lunedì 5 novembre 2012

Paul Ryan, il vice di Romney

di Luca Fusari (pubblicato su Radicalweb)

Paul Ryan: Il “riformatore” del sistema
Paul Davis Ryan è nato nel 1970 a Janesville, in Wisconsin da una famiglia di origini irlandesi;  quartogenito di Paul e Betty Ryan,  da generazioni i Ryan si occupano della costruzione di strade e oggi la Ryan Inc, fondata nel 1884 dal bisnonno, è una società affermata a livello nazionale.
A differenza di Romney, non ha mai fatto mistero sulla sua ricchezza personale che si aggira fra i 927mila e i 3,2 milioni di dollari.
Paul Ryan e la moglie Janna hanno pagato il 20% di tasse nel 2011 e il 15,9% nel 2010, pari a 64.764 dollari in tasse federali, su un reddito lordo di 323.416 dollari; nel 2010, 34.233 dollari su 215.417 dollari dichiarati secondo quanto risulta dalle dichiarazioni dei redditi pubblicate sul sito della campagna elettorale del Grand Old Party.



A parte lo stipendio da deputato di Ryan di 174.000 dollari, il resto del reddito familiare è stato, secondo il Milwaukee Journal Sentinel, in gran parte frutto degli affari di Janna, ex avvocato fiscalista.
Cresciuto nei boschi, Ryan va ancora a caccia, pesca, scala le montagne del Colorado e svolge attività fisica nelle prime ore del mattino prima di iniziare a lavorare; quando è a casa ama cucinare le sue salsicce ed ascoltare musica degli AC/DC e degli House of Pain.
A 16 anni il ritrovamento del padre morto a causa di un infarto, lo colpì profondamente, in quanto pare che tale morte sia dovuta a fattori ereditari (anche il nonno morì per infarto all'età di cinquant'anni); in seguito egli usufruì dei benefits del Social Security Act e mettendo da parte quel denaro, riuscì a pagare le tasse universitarie laureandosi in economia e scienze politiche conseguita alla Miami University dell’Ohio.
Sposato con l’avvocatessa Janna Little, figlia di una famosa famiglia dell’Oklahoma con una dinastia politica nel Partito Democratico, è padre di tre figli e un politico conservatore e un cattolico molto attivo fin da quando da ragazzino faceva il chierichetto nella parrocchia cattolica del suo villaggio di Janesville.
Eletto per la prima volta nel 1998 a soli a 28 anni alla Camera dei Rappresentanti, dopo essere stato speechwriter dei senatori Repubblicani Robert Kasten Jr. e Sam Brownback, Ryan è sempre stato riconfermato con ampi margini di voto, sempre superiori al 60% delle preferenze. 
Al suo settimo mandato si è affermato come leader intellettuale dei Repubblicani sui temi economici; all'indomani delle elezioni di mezzo termine del 2010 è stato nominato presidente della Commissione Bilancio della Camera.
Come esperto di materie economiche ha avversato duramente le riforme di Obama, proponendo un suo piano finanziario alternativo, The Path to Prosperity: Restoring America's Promise, un aggiornamento delle sue Roadmap for America’s Future 2008 e 2010 ("La via della prosperità"), quale proposta per ridurre il deficit federale e riformare il codice fiscale.
Divenuto il piano sul budget del GOP, prevede una riduzione graduale della spesa pubblica di 5200 miliardi di dollari in 10 anni, diminuendo e semplificando il sistema fiscale con due aliquote fiscali (il progetto puntava a ridurre l'imposizione fiscale sulle imprese a un massimo del 25% a fronte del 35% attuale).
La camera dei Rappresentanti a maggioranza repubblicana lo ha approvato per il 2013 come modello di legge finanziaria costruita in base al suo progetto (228 voti a favore di cui nessuno dai Democratici e 191 voti contrari, di cui 10 Repubblicani); si tratta però di un atto puramente politico formale senza ulteriori conseguenze, perché al Senato i Democratici hanno ancora la maggioranza e non lo approveranno mai.
