venerdì 30 novembre 2012

PD, il partito disgraziato

di Damiano Mondini

Domenica scorsa, il 25 novembre 2012, si è svolto il primo turno delle primarie del centrosinistra, aventi come scopo l’elezione “dal basso” – espressione dolce e suggestiva – del futuro candidato alla Presidenza del Consiglio. Non si è trattato di un trionfo della democrazia - come hanno sostenuto persino i vertici del partito "liberale" FID -, di un rigurgito di sovranità popolare o di un reflusso del populismo e dell’antipolitica, bensì dell’ennesima finzione di cui lo Stato si serve per illudere i propri sudditi di avere un qualche ruolo nell’amministrazione della res publica. Risulta difficile credere che i 4 milioni di persone in fila ai gazebo del Partito Democratico & friends fossero davvero convinti di agire per il Bene Comune, o anche soltanto di essere in procinto di fare qualcosa di costruttivo per le sorti dell'Italia. Abbiamo assistito nel medesimo frangente al parossismo dell’ipocrisia e della banalità, e forse perché mai come in questa democrazia l’inganno è all’ordine del giorno. Il risultato era prevedibile e finanche scontato: il segretario del PD Pierluigi Bersani e il sindaco di Firenze Matteo Renzi hanno superato a pieni voti – se mi concedete la burla - il primo step e si accingono ad accedere al ballottaggio; trombati invece il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, l'insignificante Laura Puppato e l’outsider Bruno Tabacci. Il confronto finale non verterà su due visioni affatto diverse della politica, ma su differenti prospettive intorno ad un’unica certezza, paludata per il centrosinistra: lo Stato al centro, l’individuo in periferia e la Libertà oltre i confini.

giovedì 29 novembre 2012

In lode della scuola pubblica

di Miki Biasi 


In un periodo in cui il governo italico sta infliggendo  duri e selvaggi colpi alla scuola pubblica, ho sentito come doveroso difendere questa sacra istituzione, frutto del progresso dell’umanità democratica.

Tutti noi siamo a conoscenza di quali siano i grandiosi benefici apportati dalla scuola pubblica ai popoli che l’hanno adottata, preservata e migliorata.
Di fronte a tali evidenze, il nostro governo ha deciso di chiudere gli occhi. Il suo intento è sottile: far dimenticare a noi tutti quale sia l’essenza della scuola pubblica e quali siano i benefici effetti di una tale istituzione.

Questo modo di fare, del nostro governo, non deve intimorirci.

Credo che solo qualche metafora possa aiutarci a comprendere l’importante funzione svolta dalla scuola pubblica.

lunedì 26 novembre 2012

Catalogna: vince l'indipendenza, perde Mas

di Paolo Amighetti

In Catalogna è terminato lo scrutinio delle urne: ha inizio il valzer delle ipotesi, delle congetture, dei calcoli. Il Corriere della Sera parla di «tracollo» degli indipendentisti. La parola è un po' troppo forte: se infatti Convergència i Uniò ha perso dodici seggi, i separatisti di sinistra dell'Esquerra Republicana ne hanno guadagnati undici in più rispetto alle ultime elezioni; i comunisti catalani e gli ecologisti favorevoli all'indipendenza, tre di più rispetto al 2010. Sulla carta, esiste dunque una maggioranza soberanista: il catalanismo ha conquistato ottantasette seggi sui 135 disponibili, anche se i rimanenti quarantotto rimangono in pugno a socialisti, democristiani e Ciutadans.

domenica 25 novembre 2012

Bon cop de falç, Catalunya!

di Paolo Amighetti

«Catalunya, triomfant, tornarà a ser rica i plena!» («Catalogna, trionfante, tornerà ad essere ricca e grande!») intona l'inno catalano. La speranza, in queste ore, è molta, perché il gran giorno è arrivato. In Catalogna si vota, e stavolta destra e sinistra c'entrano poco. Chi vuole la Catalogna libera ed indipendente, infatti, voterà Artur Mas, che punta alla rielezione per indire al più presto un referendum separatista; gli altri daranno il loro voto alla Spagna, cioè alla conservazione dello Stato unitario.
Dopo la grande manifestazione di Barcellona, a cui hanno partecipato un milione e mezzo di catalani, tutti si sono resi conto dell'importanza della questione catalana. Le ragioni del partito di Mas, Convergencia i Uniò, sono quelle di sempre: «La Catalogna trasferisce soldi, ma non ha capacità di porre condizioni»; «la Catalogna è la Germania della Spagna, ma senza aver potere».

