Per un abitante di Oceania, la fede nel Grande Fratello deve essere più forte di ogni scrupolo affettivo e di qualsiasi considerazione logica. I teleschermi, oltre a riprendere la vita dei cittadini, ne scandiscono i ritmi con musiche patriottiche ed inni alla grandezza del Grande Fratello. Spesso una metallica voce femminile elenca con compiacimento le cifre della produzione, sempre più elevate, ed esalta il costante miglioramento delle condizioni di vita sotto l'illuminata guida del capo. Le statue del dittatore, che nessun membro del partito esterno e nessun prolet ha mai visto in carne e ossa, riempiono le piazze in memoria di eccezionali vittorie militari. Tale culto della personalità fa del Grande Fratello una figura paterna ed amorevole per la stragrande maggioranza dei cittadini: nel volto stampato sui manifesti e sulle monete milioni di sudditi indottrinati vedono un sorriso malcelato e benevolo, e occhi saggi e premurosi.
Si concretizza così il paradosso terribile della sincera adorazione del tiranno da parte degli oppressi, che non è certo un'esclusiva del dittatore orwelliano. Stalin, al quale la propaganda sovietica attribuiva gesta che egli non aveva mai compiuto, venne pianto dal popolo quando calò nella tomba nel marzo 1953; i nordcoreani hanno un amore sconfinato per i vecchi leader Kim Il-Sung e Kim Jong-Il, e venerano allo stesso modo Kim Jong Un; Mao Tze Tung, le cui frasi figuravano su ogni libro stampato in Cina, era adorato in maniera analoga.