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venerdì 18 gennaio 2013

Hitler reazionario? Macché!

di Paolo Amighetti

Quale fu il ruolo storico del nazionalsocialismo? Diede forza alla reazione anticomunista o capeggiò una propria rivoluzione? Una delle chiavi interpretative di maggior successo dipinge il fenomeno nazista come espressione delle «destre» nazionaliste e militariste impegnate nella restaurazione della potenza tedesca. Facendo leva sul supporto determinante della grande industria, i nazisti avrebbero raggiunto il potere perché non ci arrivassero, prima o poi, i comunisti. Secondo la storiografia marxista, Hitler divenne presto vassallo dei potentati economici, e il nazionalsocialismo un baluardo della reazione. Uno dei capisaldi della «Weltanschauung»1 hitleriana, in effetti, era l'antibolscevismo e il rifiuto dell'internazionalismo propugnato dai comunisti. Sin dalle origini, il NSDAP (Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, N.d.A) si impose all'opinione pubblica come il nemico numero uno del partito comunista: anzi, come il suo naturale oppositore. Tutto sommato, ne era l'avversario più qualificato: come il KPD (Partito comunista tedesco, N.d.A), disponeva di un folto gruppo di picchiatori, che presidiavano i comizi e si abbandonavano alla violenza; pretendeva di avere orizzonti ideologici che andavano ben al di là del confronto politico dei partiti cosiddetti «borghesi», il socialdemocratico e il Zentrum cristiano-democratico; al loro moderatismo opponeva la «lotta di razza» così come i comunisti quella di classe; disprezzava l'aristocrazia e il mondo del grande capitale, nel quale individuava l'ebreo onnipotente e truffaldino, laddove i comunisti smascheravano la cricca degli sfruttatori del proletariato. Hitler affermava (senza vergognarsene, perché «è sempre dai propri nemici che si impara il meglio»)2 di avere appreso dai bolscevichi l'arte della comunicazione e le esigenze della politica di massa; e pretendeva di potersene sbarazzare vincendoli con le loro stesse armi. Ma spesso, il modo più sicuro per toglierli di mezzo era tesserarli nel NSDAP: le affinità tra comunisti e nazionalsocialisti, infatti, sono più sorprendenti delle divergenze. Sono proprio queste a farci dubitare del carattere puramente reazionario del fenomeno nazista.

mercoledì 14 novembre 2012

Fisco: occhio alle spie!

di Andrea Fenocchio*

Qualche giorno addietro nei giornali si poteva leggere una notizia che non esiterei a definire folle: si parlava della possibilità di istituire un numero verde al quale i cittadini dovrebbero denunziare, anche in forma anonima, qualsiasi episodio di evasione fiscale, dal magnate dell'industria che dichiara al fisco cinque euro di reddito annuo al droghiere che non emette lo scontrino per un etto di prosciutto venduto. Inutile dire che questo episodio si inscrive in un contesto di criminalizzazione dell'evasore che ha come scopo precipuo quello di distogliere l'attenzione dal vero problema, ovverosia la ragione per cui il tasso di evasione è così elevato. In Italia il numero di evasori è così elevato anche e soprattutto perché la tassazione è esagerata e come una mitologica Idra uccide l'economia. Da un lato, abbiamo una serie di imprenditori che non riescono a fare il loro mestiere, e cioè intrapresa secondo le regole del mercato, che possono piacere o meno ma che sono ineludibili, e dall'altra una serie di consumatori che si vedono drasticamente ridotto il potere d'acquisto.