Tra gli oppositori al piano di Paul Ryan spiccano, nel suo stesso partito, sia Ron Paul che Rand Paul, entrambi hanno contestato "The Path to Prosperity", considerandolo rispettivamente troppo moderato, privo di veri tagli alla spesa nel settore militare e lontano dal raggiungere il pareggio di bilancio in tempi brevi. 
Il budget di Paul Ryan prevede infatti tagli molto graduali alla spesa pubblica (una riduzione delle dimensioni del governo federale dal 24% al 20% circa di PIL), soprattutto attraverso la riforma della sanità e della previdenza sociale.
Sulla sanità, Ryan propone l'introduzione di un "buono sanità" per permettere a chiunque di acquistare un'assicurazione privata e scegliere la miglior struttura ospedaliera.
Il sistema attuale prevede sconti solo per i datori di lavoro che forniscono una copertura ai loro dipendenti, col risultato che un dipendente licenziato resta scoperto.
Nella riforma di Ryan, invece, il buono sanità e l'assicurazione sarebbero al portatore, dunque nessuno rimarrebbe scoperto.
Gli Stati locali interverrebbero autonomamente per aiutare i casi più difficili; per i meno abbienti e i pensionati, i programmi Medicare e Medicaid verrebbero riformati anche qui in modo personalizzato: un aiuto al paziente che però rimarrebbe libero di scegliersi la sua copertura sanitaria.
Sulla previdenza sociale, Ryan propone la "riforma cilena" delle pensioni: ciascun lavoratore avrebbe piena libertà di scegliersi il proprio fondo pensione in cui investire i propri risparmi.
Nonostante le fondate critiche, la sua parziale approvazione in seno al GOP del piano ha consentito a Ryan di affermarsi nei palazzi di Washington e di aspirare ad un ruolo di vicepresidente nel ticket con Mitt Romney.
La scelta fatta in suo favore come numero due di Mitt Romney è arrivata a sorpresa, scalzando Marco Rubio, astro nascente del Partito Repubblicano, di origine cubana e Rob Portman, già collaboratore di Bush padre e figlio.
A vantaggio di Ryan hanno pesato a suo favore la conoscenza dei temi economici, le ricette che negli anni ha proposto per rimettere in moto l’economia, oltre al suo essere considerato da molti un “ultraconservatore” ben visto dai Tea Party.
Il Wall Street Journal è uscito con un editoriale non firmato dal titolo: Perché non Paul Ryan? nel quale Ryan è presentato come un politico che crede veramente nelle sue idee e che pone con genuina convinzione il problema di ridefinire il ruolo dello Stato prima che sia troppo tardi, prima che ci si riduca come la Grecia o l'Italia; e che per di più sa farlo col sorriso, un po' come faceva Reagan.
In realtà proprio come faceva Reagan, a fronte delle promesse, è intenzione di Ryan in accordo con Romney attuare keynesismo militare basato sul deficit spending, aumentando ulteriormente le spese militari senza una copertura di bilancio.
A stretto giro di boa, all'editoriale del WSJ ne è seguito un altro di rincalzo firmato ed intitolato The Ryan Express.
L'ala neoconservatrice del partito lo ha subito endorsato in modo alquanto esplicito al fine di bilanciare verso destra l'agenda di Romney ritenuta troppo centrista agli occhi degli elettori dell'elefante.
Il settimanale Weekly Standard, testata di riferimento del mondo neoconservatore, con un editoriale ha sponsorizzato il ticket Romney-Ryan; Rich Lowry, direttore della prestigiosa rivista neocon National Review, ha firmato sul quotidiano conservatore New York Post e sul sito The Politico un corsivo nel quale invita i repubblicani a "non avere paura di Ryan".
Se gli americani non devono aver paura di Ryan, lo dovrebbero avere le popolazioni in Medio Oriente; in politica estera è infatti un falco neocon favorevole al Patrioct Act, all'abolizione del habeas corpus giudiziario per i sospetti terroristi.
È inoltre favorevole all'intervento militare contro gli impianti nucleari iraniani, al prolungamento indefinito della missione in Afghanistan e persino ad un ridispiegamento di truppe statunitensi in Iraq.