sabato 24 novembre 2012

L'addio di Ron Paul al Congresso

Traduzione di Alessio Cuozzo*


Addio al Congresso
Questa potrebbe benissimo essere l'ultima volta che parlo dal seggio della Camera. Alla fine dell'anno lascerò il Congresso dopo averlo servito per 23 anni lungo un periodo complessivo di 36. I miei obiettivi nel 1976 erano gli stessi di oggi: promuovere pace e prosperità attraverso una stretta aderenza ai principi della libertà individuale.

La mia opinione era che la politica che gli Stati Uniti avevano intrapreso nella seconda parte del ventesimo secolo ci avrebbe portato ad un'enorme crisi finanziaria e ci avrebbe avvolto in una politica estera che ci avrebbe esteso eccessivamente, ponendo in pericolo la nostra sicurezza nazionale. Per raggiungere i traguardi che desideravo, il governo avrebbe dovuto restringersi in grandezza ed obiettivi, riducendo la spesa, cambiando la politica monetaria e rifiutando gli insostenibili costi che portano con sè il voler essere i poliziotti del mondo e il voler espandere l'Impero americano.

I problemi sembravano immensi ed impossibili da risolvere, nonostante dal mio punto di vista, il solo rispetto dei vincoli al governo federale inseriti nella Costituzione sarebbe stato un buon modo per cominciare.


giovedì 22 novembre 2012

Libero mercato: lavorare “meno” per avere sempre “di più”!

di Miki Biasi

Il motto del titolo è uno di quelli che, di rado, si sente pronunciare a sostegno di un sistema di libero scambio basato sulla proprietà privata.
Infatti, pare che se le risorse fossero a disposizione di tutti (maledetta proprietà privata!), magicamente, ognuno si vedrebbe recapitare a casa propria i beni di cui ha bisogno (i beni che desidera).
Bellissimo, d’accordo. Ma come dovrebbe avvenire tutto ciò?
A sentire alcuni, ciascuno dovrebbe produrre per sè ciò che gli serve, avendo ormai a disposizione tutto il necessario; a sentire altri, dovrebbero sorgere piccole comunità locali in grado di produrre direttamente quanto i propri componenti desiderano; a sentire altri ancora, un governo democraticamente eletto dovrebbe adoperarsi per produrre ciò di cui ciascun cittadino necessita.

Benissimo! Cosa aspettiamo ad entrare in questo fantastico mondo? Viva la rivoluzione contro i capitalisti sfruttatori di manodopera! Abbasso la proprietà privata! nota 1
Ok..ehm..si..un momento..un po’ di calma, cari rivoluzionari. Proviamo a guardare oltre la superficie del sistema che più disprezzate.

mercoledì 21 novembre 2012

Roversi: «Né di destra, né di sinistra. Siamo dalla parte dei lombardi»


In Veneto il tema dell'indipendenza è ormai all'ordine del giorno. Altrove, tutto è ancora molto confuso: la Lombardia, che pure deve pagare quasi per tutti, non sembra capace di convertire il suo disagio in una rivendicazione di autogoverno. Molti secessionisti non si decidono a scendere dal Carroccio perché danno fiducia a Maroni, o piuttosto perché convinti che ad Alberto da Giussano non ci sia alternativa. Sbagliano: c'è Pro Lombardia Indipendenza. Il movimento, nato nel settembre 2011, si propone di tenere alta la bandiera di san Giorgio, nella speranza di ammainare presto il tricolore. Ho fatto due chiacchiere con il portavoce Giovanni Roversi: l'intervista è riportata qui sotto. Postilla: mentre scrivo, il consigliere comunale di Pro Lombardia Giulio Mattu ha presentato a Roncadelle una mozione a sostegno dell'indipendenza catalana. Mattu incita il suo Comune a «attivarsi in tutte le sedi» per favorire il dialogo tra le istituzioni spagnole e catalane. La scelta di dare una mano ai popoli in cerca dell'indipendenza è eloquente: dimostra che gli uomini di Pro Lombardia non assistono inerti al cambiamento, ma cercano di esserne i protagonisti.    

