di Damiano Mondini
Credo che, dopo un po' di socialismo, la gente riconosca generalmente che è preferibile, per il proprio benessere e relativo status, dipendere dall'esito del gioco del mercato piuttosto che dalla volontà di un superiore al quale si sia assegnati d'autorità.
Friedrich von Hayek
Il socialismo: la via della schiavitù
Nel suo testo divulgativo più importante, The Road to Serfdom (1944), il filosofo ed economista austriaco Friedrich August von Hayek (1899-1992) analizza nel dettaglio il modo in cui il mondo contemporaneo si sta muovendo inesorabilmente verso quella che egli definisce la "via della schiavitù", di cui i totalitarismi, le guerre e le deportazioni di massa sono le manifestazioni più evidenti. La tesi sostenuta nel corso del testo è che la matrice comune dei regimi totalitari, che hanno condotto il mondo sul baratro del secondo conflitto mondiale, vada ricercata nel pensiero socialista. Il socialismo, infatti, se da un lato si ammanta di aneliti di giustizia, libertà e uguaglianza, dall'altro si rivela nel profondo intrinsecamente liberticida. Come Hayek sottolinea, esso nacque tirannico, e fu solo nel corso del XIX secolo che si contaminò di ideali democratici che tuttavia non ne snaturarono la recondita natura dittatoriale, che del resto le varie forme di "socialismo reale" non hanno mancato di far riaffiorare. Che il socialismo, l'ideale egualitario sorto formalmente a difesa dei diritti dei più deboli e per la risoluzione della "questione sociale", fosse fin dall'inizio di natura illiberale, può apparire una tesi forte: tuttavia, essa viene affermata con forza da Hayek.
Oggi di rado ci si rammenta che il socialismo, ai suoi inizi, fu chiaramente autoritario. Gli scrittori francesi che posero le basi del socialismo moderno non avevano alcun dubbio che le loro idee potevano venir messe in pratica soltanto da un forte governo dittatoriale. Per loro, il socialismo significava un tentativo di "portare a termine la rivoluzione" per mezzo di una intenzionale riorganizzazione della società progettata su basi gerarchiche e ad opera dell'imposizione di un "potere spirituale" coercitivo. Per quel che concerneva la libertà, i fondatori del socialismo non nascosero affatto le loro intenzioni. Essi vedevano nella libertà di pensiero il peccato originale della società del diciannovesimo secolo; e il primo dei moderni pianificatori, Saint- Simon, annunciava addirittura che quanti non avessero ubbidito ai comitati per la pianificazione da lui proposti sarebbero stati "trattati come bestiame".