A fronte della fama di liberista estremo, in realtà Ryan propone a fronte di tagli marginali nel Welfare, aumenti ben più consistenti nel Warfare; accusando in ogni caso l’amministrazione Obama di voler tagliare arbitrariamente i servizi di Medicare, prelevando dalle sue casse ben 716 miliardi di dollari destinati a foraggiare l’Obamacare.
Durante la Convention Nazionale Repubblicana a Tampa, Ryan nel suo discorso di accettazione della nomination a candidato vicepresidente ha dichiarato:
«La scelta è drastica: porre limiti alla crescita economica, o al peso dello Stato. Noi scegliamo di limitare il peso dello Stato.
Nonostante tutte le tasse occulte o palesi che milioni di piccoli imprenditori dovranno pagare (per l’Obamacare, ndr), i pianificatori di Washington non avevano ancora soldi a sufficienza. Ne volevano di più. Avevano bisogno di centinaia di miliardi in più. E così li hanno sottratti al programma Medicare (assistenza medica per gli anziani, ndr). Settecentosedici miliardi di dollari drenati dal Medicare. Un dovere nei confronti dei nostri genitori e nonni è stato sacrificato sull’altare di nuove coperture assicurative che non abbiamo neppure chiesto». Paul Ryan non vuole sopprimere il Medicare ma privatizzarlo, istituendo un sistema di buoni-sanità per gli “over 65”, da spendere nel libero mercato.
«Il miglior modo per salvare Medicare e rafforzarla, per mantenere le promesse fatte alla generazione delle nostre mamme, è una riforma per la mia generazione. Perché altrimenti Medicare andrebbe in bancarotta».
A ciascuno dei cittadini con 54 anni o meno di età, secondo le linee della sua riforma, verrebbe data una «lista di opzioni di copertura sanitaria garantita, compresa l’attuale Medicare. Noi pensiamo che il potere di 50 milioni di cittadini anziani, ciascuno in grado di scegliere il piano di copertura che meglio si adatta alle proprie esigenze, produca dei risultati molto migliori rispetto ad un piano di Obama, in cui le decisioni verrebbero prese da soli 15 uomini».
Sul debito pubblico di 16mila miliardi di dollari, cresciuto di 5mila miliardi in 4 anni: «Il presidente Obama ha aggiunto più debiti di qualsiasi altro presidente prima di lui, molti più di tutti i governi europei messi assieme».
Ma il fattore che ha alzato di più l’indebitamento, come spiega Miles Mogulescu sull’Huffington Post, sono stati gli sgravi fiscali adottati nell’era Bush i quali non hanno coperto i buchi di bilancio delle guerre in Iraq e Afghanistan.
Un’altra inesattezza pronunciata da Ryan a Tampa riguarda l’accusa rivolta a Obama sulla chiusura di un impianto di General Motors nella natia Janesville, in Wisconsin, che in realtà ha chiuso i battenti mentre George W. Bush era ancora alla Casa Bianca.
Ryan ha anche accusato il presidente Obama di aver provocato il downgrade dell’America da parte di Standard & Poor’s, anche se l’agenzia di rating specificò nell’estate 2011 che il taglio era dovuto all’ostruzionismo dei Repubblicani al Congresso.
Il messaggio di Ryan si fonda sul sogno americano, quello dell’individuo pioniere e creatore: «Dietro ad ogni piccola impresa, c’è una storia che merita di essere conosciuta. Tutti i negozi nelle vie e piazze delle nostre città e cittadine, ristoranti, lavanderie, palestre, barbieri,negozi di computer, non sorgono dal nulla. C’è tanta passione dietro a ciascuno di questi negozi. E se i loro proprietari dicono che hanno fatto tutto da soli, essi vogliono dirci che nessun altro ha lavorato sette giorni alla settimana al posto loro».
La competizione fra privati dovrebbe logicamente portare ad una riduzione dei prezzi; estendendo il discorso all’economia, in senso lato, Ryan ribadisce che la ripresa sarà ricercata soprattutto tramite una riforma fiscale.
Per quanto riguarda i tagli della spesa pubblica, Ryan promette che non saranno decisi dal governo federale, ma saranno votati dal Congresso, lasciando dunque spazio ad una discrezionalità degli eletti la quale ha però comportato un incremento della soglia di indebitamento federale costante nel tempo anche quando gli elettori hanno dato a GOP pieni poteri sia a livello esecutivo che legislativo, evitando il check and balance tra poteri.