Amighetti: Cominciamo con una precisazione: voi non siete leghisti. Però parole come «indipendenza» e «secessione» le abbiamo già sentite una volta, e nonostante i proclami e le dichiarazioni tutto si è risolto in una carnevalata sul Po. Perché i lombardi dopo una cantonata simile dovrebbero dare fiducia al vostro movimento, Pro Lombardia Indipendenza?
Roversi: Il partito citato si è detto portatore di molte, troppe istanze, ma nei fatti non concludendone nemmeno una. Siamo consci di questi fallimenti e delusioni, ma il messaggio che veicoliamo è troppo importante per fermarsi. Una delle nostre proposte è quella di far partecipare direttamente la popolazione per le decisioni che riguardano il proprio futuro, e non c’è nessuno in grado di fare gli interessi dei lombardi come loro stessi.



domenica 18 novembre 2012

Teheran contro Israele: «Serve azione di rappresaglia»

di Paolo Amighetti

In Medio Oriente tira una brutta aria, oggi più che mai. All'eterna faida arabo-israeliana, infatti si sovrappongono in questi mesi l'instabilità politica dei Paesi del Magreb e le ambizioni espansionistiche di Teheran. Tra Hamas e Israele lo scontro prosegue e aumenta di intensità, come prova la brusca interruzione, pochi giorni fa, della tregua proposta da Gerusalemme. I raid su Gaza si susseguono ai lanci di missili sulle città israeliane: e non sono da escludere operazioni terrestri.
Più in generale, l'equilibrio delle forze in campo sembra mutato, a tutto danno di Israele: Mubarak, da sempre filo-occidentale, è stato spazzato via dalla «primavera araba» che ha dato voce e forza a molte organizzazioni islamiste come i Fratelli Musulmani (da una cui costola nacque Hamas).

venerdì 16 novembre 2012

Razzi su Tel Aviv

di Paolo Amighetti
Sibilano missili nel cielo di Tel Aviv. Partono da Gaza, e a lanciarli è Hamas. Le agenzie di stampa di tutto il mondo seguono il susseguirsi degli eventi: la «tregua» indetta in occasione della visita del premier egiziano in Israele è dunque sfumata. Come al solito, è difficile ricostruire gli eventi e individuare chi attacca e chi si difende: il caso di oggi è solo un pezzo del complicatissimo puzzle arabo-israeliano, nel quale è difficile raccapezzarsi. Pare, comunque, che Israele abbia risposto agli attacchi a Beer Sheva e Ashqelon con dei raid su Gaza; e che Hamas abbia deciso di ripagare Tel Aviv della stessa moneta. Se il 14 si parlava di «venti di guerra» oggi si sa che Israele ha mobilitato 16000 riservisti, tra fanti e unità del genio.

giovedì 15 novembre 2012

L'Europa che (non) ci piace

di Damiano Mondini

Il futuro e la soluzione si chiamano Europa.
Pierluigi Bersani

Mi ripropongo in questo breve scritto di avanzare alcune lapidarie riflessioni sull’Europa e su quanto le gravita attorno. Sulla scorta delle riflessioni dell’economista spagnolo di Scuola Austriaca Jesùs Huerta de Soto è possibile affermare due verità apparentemente contrastanti: da una parte, l’Euro pare configurarsi come la più concreta approssimazione allo standard aureo che gli austriaci si ripropongono di raggiungere come situazione ottimale; dall’altra, la gestione della politica monetaria dell’Eurozona da parte della Banca Centrale Europea e l’amministrazione burocratica dell’Unione rappresentano senz’altro un pericoloso ostacolo al risanamento dell’economia e al progredire della libertà. Insomma, risulta estremamente difficile dare un giudizio conclusivo e chiaro pro o contro l’Europa, la moneta unica e l’integrazione. Da un lato infatti si pongono gli europeisti più convinti, gli sbandieratori del “sogno” di un continente unito sotto il profilo economico e politico, “una preziosa eredità da lasciare alle future generazioni”; dall’altro, parimenti deprecabile è la tesi degli oppositori dell’Euro che vagheggiano di un ritorno alla sovranità monetaria degli Stati, ai quali venga concessa la possibilità di “uscire dalla crisi” stampando autonomamente moneta senza riserva alcuna.

