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mercoledì 3 ottobre 2012

2+2=5

di Paolo Amighetti


Per un abitante di Oceania, la fede nel Grande Fratello deve essere più forte di ogni scrupolo affettivo e di qualsiasi considerazione logica. I teleschermi, oltre a riprendere la vita dei cittadini, ne scandiscono i ritmi con musiche patriottiche ed inni alla grandezza del Grande Fratello. Spesso una metallica voce femminile elenca con compiacimento le cifre della produzione, sempre più elevate, ed esalta il costante miglioramento delle condizioni di vita sotto l'illuminata guida del capo. Le statue del dittatore, che nessun membro del partito esterno e nessun prolet ha mai visto in carne e ossa, riempiono le piazze in memoria di eccezionali vittorie militari. Tale culto della personalità fa del Grande Fratello una figura paterna ed amorevole per la stragrande maggioranza dei cittadini: nel volto stampato sui manifesti e sulle monete milioni di sudditi indottrinati vedono un sorriso malcelato e benevolo, e occhi saggi e premurosi.

Si concretizza così il paradosso terribile della sincera adorazione del tiranno da parte degli oppressi, che non è certo un'esclusiva del dittatore orwelliano. Stalin, al quale la propaganda sovietica attribuiva gesta che egli non aveva mai compiuto, venne pianto dal popolo quando calò nella tomba nel marzo 1953; i nordcoreani hanno un amore sconfinato per i vecchi leader Kim Il-Sung e Kim Jong-Il, e venerano allo stesso modo Kim Jong Un; Mao Tze Tung, le cui frasi figuravano su ogni libro stampato in Cina, era adorato in maniera analoga.

lunedì 1 ottobre 2012

Orwell e lo Stato moderno

di Paolo Amighetti


Il famoso romanzo di George Orwell 1984 è ambientato entro i confini di un superstato totalitario denominato Oceania. La vicenda si svolge a Londra, capitale della provincia di Pista Prima. [1] Sin dalle prime righe l'autore ci illustra lo scenario desolante del centro urbano, tappezzato di colossali manifesti sui quali campeggia il volto «d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi, ma non sgradevoli».

Una scritta ricorre su ogni muro: «Il Grande Fratello vi guarda». Le strade della Londra orwelliana sono sporche, gli edifici decadenti. Molti quartieri sono devastati dai bombardamenti e ricoperti di polvere di calcestruzzo; l'aria, colma di smog e di odori sgradevoli, è irrespirabile. Il protagonista del romanzo, Winston Smith, conduce una vita squallida scandita dai ritmi del lavoro mattutino e pomeridiano. Abita in una piccola camera al settimo piano degli «Appartamenti della Vittoria», fatiscenti alloggi di proprietà dello Stato.
 
Non appena Winston varca l'ingresso domestico, volta istintivamente le spalle al teleschermo che troneggia nella stanza. L'apparecchio, ai nostri occhi, appare subito come il simbolo del regime di Oceania. La sua invadenza e la sua perfezione tecnica sono sottolineate sin dalle prime pagine: «Il teleschermo riceveva e trasmetteva simultaneamente. Qualsiasi suono che Winston avesse prodotto, al di sopra d'un sommesso bisbiglio, sarebbe stato colto; per tutto il tempo, inoltre, in cui egli fosse rimasto nel campo visivo comandato dalla placca di metallo, avrebbe potuto essere, oltre che udito, anche veduto». Il protagonista è attanagliato dalla paura di lasciarsi sfuggire un qualunque gesto che possa smascherare la sua intima repressione per questo assurdo stato di cose. Se fosse scoperto diverrebbe preda della Psicopolizia, terribile organo di difesa dello Stato che punisce non tanto i criminali comuni, quanto i cosiddetti «psicocriminali»: coloro che rifiutano di aderire all'ideologia dominante.