Ryan è ovviamente convinto che lui e Romney riusciranno nonostante le differenze nella missione di far ripartire l'America; «siamo di due generazioni diverse, siamo diversi, ma non sulle cose che contano. Abbiamo un piano solido per la classe media, con l’obiettivo di creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi quattro anni».
Promesse iperboliche a parte, il fatto che Ryan possa descriversi come non differente da un noto RINO (Republican In Name Only) come Romney, non è solo il tentativo di stemperare le diversità sotto la “grande tenda” ma esemplifica bene un problema di coerenza di fondo presente nel ticket in ambedue i candidati GOP, più volte denunciato dai libertari ma troppo spesso sottaciuto dai massmedia d'apparato repubblicano; questi ultimi peccando di faziosità partigiana preferiscono chiudere gli occhi e sognare di non vedere più Obama nello studio Ovale.


Paul Ryan lo statalista keynesiano amante del libero mercato

A fronte di un Romney che non entusiasma i conservatori del partito Repubblicano si è presto affermato dopo il suo annuncio, sui massmedia e tra i commentatori, la figura del suo vice, Paul Ryan, il quale è decritto positivamente o negativamente come l'uomo del liberismo, del darwinismo sociale sfrenato e del meno Stato per la classe media.
In realtà, come sul miliardario mormone, anche su Ryan permangono dubbi e critiche sul suo operato, ritenuto da alcuni osservatori come molto retorico ed opportunista a livello d'immagine.
Ryan, a seguito dell'ondata Tea Party nel 2010, si è presentato come paladino della bassa fiscalità e contro il Big Government, ma in realtà il suo record personale di votazioni favorevoli dice altro: espansione del Medicare nel 2003, sussidi immobiliari nel 2006 (pari a 70 milioni di dollari), approvazione del Head Start Act nel 2007, approvazione dei TARP del 2008 promossi da Bush jr,  salvataggio di GM e Chrysler per 15 miliardi di dollari, estensione dei sussidi di disoccupazione da 39 a 59 settimane nell'Ottobre 2008, promozione della carta d'identità nazionale, ha votato i programmi per l'infanzia e i programmi di stimolo economico 2008 (HR 5140) e nel 2009 per altri 192 miliardi di dollari.
Nell'attuale campagna elettorale, Ryan propone lo sviluppo nella ricerca di petrolio e gas (trovando  appoggio anche dai governatori di Louisiana, Alaska, Texas, Mississippi, Alabama, South Carolina e Virginia) per esplorare le coste statunitensi e riprendere le trivellazioni, con la riduzione dei poteri dell’Environmental Protection Agency (Epa, l’agenzia che si occupa della protezione dell’ambiente) e quella del programma di sostegno alla green economy del dipartimento dell'Energia (scelte che, ovviamente, peseranno anche in chiave elettorale anche in Stati chiave e in bilico come Colorado e Iowa, dove c'è un grande sostegno per le energie rinnovabili).
Nel 2009, Paul Ryan, quale semplice deputato repubblicano bollava il pacchetto di stimolo di 787 miliardi di dollari per l'energia, sostenuto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, come una spesa folle e uno spreco di denaro pubblico.
Tal tesi sostenuta anche ora che corre per la carica di vicepresidente degli Stati Uniti è però in contraddizione con quanto sempre da lui scritto negli stessi giorni del 2009 in almeno quattro lettere indirizzate al segretario per l'Energia Steven Chu chiedendogli di destinare milioni di dollari a un gruppo di enti “ambientalisti” del Wisconsin, suo Stato di elezione, secondo un’inchiesta del Boston Globe, quotidiano del Massachusetts.
I documenti mostrano che Ryan avrebbe messo in atto diversi tentativi di trarre vantaggio elettorale dalla destinazione dei fondi, nonostante il voto contrario alla Camera e le sue pubbliche dichiarazioni.
L’attività di lobby del candidato alla vicepresidenza sembrerebbe aver anche portato i buoni frutti agli enti del Wisconsin, che sarebbero state destinatari di diversi milioni di dollari di aiuti, serviti ad aiutare migliaia di imprese locali a migliorare l’efficienza energetica nelle abitazioni dello Stato americano.
