giovedì 7 marzo 2013

Grillo: «Maggioranza assoluta in Parlamento!»

di Paolo Amighetti

Che fenomeno, Beppe Grillo. Una ne fa, cento ne pensa e un'altra ne dice. Per poi contraddirsi. I media, secondo il guru genovese, non fanno che
«sputtanare il suo movimento»: sono infatti in pugno ai partiti, che soffrono delle picconate che il grillismo ha dato loro e tremano all'idea di buscarne di nuove. Il leader a cinque stelle è abituato a parlar chiaro, come si sa. Ma quest'oggi ha rilasciato dichiarazioni forti al Time*: tanto forti che stavolta non sembra ci sia esagerazione giornalistica che tenga. «L'Italia è divisa in due. Quelli che hanno votato per i partiti di sempre, che non vogliono cambiare le cose. Gente che gode di ricche pensioni. [...] Abbiamo 4 milioni di impiegati statali e 18 milioni di pensionati: non tutti loro, ma una larghissima parte non vuole il cambiamento perché questo comprometterebbe la loro sopravvivenza. Lo Stato gliela garantisce.» Come se i cinquestelle fossero in maggioranza imprenditori e produttori, quando al contrario il nerbo dell'elettorato grillino è costituito da una gioventù ideologizzata che sogna (come tutte le gioventù dal Sessantotto in poi) una rivoluzione all'insegna della decrescita e dello sviluppo sostenibile. Come se il grillismo cercasse di azzoppare l'apparato parassitario, quando è da tempo che i suoi parlamentari ventilano la proposta di dare mille euro al mese a tutti i giovani disoccupati.
Per ripartire, ha proseguito Grillo, bisogna «mandarli tutti a casa. Far chiudere baracca e burattini ai partiti, prelevare tutto il loro denaro. Subito. Serve una manovra di emergenza per garantire un reddito minimo. E poi una legge anticorruzione, una contro il conflitto d'interessi, e una che separi il mondo della finanza dalle banche.» La risposta ai problemi dell'Italia piegata dal debito pubblico e dalle tasse è dunque una sequela di provvedimenti socialisti in materia d'economia e una lista di leggiucole che soddisfino la pancia del grillino medio, in preda al terrore del signoraggio bancario e dello sfruttamento dei boss della finanza. Gli elettori che hanno votato M5S per castigare i loro vecchi partiti il 24 e il 25 febbraio lo tengano a mente: Grillo non protesta per protestare, protesta per «ricostruire». Anche lui ha un programma, anche lui vuole «fare». Ma se questo è il modo di «fare», allora è meglio distruggere: si fa prima. A detta dello stesso Beppe, i suoi non sono dei piani politici, quanto «una visione del mondo.» Perché il suo movimento non intende «sostituire una classe politica con un'altra. Vogliamo il 100% dei parlamentari, non il 20%, né il 25% né il 30%. Quando ce la faremo, i cittadini diventeranno lo Stato: il movimento non avrà alcuna ragion d'esistere. L'obiettivo è disciogliere il M5S a quel punto.» Queste parole ricordano due uomini politici del secolo scorso. Adolf Hitler amava ripetere che il suo partito non faceva solo politica, ma aveva una Weltanschauung (una visione del mondo): era proprio quella a distinguerlo dagli altri gruppi politici, buoni soltanto a rubare e ad intrallazzare. «Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, niente contro lo Stato» era un motto tra i più celebri di Benito Mussolini: con questo intendeva riassumere i propositi totalitari del regime fascista. Non c'è che dire, Grillo poteva scegliersi dei modelli un poco più edificanti. Per dire, poteva ispirarsi a gente che non ha mai lavorato per cancellare materialmente l'opposizione e conquistare l'elettorato a suon di spauracchi, piglio determinato e facili promesse. Il 24 e il 25 febbraio il M5S ha messo al tappeto gli altri partiti, sospinto dal vento della protesta su cui molti elettori hanno soffiato. Parecchi tra loro hanno voluto soltanto sculacciare la politica tradizionale, più che avallare la specifica politica di Grillo e compagnia. Da qui il successo a cinque stelle. Eppure sembra che presto, data la completa ingovernabilità del Paese, si tornerà a votare. Ma stiamoci attenti. Bersani e Berlusconi hanno manifestato la loro completa incapacità e hanno meritato la scoppola elettorale, ma dare altri voti di protesta oggi, potrebbe significare non poterne più dare domani. Per liberarci dei vecchi politici bastava crocettare un simbolo elettorale; per sfuggire ad un Grillo padrone delle Camere dovremmo darcela a gambe oltreconfine. Come ai tempi del Duce e del Führer.

*(http://world.time.com/2013/03/07/italys-beppe-grillo-meet-the-rogue-comedian-turned-kingmaker/)

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