mercoledì 14 novembre 2012

Fisco: occhio alle spie!

di Andrea Fenocchio*

Qualche giorno addietro nei giornali si poteva leggere una notizia che non esiterei a definire folle: si parlava della possibilità di istituire un numero verde al quale i cittadini dovrebbero denunziare, anche in forma anonima, qualsiasi episodio di evasione fiscale, dal magnate dell'industria che dichiara al fisco cinque euro di reddito annuo al droghiere che non emette lo scontrino per un etto di prosciutto venduto. Inutile dire che questo episodio si inscrive in un contesto di criminalizzazione dell'evasore che ha come scopo precipuo quello di distogliere l'attenzione dal vero problema, ovverosia la ragione per cui il tasso di evasione è così elevato. In Italia il numero di evasori è così elevato anche e soprattutto perché la tassazione è esagerata e come una mitologica Idra uccide l'economia. Da un lato, abbiamo una serie di imprenditori che non riescono a fare il loro mestiere, e cioè intrapresa secondo le regole del mercato, che possono piacere o meno ma che sono ineludibili, e dall'altra una serie di consumatori che si vedono drasticamente ridotto il potere d'acquisto.

martedì 13 novembre 2012

Diritto di Voto, breve resoconto di sabato 10

di Tommaso Cabrini



Brescia, 10 novembre 2012: i volenterosi di Diritto di Voto si sono riuniti presso la cascina Maggia. L’obiettivo dell’assemblea era molto pratico: trovare modalità per rendere in futuro possibile l’espressione della volontà popolare su numerosi temi di importanza cruciale.
Sebbene si sia accennato a tematiche come referendum fiscali o sui matrimoni omosessuali, ci si è concentrati sulla possibilità di lasciare decidere alla popolazione i confini entro i quali vivere.
L’attenzione del dibattito, infatti, è stata attratta principalmente dalla Catalunya che chiede di potersi esprimere democraticamente in merito al continuum dell’unione con la Spagna.
L’assemblea, solidale con la richiesta catalana, ha deciso di dare il via all'impostazione del sito multilingue FreeCatalonia, con l’obiettivo di renderlo un punto di incontro e discussione internazionale sull’argomento, inoltre, sempre con la mente rivolta alla Catalunya, è stata stilata una bozza di mozione di solidarietà da proporre ai vari consigli regionali, provinciali e comunali.

domenica 11 novembre 2012

L'Italia si spaccherà. Grazie (anche) a Mameli

di Paolo Amighetti

L'inno di Mameli sarà inserito nei programmi scolastici. Gli studenti si avvicineranno così alle sue note e impareranno chi era questo Mameli, cosa ha fatto in vita sua e perché ci ricordiamo di lui solamente per l'attacco famoso: «Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta...». La speranza, ovviamente, è che maturino il giudizio musicale più immediato, e cioè che è tra gli inni più brutti del mondo; che capiscano, come diceva Montanelli, che Scipio in verità si chiamava Scipione ed era un pezzaccio di imperialista, una sorta di Rodolfo Graziani dell'antichità; che strillare «stringiamoci a corte» non ha alcun senso, e che semmai quel pezzo suonerebbe «stringiamci a coorte», con esplicito collegamento alle divisioni romane, che laddove facevano il deserto lo chiamavano pace; e infine che gli insegnanti si spingano fino alla quarta strofa, dove si trovano riferimenti, udite udite, alla Lega Lombarda («dall'Alpe a Sicilia, ovunque è Legnano»), o all'ultima prima del ritornello, carica di invettive truculente agli austriaci che bevono il sangue italiano come i russi quello dei polacchi. Apologia di crimini di guerra, immagini degne di un film horror, mistificazioni storiche: tutto questo verrà condensato per decreto in lezioni apposite, così da far sbocciare nel cuore dei fanciulli l'amore per la patria. Roba da fascismo, come titola L'Indipendenza.