In altre missive scritte da Ryan, si loderebbe il programma energetico dell’amministrazione Obama, che ha fatto della riduzione della dipendenza da fonti fossili e del sostegno a tecnologie verdi una sua bandiera.
In una missiva del 18 dicembre 2009, Ryan scriveva a Chu ringraziandolo per conto della Wisconsin Energy Conservation Corporation, società attiva nel campo dell’efficienza energetica.
La WECC, grazie al suo sostegno al progetto, avrebbe ottenuto molti milioni di dollari, consentendo ai cittadini del Wisconsin di risparmiare sui costi energetici; inoltre, il progetto ha permesso la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e di stimolare l'economia locale attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro.
Il 5 ottobre 2009, sempre in una lettera al segretario all’Energia Chu, Ryan ha chiesto aiuti per un ente no-profit, l’Energy Center of Wisconsin, che aveva presentato una richiesta di aiuto nell’ambito del programma Geothermal della legge Recovery Technologies, che ha poi ottenuto circa 240.000 dollari.
Lo stesso giorno Ryan invece in un’altra lettera ha inviato una richiesta di aiuto per conto dell’Energy Center College di Milwaukee, per favorire la formazione di operatori in tecniche di risparmio energetico. Per questo programma, il governo ha stanziato 740.364 dollari.
 Nel 2006, secondo Wikileaks, una delegazione del Congresso Usa avrebbe consigliato al Partito del Congresso indiano di Sonia Gandhi come esercitare pressioni sul Congresso sul tema della cooperazione USA-India in fatto di tecnologia nucleare.
La signora Gandhi sembrava sorpresa di sentire che gli sforzi esistenti non stavano raggiungendo i Rappresentanti, i quali hanno sottolineato l'importanza di ricevere feedback dai loro elettori nei loro uffici distrettuali, al contrario di Washington.
Tra i membri che hanno offerto tale consulenza, nonostante polemiche intorno alla questione (vale a dire, la possibilità che alimentavano un corsa agli armamenti nel subcontinente asiatico) vi è proprio Paul Ryan, assieme all'ex presidente della Camera Dennis Hastert (R-Illinois) e l'attuale segretario dei Trasporti Ray LaHood.
Anche sul piano economico sono state rilevate contraddizioni tra il suo approccio teorico neocon a favore della Democrazia e i rapporti economici con Paesi pianificati a partito unico, quale ad esempio il Vietnam.
Ryan ha riconosciuto le violazioni dei diritti umani nel Paese nel quadro di un eventuale accordo di libero scambio ma solo per quanto riguarda la sua legittimità politica.
In altre parole, la posizione Ryan in materia di diritti umani e di libero scambio sembrano essere funzionali alla seconda delle due posizioni.
Visitando il Cile nel 2008, Ryan ha difeso il piano di salvataggio del Dipartimento del Tesoro, sottolineando che «era necessario per evitare il collasso del sistema finanziario».
In un altro meeting del Dicembre dello stesso anno, con il Capo di Gabinetto argentino, Sergio Massa, Ryan ha elogiato l'interventismo economico-monetario della Federal Reserve; osservando che tra i molti strumenti dispiegati per affrontare la crisi, particolare attenzione veniva prestata alla politica monetaria che in precedenza aveva cercato di contenere l'inflazione, ma che ora era necessaria per indirizzare il potenziale deflattivo.
Ha definito «storico» il ruolo della Federal Reserve e la sua decisione di abbassare i tassi di interesse quasi a zero. In ultima analisi, la cosa importante è per Ryan l'aver riparato il sistema finanziario, imponendo una maggiore trasparenza e mantenendo la speculazione fuori controllo. Ha anche elogiato il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke quale uno dei più importanti studiosi della Grande Depressione, e che le conclusioni del lavoro accademico di Bernanke erano sulle conseguenze negative dovute alla mancanza di liquidità nel sistema con l'emanazione di misure protezionistiche.
La posizione economica di Ryan è prettamente monetarista-keynesiana differenziandosi nettamente, quale antitesi, da quelle di ambito economico austriache divulgate da Ron Paul e dagli economisti libertari di quella scuola.
