venerdì 30 novembre 2012

PD, il partito disgraziato

di Damiano Mondini

Domenica scorsa, il 25 novembre 2012, si è svolto il primo turno delle primarie del centrosinistra, aventi come scopo l’elezione “dal basso” – espressione dolce e suggestiva – del futuro candidato alla Presidenza del Consiglio. Non si è trattato di un trionfo della democrazia - come hanno sostenuto persino i vertici del partito "liberale" FID -, di un rigurgito di sovranità popolare o di un reflusso del populismo e dell’antipolitica, bensì dell’ennesima finzione di cui lo Stato si serve per illudere i propri sudditi di avere un qualche ruolo nell’amministrazione della res publica. Risulta difficile credere che i 4 milioni di persone in fila ai gazebo del Partito Democratico & friends fossero davvero convinti di agire per il Bene Comune, o anche soltanto di essere in procinto di fare qualcosa di costruttivo per le sorti dell'Italia. Abbiamo assistito nel medesimo frangente al parossismo dell’ipocrisia e della banalità, e forse perché mai come in questa democrazia l’inganno è all’ordine del giorno. Il risultato era prevedibile e finanche scontato: il segretario del PD Pierluigi Bersani e il sindaco di Firenze Matteo Renzi hanno superato a pieni voti – se mi concedete la burla - il primo step e si accingono ad accedere al ballottaggio; trombati invece il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, l'insignificante Laura Puppato e l’outsider Bruno Tabacci. Il confronto finale non verterà su due visioni affatto diverse della politica, ma su differenti prospettive intorno ad un’unica certezza, paludata per il centrosinistra: lo Stato al centro, l’individuo in periferia e la Libertà oltre i confini.

Nei salotti buoni dell’intellighenzia di sinistra va di moda la favola del Bersani socialdemocratico – quindi “veramente” di gauche – e del Renzi liberista – quindi “infiltrato” della droite turbo-capitalista che governa il mondo nelle riunioni mondane del Club Bilderberg e nelle sale in penombra della Commissione Trilaterale. L'uomo delle banche, della Merkel e dei poteri forti, insomma. Al di là delle semplificazioni infantili che ammorbano la sinistra da innumerevoli generazioni - senza assecondare le quali difficilmente si potrebbe essere di sinistra -,  va certamente riconosciuto al sindaco di Firenze il merito di aver portato aria fresca fra le fila di un partito tardo-comunista e – at the same time – tardo-democristiano come il PD. Al fianco dei suoi illustri colleghi, il giovane Matteo Renzi rischia di fare veramente la parte del navigato libertario emissario dei mercati e della dittatura di Wall Street. Ribadiamolo, prima che qualcuno si convinca di avere di fronte un timido liberale: Renzi è, rimane e con ogni probabilità rimarrà un socialista travestito da “rottamatore”. Ciò nondimeno, pone questioni che fanno accapponare la pelle a pensatori, filosofi e moralisti da strapazzo del PD: la meritocrazia, la concorrenza, le liberalizzazioni autentiche, un debito pubblico insostenibile, la spesa pubblica mastodontica, il peso improponibile ed assassino del carico fiscale. Non ci si illuda dunque che Renzi possa davvero riformare in senso liberale questo Paese malconcio, ma non si rinunci a sperare che un suo poderoso successo al secondo turno possa scuotere alle fondamenta l’establishment del PD, contribuendo a sconquassare e ridimensionare questa nuova “macchina da guerra” pronta all’attacco della Libertà. I libertari che andranno alle primarie a votare Renzi – nelle fila dei quali ho l’onore e l’onere di annoverarmi - non lo faranno dunque per sostenerlo o per avallare il suo programma, in cui spiccano l'anelito agli Stati Uniti d’Europa e i "diritti delle donne": lo faranno per ricordare ai benpensanti democratici che se l’IDV, il PDL e la Lega sono morti, è giusto che tocchi anche a loro. Sarà la messa da requiem dello statalismo nostrano, colpito a morte dal brulicare indipendentista in Veneto e finito pietosamente dal successo della Libertà. Al netto della fantapolitica, andiamo comunque in piazza domenica 2 dicembre per fare una sonante pernacchia a questi novelli salvatori della Patria.

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