sabato 10 novembre 2012

America? Una mezza sconfitta

di Damiano Mondini
Dalle 2 di notte, ora italiana, del 7 novembre è parso chiaro a chiunque avesse gli occhi per vedere:  la presidenza del democratico Barack Obama sarebbe durata altri quattro anni – four more years, come recita lo slogan spopolato sui social networks. La vittoria sul candidato repubblicano Mitt Romney si è rivelata schiacciante contro ogni previsione, e non v’è motivo di credere che la maggioranza dell’Elefantino alla Camera potrà seriamente cambiare le carte in tavola. Gli Stati Uniti d’America hanno voluto dare un messaggio chiaro, apparentemente difficile da fraintendere, ma che darà senz’altro adito a differenti interpretazioni. Al netto degli entusiasmi infantili sollevati dal risultato nei media italiani, il voto deve essere letto più come una sconfitta dell’accoppiata repubblicana Romney-Ryan che non come una vittoria del duo democratico Obama-Biden.

venerdì 9 novembre 2012

[Recensione] Le tasse sono una cosa bellissima (così ci dicono…)

di Tommaso Cabrini


Quando ho letto che sarebbe tornato in scena lo spettacolo più libertario d’Italia ho deciso che avrei dovuto assolutamente vederlo e, dopo una veloce consultazione telefonica con un gruppo di amici, ho prenotato i biglietti.
Raggiunta Milano ci si muove verso Teatro della Memoria (zona Sempione), scomodissimo da raggiungere con i mezzi pubblici e disagevole al parcheggio, tant’è che arriviamo con colpevole ritardo e ci accomodiamo appena prima dell’inizio della rappresentazione.

giovedì 8 novembre 2012

Pensieri ferroviari sulle libertà civili

di Miki Biasi

Il treno è uno di quei mezzi di trasporto che lascia un po’ di tempo per riflettere: non sempre i miei pensieri arrivano a un punto fermo (solitamente, sul più bello, sento l’annuncio di arrivo a destinazione), ma questa mattina qualcosa (pur se banale) sono riuscito a concludere. Pensavo a quella bella storiella che si legge e sente un po’ dovunque: i liberali e i progressisti (c.d. liberal), nel campo delle libertà civili (matrimonio omosessuale, liberalizzazione delle droghe, libertà di associazione, religione ecc), hanno gli stessi obiettivi e quindi dovrebbero agire insieme per raggiungerli.

La premessa di questa storiella è la famosa distinzione tra libertà civili e libertà economica. Se con le prime (le libertà civili) ci riferiamo agli esempi fatti al paragrafo precedente, con la seconda (la libertà economica) ci riferiamo alla “libertà di scegliere quali fini perseguire con i mezzi di cui si è proprietari, sopportando, in prima persona, i costi della propria scelta”.

mercoledì 7 novembre 2012

Spazio ai privati!

di Tommaso Cabrini

Inizialmente la conquista dello Spazio era appannaggio statale. Il primo razzo ad andare nello Spazio fu un V2 modificato, costruito dalla Germania nazista e lanciato dagli Stati Uniti. Alla corsa allo Spazio si è aggiunta l’Unione Sovietica che ha lanciato il primo satellite artificiale, lo Sputnik, e il primo uomo, Yurij Gagarin.
Nel 1969 gli Stati Uniti sbarcarono sulla Luna, dopodiché fu un continuo lancio di satelliti spia, stazioni spaziali e Space Shuttle. Il comune denominatore era uno soltanto, tutto era gestito da agenzie pubbliche.
Ma oggi racconterò una storia diversa da quella delle agenzie americane o del programma spaziale sovietico: tutto cominciò nel luglio del 1962 quando da Cape Canaveral partì un razzo della NASA con un carico molto particolare, si chiamava Telstar ed era il primo satellite privato lanciato nello Spazio.

martedì 6 novembre 2012

L'assemblea dei volenterosi di Diritto di Voto


Sabato 10 novembre, l'associazione Diritto di Voto organizza in quel di Brescia un nuovo appuntamento: è l'«assemblea dei volonterosi».
Gli epicentri del subbuglio europeo li conosciamo: sono Venezia e Barcellona. Devono avere la possibilità di decidere del proprio futuro.
Cosa fare per dar loro una mano, e come farlo in concreto? Su questo si cercherà di fare il punto. Il raduno si terrà in via della Maggia 3, presso la Cascina Maggia.

