin risulta, in altre parole, non vulnerabile a shock dell’offerta nel senso comune del termine.

Alcuni sostengono, comunque, che il Bitcoin non sia completamente privo del rischio di shock dell’offerta, sotto forma di innovazioni intraprese dai suoi stessi sviluppatori. Secondo Grinberg (ibid., p.175), nonostante sia spesso descritto come privo di ogni “istituzione centrale con autorità discrezionale per incrementare l’offerta di moneta più velocemente del tasso di inflazione [sic] implementato nel sistema”, il “development team” composto da cinque persone del Bitcoin (che ha la responsabilità della manutenzione, dell’eliminazione dei bug e altri miglioramenti del software) costituisce una “banca centrale de facto”, anche se non può -a differenza delle banche centrali legate agli stati- costringere nessuno ad accettare i nuovi Bitcoin basati su un software revisionato in grado di produrli ad un tasso diverso rispetto ai predecessori. Grinberg pensa che “la maggior parte degli utenti probabilmente utilizzerebbe la nuova versione[…] perché si fida del team di sviluppo” (ibid., n.71). Ma aggiunge che, sebbene questo cambio di sistema possa avvenire perché il team “crede con onestà e correttezza” che sia “nel miglior interesse della comunità Bitcoin”, questo potrebbe essere il risultato del fatto che il team sia stato “cooptato da un particolare gruppo d’interesse”. Qualsiasi coalizione, osserva Grinberg, potrebbe “prendere il controllo del network Bitcoin convincendo la maggioranza degli utenti ad usare una diversa versione del software” (ibid., p.176 n.72) e quindi instaurare un nuovo Bitcoin in competizione con il vecchio.

Per esempio, Grinberg fa riferimento ad un utente del forum Bitcoin preoccupato che un gruppo di membri della community Bitcoin possa “spingere per emettere più di 21M BTC e fermare il processo deflattivo insito nel progetto”, utilizzando vari “argomenti economici e politici[…] per supportare quest’idea razionalmente” (ibid., p.176).

Tali dubbi sembrano fuori luogo: descrivono come una pecca del Bitcoin ciò che, invece, è un pregio della concorrenza monetaria, detto in altre parole: è la possibilità che una nuova moneta possa instaurarsi a fianco di una più affermata, nonostante le esternalità del fare rete favoriscano quest’ultima, a condizione che la nuova alternativa sembri sufficientemente vantaggiosa. Nello scenario preso in considerazione la moneta neonata viene offerta dalla stessa società responsabile della moneta in carica, ma il risultato cambia ben poco, cioè la moneta rivale è in grado di imporsi solo se si dimostra superiore almeno in alcuni importanti aspetti1. Per quanti vantaggi un’esistente moneta merce di sintesi possa avere, è necessario porre attenzione al non minare la possibilità che uno standard ancora migliore possa soppiantarla.

Infatti, una particolare virtù del software open source del Bitcoin è che, sebbene consenta innovazioni nel processo di offerta della base monetaria, lo fa in modo che la moneta “minata” utilizzando software modificato, invece di essere una copia non autorizzata o contraffatta della moneta circolante, sia di fatto un diverso “marchio” monetario: poiché le innovazioni del software sono visibili, e le diverse monete possono essere identificate a seconda dei programmi usati per crearle, le differenziazioni di software e di prodotto vanno di pari passo. Come spiega la pagina FAQ del Bitcoin:

Il BitCoin è un network diffuso, in questo modo qualunque cambiamento introdotto nel sistema deve essere accettato da tutti gli utenti. Chiunque provi a cambiare la modalità con cui vengono generati i BitCoin dovrebbe convincere tutti gli utenti a scaricare ed utilizzare il suo software –in questo modo i soli cambiamenti ad essere accettati sono quelli che portano uguali [sic] benefici per tutti gli utenti. […] Se agli utenti non piacciono i cambiamenti, non li adotteranno.