I flip flop di Ryan in economia non sono di poco conto, egli sembra in conflitto tra la sua immagine pubblica e quanto personalmente crede come moralmente giusto.
Ryan fautore all'estero della pianificazione monetaria espansiva è lo stesso che, in un intervista al Milwaukee Journal-Sentinel del 2010, afferma «ditemi un un nome di una nazione nella storia che ha prosperato attraverso la svalutazione della sua moneta», salvo poi affermare nella stessa intervista il suo eterno amore per la politica monetaria ortodossa (keynesiana).
Ryan si attribuisce di aver riconosciuto i vantaggi della svalutazione della moneta, e a telecamere spente, pare abbia espresso fiducia nella lotta della Fed contro la deflazione, riconoscendo «le conseguenze negative di portar via liquidità dal sistema» in tempi di un brusco rallentamento.
Queste politiche di riduzione del costo del prestito di denaro e del prezzo del dollaro americano sui mercati dei cambi professate da Ryan, minano il potere d'acquisto del dollaro dei contribuenti e non aumentano l'occupazione; supportandole, Ryan mostra il suo bluff economico di critico retorico degli sforzi aggressivi della Federal Reserve per stimolare la crescita.
Con il riconoscimento dietro le quinte dell'importanza di «mantenere la speculazione sotto controllo», è lecito dubitare del suo impegno per la causa del governo minimo di piccole dimensioni poco regolamentato.
Sembra dunque assai plausibile ritenere che le sue convinzioni incrollabili sul libero mercato e l'iniziativa dei piccoli risparmiatori nel far ripartire l'America, siano in realtà considerazioni di maniera, opportuniste; degli slogans legati al clima di crisi economica e alla necessità da parte dell'establishment Repubblicano di dirottare utilitaristicamente lo scontento crescente nella popolazione (già manifestatosi con la presenza dei Tea Party e col crescente movimento libertario fuori e dentro al GOP) non verso un vero libero mercato, ma in supporto delle solite fallimentari pratiche dirigiste di sistema.

Paul Ryan il “randiano” devoto

Nell'ambito dei valori, il candidato vicepresidente GOP, Paul Ryan è  senza dubbio un fervente cattolico tradizionalista, a fronte della fede mormone di Romney, la sua nomina nel ticket cerca di attrarre il voto di tale influente comunità religiosa all'interno della Destra religiosa (benché perlopiù protestante) e dei latinos.
L'annunciato sostegno della Casa Bianca ai matrimoni gay hanno indubbiamente mobilitato i conservatori cattolici contro Obama; l'indebolimento del presidente tra i cattolici è da attribuirsi alla tensione che si è venuta a creare tra l'amministrazione e la Chiesa cattolica quando il governo ha imposto un mandato federale che obbliga tutti i datori di lavoro a includere la copertura degli anticoncezionali nei loro piani assicurativi.
Nel 2010 Ryan ha paragonato la decisione della Corte Suprema che legalizzò l’aborto a quella del 1857 che dichiarava che gli schiavi non erano legalmente persone. «Dopo che l’America ha vinto le dure battaglie dell’ultimo secolo contro l’ineguaglianza dei diritti umani, nelle forme del totalitarismo all’estero e della segregazione all’interno, trovo incredibile che vi sia ancora qualcuno che possa difendere l’idea che un essere umano ancora non nato non abbia dei diritti» ha scritto Ryan.
L’anno successivo ha presentato una proposta di legge, mai votata, che darebbe a un uovo fecondato gli stessi diritti legali di una persona, ha anche presentato delle proposte di legge che renderebbero illegali alcuni tipi di anticoncezionali e l’inseminazione artificiale.
La posizione ufficiale della campagna 2012 di Romney (che pure in passato aveva sostenuto il diritto all’aborto), ribadita da Ryan anche nel dibattito televisivo tra candidati vicepresidenti con il rivale Biden, è quella di porre fine ai sussidi federali per la pianificazione familiare e vietare l’aborto in tutti i casi, salvo in quelli di stupro, incesto e pericolo per la vita della madre.