lunedì 5 novembre 2012

Paul Ryan, il vice di Romney

di Luca Fusari (pubblicato su Radicalweb)

Paul Ryan: Il “riformatore” del sistema
Paul Davis Ryan è nato nel 1970 a Janesville, in Wisconsin da una famiglia di origini irlandesi;  quartogenito di Paul e Betty Ryan,  da generazioni i Ryan si occupano della costruzione di strade e oggi la Ryan Inc, fondata nel 1884 dal bisnonno, è una società affermata a livello nazionale.
A differenza di Romney, non ha mai fatto mistero sulla sua ricchezza personale che si aggira fra i 927mila e i 3,2 milioni di dollari.
Paul Ryan e la moglie Janna hanno pagato il 20% di tasse nel 2011 e il 15,9% nel 2010, pari a 64.764 dollari in tasse federali, su un reddito lordo di 323.416 dollari; nel 2010, 34.233 dollari su 215.417 dollari dichiarati secondo quanto risulta dalle dichiarazioni dei redditi pubblicate sul sito della campagna elettorale del Grand Old Party.


domenica 4 novembre 2012

Lombardi, che fare?

di Paolo Amighetti

All'epoca di Twitter e Facebook, idee e notizie fanno il giro del mondo in pochi secondi; a maggior ragione, nel piccolo mondo coraggioso dell'indipendentismo basta un articolo per accendere vivi dibattiti. In queste ore si sta discutendo attorno alla proposta di Paolo Luca Bernardini apparsa recentemente su L'Indipendenza: che i movimenti separatisti lombardi, come Pro Lombardia Indipendenza e Domà Nunch, formino compatti un cartello, «Indipendenza Lombarda», che prema per il referendum sui confini. La modalità sarebbe quella già sperimentata dai veneti: il raccoglimento di un numero adeguato di firme, da consegnare al presidente della regione perché il Pirellone prenda atto della questione dell'indipendenza.

sabato 3 novembre 2012

Quando c'era lui... caro lei!

di Paolo Amighetti

Lo scorso 28 ottobre, alcuni nostalgici del duce si sono dati convegno a Predappio per celebrare il novantesimo anniversario della marcia su Roma. Una lugubre carnevalata, niente di più: camicie nere, fez, saluti romani e stendardi al vento. Reso omaggio al fondatore dell'impero, i fascisti hanno fatto fagotto per tornarsene a casa. Potevano impiegare meglio il loro tempo, d'accordo: ma come giustificare l'accanimento degli «oltranzisti» della Costituzione, secondo i quali la polizia avrebbe fatto bene a disperdere i convenuti? La loro colpa sarebbe l'apologia di fascismo, che l'ordinamento italiano considera reato.
In effetti, nel 1948, all'indomani della guerra mondiale e della guerra civile, i costituenti si adoperarono al fine di prevenire qualsiasi resurrezione del movimento mussoliniano: vietarono così la ricostituzione del disciolto partito fascista e confezionarono il reato di «apologia del fascismo». Siamo alle solite: un muro di carta impedisce agli individui l'esercizio dei diritti naturali.

venerdì 2 novembre 2012

Catastrofi naturali e responsabilità individuale



di Miki Biasi

Tutti rimaniamo impressionati dai disastri che sono capaci di generare le forze della natura. Alcuni, addirittura, arrivano a sostenere che se l’uomo fosse rimasto al suo posto, se non avesse manipolato la natura (la quale, in questa visione, gli si ritorce contro), insomma, se l’uomo non si fosse incamminato lungo la strada di quella che è stata chiamatà “civiltà occidentale”, non ci sarebbero stati questi disastri.
Tuttavia, come sappiamo, se l’uomo ha manipolato la natura, lo ha fatto anche con il precipuo motivo di difendersi da alcune sue manifestazioni che (egli stesso, l’uomo) percepiva come dannose: ha costruito case per difendersi dalle intemperie e dal gelo, argini contro la furia di fiumi in piena, sotterranei contro alcuni eventi atmosferici, case antisismiche, sistemi di prevenzione degli incendi e delle frane ecc. Insomma la natura, per certi aspetti, è sempre stata un problema, non lo è mica diventato ad un certo punto.

