L'inverno volge al termine, la natura comincia a sciogliersi dalla morsa del freddo, gli alberi presto torneranno a fiorire. Ma sul versante politico imperversa ancora la bufera. Il febbraio decisivo delle elezioni ha tradito ogni aspettativa: tanto per cominciare le consultazioni non hanno decretato un risultato definito e definitivo, limitandosi a frazionare il voto in tre blocchi, di cui quello più sorridente è oggi il Movimento 5 Stelle. Non tanto per una questione di numeri, quanto perché ha rosicchiato voti di qua e di là, ed è l'unica forza politica in grado di dettare legge a tutte le altre. Dietro al duo Grillo-Casaleggio rumoreggia una folla di fedeli decisi a rivoluzionare la politica italiana. Seguono come pecore i loro pastori: e se Beppe dichiara che non tollererà opposizioni in Parlamento, e che spera che i cittadini diventino lo Stato, è lecito preoccuparsi. Il successo dei cinquestelle è fragoroso quanto il flop di FARE. Il movimento è stato azzoppato prima dalle imperdonabili gaffes del suo eccentrico leader, e poi dall'indifferenza dell'elettorato, certamente influenzato dalle lauree (inesistenti) e dal master (immaginario) esibiti da Oscar Giannino. Costretto dalla forza delle cose alle dimissioni, il giornalista torinese ha abbandonato la sua nave in gran tempesta, cosicché ora FARE sembra sull'orlo dello squagliamento.
Peccato due volte, perché il movimento di Giannino, oltre a sforzarsi di dare un impulso almeno in parte liberale alla politica italiana, aveva dato asilo alla candidatura di Marco Bassani in regione Lombardia. Che è stata bocciata dalla prova elettorale del 24-25 febbraio, nonostante tutti gli sforzi compiuti in campagna elettorale dai migliori rappresentanti dell'associazione Diritto di Voto e del mondo libertario e indipendentista. Anche il nostro blog può dire di aver dato un (infimo) contributo. Come che sia, in Lombardia si è insediato Bobo Maroni, la cui giunta è in piedi da poche ore. Si fa un gran parlare di Euroregione del nord: ma dove mai può portare un simile progetto, lontano dagli interessi delle altre aree europee coinvolte, Baviera in primis? Alla crisi economica che mina alle fondamenta il tessuto produttivo lombardo, c'è chi crede si debba rispondere in altro tono. Noi siamo tra quelli. Maroni, insomma, dovrebbe buttare nella spazzatura la bizzarra Euroregione e proporre qualcosa di più grosso e sostanzioso. Qualcosa come l'indipendenza della Lombardia, tanto per dirne una. Fantascienza? Può ben darsi. Ma l'Italia ormai è chiamata a scelte ben più pressanti di quelle elettorali. Bisogna intendersi: seguire l'onda montante dei grillini, per accogliere le pretese di chi vorrebbe una felice decrescita e il reddito minimo garantito, o difendere i diritti dei produttori, ponendosi dalla loro parte per bloccare il parassitismo che vive di Stato, cioè dei soldi altrui? Chi sta al Pirellone non può, non deve ignorare che questo è un bivio vero e proprio: o di qua o di là. Di qua, s'imbocca la strada di Grillo, agitatore di un movimento in odore di regime, incapace a tutto ma capace di tutto; di là si prende una via in salita, una via ardua che già altri hanno scelto, catalani e scozzesi prima di tutti. Una via difficile quanto volete, ma che può salvare i lombardi e i veneti dal tracollo più completo. Come ha sempre ripetuto Marco Bassani in campagna elettorale, non esiste una via nazionale per fermare il declino. Siamo alle prese con un aut aut: recessione o secessione.
Peccato due volte, perché il movimento di Giannino, oltre a sforzarsi di dare un impulso almeno in parte liberale alla politica italiana, aveva dato asilo alla candidatura di Marco Bassani in regione Lombardia. Che è stata bocciata dalla prova elettorale del 24-25 febbraio, nonostante tutti gli sforzi compiuti in campagna elettorale dai migliori rappresentanti dell'associazione Diritto di Voto e del mondo libertario e indipendentista. Anche il nostro blog può dire di aver dato un (infimo) contributo. Come che sia, in Lombardia si è insediato Bobo Maroni, la cui giunta è in piedi da poche ore. Si fa un gran parlare di Euroregione del nord: ma dove mai può portare un simile progetto, lontano dagli interessi delle altre aree europee coinvolte, Baviera in primis? Alla crisi economica che mina alle fondamenta il tessuto produttivo lombardo, c'è chi crede si debba rispondere in altro tono. Noi siamo tra quelli. Maroni, insomma, dovrebbe buttare nella spazzatura la bizzarra Euroregione e proporre qualcosa di più grosso e sostanzioso. Qualcosa come l'indipendenza della Lombardia, tanto per dirne una. Fantascienza? Può ben darsi. Ma l'Italia ormai è chiamata a scelte ben più pressanti di quelle elettorali. Bisogna intendersi: seguire l'onda montante dei grillini, per accogliere le pretese di chi vorrebbe una felice decrescita e il reddito minimo garantito, o difendere i diritti dei produttori, ponendosi dalla loro parte per bloccare il parassitismo che vive di Stato, cioè dei soldi altrui? Chi sta al Pirellone non può, non deve ignorare che questo è un bivio vero e proprio: o di qua o di là. Di qua, s'imbocca la strada di Grillo, agitatore di un movimento in odore di regime, incapace a tutto ma capace di tutto; di là si prende una via in salita, una via ardua che già altri hanno scelto, catalani e scozzesi prima di tutti. Una via difficile quanto volete, ma che può salvare i lombardi e i veneti dal tracollo più completo. Come ha sempre ripetuto Marco Bassani in campagna elettorale, non esiste una via nazionale per fermare il declino. Siamo alle prese con un aut aut: recessione o secessione.
http://www.palmerini.net/blog/il-superamento-delle-secessione-e-del-referendum-per-lindipendenza/
RispondiElimina