La campagna di Obama ha sottolineato che anche sul tema più ampio dei diritti delle donne, Ryan al Congresso ha votato contro la prima legge passata dal presidente appena eletto, che aboliva la restrizione temporale per ricorrere contro un trattamento economico discriminatorio da parte di un datore di lavoro.
Sui diritti civili, Ryan ha votato a favore di un emendamento costituzionale per definire il matrimonio la sola unione tra un uomo e una donna.
A causa delle sue posizioni religiose cattoliche, e politiche (social-conservatorismo compassionevole), Ryan mostra profonde contraddizioni sul fronte ideologico, a livello di riferimenti culturali con la figura di Alissa Rosenbaum, nota come Ayn Rand, filosofa ebrea di origine russa emigrata negli Usa per fuggire alla repressione sovietica e morta in America 30 anni fa.
Negli anni ’20, Ayn Rand pubblicò il suo primo romanzo sull’incubo comunista (Noi Vivi) nel 1936, quando l’America stava diventando sempre più sovietica con Franklin Delano Roosevelt attraverso la convinzione di questi che dovesse essere lo Stato a dirigere l’economia.
Nel 1939 pubblicò Antifona, novella distopica in cui dimostra che un regime che cancelli la libertà individuale possa far tornare la società all’età della pietra.
Nel 1943, in piena guerra, pubblicò La Fonte Meravigliosa, vita di un architetto che lotta contro tutti i conformismi e riesce ad affermarsi.
La rivolta di Atlante venne pubblicato nel 1957 ed è tornato ad essere un best seller nel 2009, l’anno della crisi e della nascita dei Tea Party.
Narra una storia distopica in cui s'immagina un’America sempre più collettivizzata e autodistruttiva dove però, un gruppo di intellettuali, scienziati e imprenditori, riesce a disertare e fondare una propria piccola nazione libera.
La filosofia della Rand fu da lei stessa chiamata Oggettivismo in antitesi all'Idealismo, essa si basa sul realismo, il razionalismo, l'egoismo, il capitalismo e la bellezza.
Realismo: la realtà oggettivamente esiste, non è una nostra percezione, né la proiezione di nostre idee.
Razionalismo: la mente umana non crea, ma esplora la realtà e cerca di capirla attraverso un processo di apprendimento progressivo.
Egoismo: solo una mente libera può esplorare e capire la realtà. L’individuo, dunque, deve essere pienamente indipendente.
Capitalismo: in un sistema di uomini indipendenti, nessuno deve comandare e nessuno deve sacrificarsi per il bene degli altri; l’unico in cui gli uomini siano realmente alla pari è il sistema capitalista: né servi, né padroni, solo “mercanti” che interagiscono fra loro con scambi volontari.
A ciascuno sono garantiti pari diritti di vita, libertà e proprietà individuale ma lo Stato non deve avere alcun ruolo attivo in questo sistema, se non quello di garantire la protezione dei diritti individuali dalla violenza.
Bellezza: benché apparentemente inutile, anche l’estetica ha la sua importanza, perché è il “barometro della civiltà”; solo una società libera, che riconosce il valore dell’individuo e dei suoi successi, persegue la ricerca della bellezza (umana) e la riproduce nell’arte.
 Dal 2005 Paul Ryan ha iniziato a frequentare l'Atlas Society, spiegando alla stampa come le sue idee e principi derivino tutte dalla lettura di Ayn Rand; egli si dichiara suo allievo devoto, ma se ancora fosse viva, Ayn Rand non avrebbe gradito le idee e le azioni del suo sedicente “allievo”.
La filosofa individualista russa non avrebbe mai dato il suo voto o appoggio al candidato cattolico, in quanto atea, anticlericale, sostenitrice dell'egoismo razionale e notoriamente favorevole al diritto di abortire; l'esatto opposto di Paul Ryan, cattolico praticante anti-abortista convinto e sostenitore del principio di sussidiarietà (dunque di un welfare attuato da comunità volontarie e corpi intermedi e non dal governo federale). 
Paul Ryan è un riformatore pragmatico, non intende neppure nel lungo periodo ridurre lo Stato alle sole funzioni di difesa, ordine pubblico e giustizia (come prescritto dalla Rand), ma riformarlo per riassestare approssimativamente i conti pubblici.