Per questo motivo le implicazioni delle innovazioni dell’offerta di simil-Bitcoin possono essere meglio capite facendo riferimento agli studi sulla concorrenza monopolistica di Benjamin Klein (1974) e Hayek (1978) piuttosto che facendo riferimento all’ipotesi di Friedman nella quale produttori in concorrenza offrono monete fiat indistinguibili tra loro.

Il Bitcoin innalza l’affascinante possibilità di creare una moneta merce di sintesi basata su un “protocollo” di produzione, in modo da poter replicare l’output di quasi qualsiasi regola monetaria concepibile. Una moneta potrebbe, per esempio, avere una pianificazione dell’offerta perfettamente elastica, in modo da mantenere un potere d’acquisto stabile, come il brick standard raccomandato da Buchanan (1962), ma senza l’alto costo potenziale di risorse necessarie. In alternativa potrebbe essere utilizzato per raggiungere risultati simili a quelli che Scott Sumner (2011) ed altri vorrebbero che la FED applicasse esplicitando obiettivi di crescita del PIL nominale, utilizzando un protocollo nel quale i costi di produzione di moneta crescono all’aumentare del PIL nominale atteso, e decrescono al suo diminuire.

Monete Merce di Sintesi private contro Monete Merce di Sintesi statali
Sebbene abbia suggerito che una sistema basato sulla moneta merce di sintesi possa performare meglio sia degli esistenti sistemi a moneta fiat sia delle potenziali alternative a moneta merce, ho deliberatamente evitato di affermare che un qualunque Stato desideri stabilire un tale sistema. Infatti, piuttosto che fare tale affermazione, sono incline a pensare che, sebbene sia possibile concepire l’idea di una moneta merce di sintesi statale, è difficile immaginare uno Stato che davvero ne abbracci l’idea, ed è ancora più difficile persino immaginarne uno che non tenti di interferire, al fine di distruggere, con una moneta merce di sintesi perfettamente funzionante, utilizzando la propria capacità di conferire lo status di legal tender a nuove monete fiat.

Mervyn King (2004) ha spiegato come per qualunque governo sia contemporaneamente indesiderabile e impossibile legare i suoi successori ad un immutabile regime monetario:

La domanda chiave per una moneta statale è: come evitiamo che il governo (noi stessi) abusi del suo potere di emissione nel futuro? Le decisioni popolari di oggi non possono legale future decisioni popolari […] le disposizioni monetarie possono sempre essere cambiate in assenza di un controllo esterno. […] Un pessimo governo potrà sempre reintrodurre la discrezionalità a suo favore (ibid., pp 3-4). 
 
Sebbene qui King insista sull’impossibilità di una regola monetaria permanentemente vincolante, la sua argomentazione sembra potersi applicare con egual forza all’alternativa di una moneta merce di sintesi. Sembra quindi che, proprio come la tentazione di trarre profitto dall’iperinflazione da parte dei privati “condanni la produzione di moneta fiat privata” (White 1999, p. 239), il ricorso al legal tender e ad altre misure coercitive “condanni” qualsiasi tentativo di instaurare una moneta merce di sintesi statale. La non ufficialità di entrambi gli esempi di monete merce di sintesi qui riportati [non sono riportati in questo estratto NdT] è quindi molto di più di che una caratteristica incidentale. Se nel futuro si vedranno sorgere nuovi esempi di monete merce di sintesi non ufficiali, e se mai saranno in grado di sostituire le monete ufficiali su larga scala e permanentemente, è ancora da appurare. Per ora, comunque, la possibilità di raggiungere la stabilità monetaria attraverso una moneta merce di sintesi rimane puramente ipotetica, per quanto allettante. 
 
1 Per un’analisi formale delle condizioni alle quale una nuova moneta fiat ha successo, a dispetto dell’effetto-rete, nel sostituire uno standard esistente, vedi Selgin (2003).

[Per la bibliografia completa si rinvia al paper originale]

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