Liberalismo: una bozza di riflessione

di Damiano Mondini

Confucio sosteneva che, quando le parole perdono il proprio significato, allora il popolo perde la propria libertà. Mai frase fu più azzeccata: la revisione orwelliana del linguaggio – culminata nell’elaborazione di una vera e propria neolingua – ha colpito e sfigurato alcuni dei termini cardine della dignità dell’uomo. Pietre angolari della civiltà come “libertà”, “giustizia”, “legge”, “uguaglianza”, “diritto” e “società” sono state stravolte e violentate fino a divenire l’ombra di se stesse. La giustapposizione dell’aggettivo “sociale” ha senz'altro contribuito ad aggravare il dramma: è così che sono nati lo “Stato sociale” e la “giustizia sociale”, due fra le più melliflue perversioni del bispensiero contemporaneo. Lo stupro linguistico più grave, tuttavia, ha riguardato i sistemi di idee che si pongono come baluardo della libertà e del rispetto del prossimo: la trasfigurazione del “liberalismo” è un caso paradigmatico. Col medesimo epiteto di “liberale” – o con l’equivalente anglosassone liberal - possono infatti essere indicati gli economisti John Maynard Keynes e Friedrich von Hayek, i Presidenti americani Thomas Jefferson  e Barack Obama, i pensatori politici John Rawls e Murray N. Rothbard. A nulla vale sottolineare che Keynes - che pure rispondeva affermativamente al quesito Am I a liberal? - fu interventista, statalista e filo-totalitario, mentre Hayek sostenne il mercato, la libera intrapresa economica e la democrazia liberale; è inutile rilevare che Jefferson fu un bastione della libertà e della proprietà individuale, mentre Obama ha in animo di subordinare il privato alla magnificenza del pubblico e del governo federale; sarebbe parimenti vano obiettare che Rawls fu un socialista annacquato, quando Rothbard incarnò la più pura radicalità libertaria e anti-socialista. Il parossismo viene raggiunto dai manuali di Storia, che si ostinano a parlare di “Italia liberale” per indicare il governo italiano negli anni 1861-1922.

giovedì 1 novembre 2012

The Liberty Bell: febbre di libertà

di Paolo Amighetti

Un altro mese è passato: nonostante le difficoltà e gli impegni, la redazione continua la sua attività con una buona costanza. Gli spunti non mancano: tira un'aria di «contro-risorgimento», in Veneto come in Catalogna, nei Paesi Baschi come in Scozia. Ammettiamolo: un ottobre del genere non ce l'aspettavamo. Quel che è successo lo scorso mese va oltre le più rosee aspettative di molti di noi.
Il 15 ottobre il first minister scozzese Alex Salmond e il prime minister britannico David Cameron si sono accordati in merito al referendum che permetterà ad Edimburgo di salutare Londra: si terrà nel 2014.
In Spagna l'atmosfera è caliente. Madrid e Barcellona si guardano più in cagnesco che mai, e stavolta Ronaldo e Messi non c'entrano: i catalani premono per l'indipendenza, e dato che il 25 novembre si voterà, c'è da aspettarsi un trionfo degli indipendentisti. Tra l'altro, il 21 ottobre i baschi hanno votato compatti i separatisti. Addio Spagna? Ne riparleremo.
Meno di tre settimane fa, Gallio ha ospitato un importante convegno organizzato dall'associazione Diritto di Voto: il tema era l'indipendenza del Veneto. Per la Serenissima la strada è in salita, ma quello che conta in queste cose è fare il primo passo. A Venezia il dibattito sulla secessione è tornato di scottante attualità, e i libertari hanno drizzato le antenne. Non è un caso che il reportage del convegno apparso su The Road to Liberty e sul sito di Diritto di Voto abbia suscitato forte interesse: i conflitti tra centro e periferia emersi con prepotenza negli ultimi tempi alimentano prospettive potenzialmente rivoluzionarie, e siamo solo all'inizio. Sale la febbre dell'indipendentismo, che è una febbre di libertà. Oggi il termometro segna, poniamo, 37 e mezzo: e domani?