Ryan è dunque un efficentista del sistema attuale, un sostenitore di graduali e pragmatiche riforme economiche, laddove la Rand propendeva quantomeno allo Stato minimo pur senza arrivare alla sua abolizione come proposto dai libertari.
Come ha evidenziato Yaron Brook presidente dell'Ayn Rand Institute, Paul Ryan non segue in quel che vota gli insegnamenti filosofici della scrittrice, è anch'egli un moderato come Romney.
Sicché grazie, non solo a Ryan, il nome della Rand sta paradossalmente tornando sulla bocca di tutti in America, nonostante il Congressista deformi l'immagine della Rand in un surrogato di propaganda a proprio uso e consumo.
L'oggettivismo, al di là dei romanzi, in quanto rigorosamente ateo e selettivo, è meno diffuso in America come corrente di pensiero, anche rispetto al più agnostico, possibilista libertarismo, ha dunque pochi canali di divulgazione ed è quindi facilmente stereotipabile dalla stampa di destra e sinistra a seconda del caso.
A differenza del libertarismo, non essendo completamente antistatalista può essere facilmente fatto proprio politicamente dai neocon e da politici prezzolati per ridar smalto alla loro immagine in tempi di crisi economica, operando una sua riduzione ad un reaganismo retorico ideale.
L'interessamento di Ryan per la Rand, seppur anteriore alla crisi del 2008, potrebbe però far riferimento più che sull'aspetto dottrinario-ideologico proposto dalla scrittrice, alla suggestione per la trama de La rivolta d'Atlante, narrante la storia di un'azienda ferroviaria, con la storia dell'azienda di costruzioni stradali della famiglia di Ryan.
Ma le critiche al corporativismo e al consociativismo tra economia e politica denunciato dalla scrittrice nei suoi libri, non pare siano state propriamente comprese da Ryan nelle sue linee di condotta politiche a Washington D.C.
Ayn Rand, personalmente, non scese mai nell’arena politica, era troppo individualista, non ammetteva che qualcuno interpretasse impropriamente la sua filosofia o l’accettasse solo in parte;  creò piccoli circoli intellettuali che però ebbero breve respiro e si frammentarono al loro interno anche a causa dei dogmatismi imposti dalla sua principale animatrice.
Al di là dei singoli successi, il movimento conservatore riscoprì il capitalismo di libero mercato grazie all’ispirazione di Ayn Rand, l’unica che difese moralmente quel sistema, ne esaltò la bellezza, anche estetica, con un entusiasmo quasi religioso.
Negli anni ’60, l’Oggettivismo trovò il suo primo sbocco anche in politica, uno dei movimenti a sostegno del candidato repubblicano Barry Goldwater nella campagna del 1964, era il Metropolitan Young Republican Club, di ispirazione randiana, diffondendo le sue idee attraverso la rivista Persuasion.
Tre i punti principali in agenda: diritto di aborto, diritto di proprietà sull’oro (e gold standard quale politica monetaria) e abolizione della leva obbligatoria.

Anche se Goldwater perse le elezioni contro Lyndon Johnson, il lavoro degli oggettivisti "persuasori" proseguì; nei tardi anni ’60 furono protagonisti della battaglia vinta contro la leva obbligatoria.

Quando Richard Nixon divenne presidente, nel 1969, consigliato da Martin Anderson (economista vicino alle posizioni randiane), formò una commissione per la riforma del servizio militare, da obbligatorio a volontario; ne faceva parte anche il giovane Alan Greenspan, che allora era un oggettivista convinto fautore del gold standard.
In America, quasi tutti i cosiddetti sostenitori del libero mercato si dicono fans dei romanzi della Rand, ovviamente Ryan come politico non fa eccezione, ma questo non significa che quanto da loro compiuto rispecchi i dettami di tale filosofia.
Le campagne elettorali non sono un circolo accademico e i politici come Ryan ne sono consapevoli;   elogiando pubblicamente il randismo, pur non mettendone in pratica gli insegnamenti, egli ne fa un mezzo, per cercare di garantirsi e finalizzare il sostegno alle urne dei Tea Party al seguito del ticket presidenziale dell'elefante.

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