domenica 4 novembre 2012

Lombardi, che fare?

di Paolo Amighetti

All'epoca di Twitter e Facebook, idee e notizie fanno il giro del mondo in pochi secondi; a maggior ragione, nel piccolo mondo coraggioso dell'indipendentismo basta un articolo per accendere vivi dibattiti. In queste ore si sta discutendo attorno alla proposta di Paolo Luca Bernardini apparsa recentemente su L'Indipendenza: che i movimenti separatisti lombardi, come Pro Lombardia Indipendenza e Domà Nunch, formino compatti un cartello, «Indipendenza Lombarda», che prema per il referendum sui confini. La modalità sarebbe quella già sperimentata dai veneti: il raccoglimento di un numero adeguato di firme, da consegnare al presidente della regione perché il Pirellone prenda atto della questione dell'indipendenza.

Alex Storti, militante di Pro Lombardia e convinto sostenitore della proposta, l'aveva già avanzata per conto suo qualche giorno prima che l'articolo di Bernardini venisse pubblicato: e ha aperto il dibattito sul gruppo Facebook dei sostenitori del movimento, riscuotendo l'approvazione di Andrea Givone. Membri di spicco come Giovanni Roversi, Alessandro Ceresoli e Nicola Di Luca ritengono tuttavia che i tempi non siano maturi per un'impresa del genere, e che sia meglio proseguire lungo la strada già intrapresa: quella del consolidamento di Pro Lombardia sul territorio. Il movimento ha fatto buoni passi avanti negli ultimi tempi, ma è nato soltanto 12 mesi fa: mancano la visibilità e le risorse sufficienti ad una campagna tanto impegnativa.
Il cielo di Lombardia, così bello quando è bello, è ancora nuvoloso: in Veneto volge al sereno, è vero, ma dietro alle scritte sui muri (Fora l'Italia dal Veneto!) e alle 20.000 firme di settembre ci sono una storia millenaria e una compattezza trasversale che vanno al di là dei colori di partito. La Lombardia, diceva Gianfranco Miglio, non genera uomini politici, e tantomeno uno spirito di spontanea coesione comunitaria. Storti per questo preferirebbe che Pro Lombardia abbandonasse ogni riferimento alla nazionalità e alla tradizione, facendo leva sul diritto all'autodeterminazione come valore inalienabile: come dargli torto? Come biasimare d'altra parte Roversi, Ceresoli e Di Luca, decisi prima di tutto a lavorare per infondere ai lombardi una coscienza che ancora manca? La questione rimane aperta: entrambe le parti hanno ragioni da vendere.

4 commenti:

  1. Non credo che le due posizioni siano in realtà contrapposte. Anch'io mi schiero per l'autodeterminazione, e credo che occorra portare la gente di Lombardia a comprendere un fatto ovvio quanto semplice: che non hanno alcuna buona ragione per continuare a soggiacere al giogo italiano. Un pizzico di coscienza e lucidità basterebbe a farci capire che siamo solo una vacca da mungere fino all'ultima goccia, per poi abbatterla e farne un sol boccone. A questo è arrivato il colonialismo italico, anche grazie a numerosi traditori di lombardissima stirpe. Non etnonazionalismo: AFFRANCAMENTO dagli aguzzini centralisti italiani.
    Giacomo Consalez

    RispondiElimina
  2. Personalmente ritengo i tempi non ancora maturi, tuttavia credo sia necessario prepararsi in modo assolutamente serio. L'Indipendenza credo sia ormai l'unica via per ridare salvezza alla Lombardia, Veneto e Piemonte.

    RispondiElimina
  3. Per adesso mi limito a segnalare un link che ho trovato molto interessante e che ha attirato la mia attenzione per via del simbolo utilizzato, una mia vecchia conoscenza... http://www.fronteperlaindipendenza.com/
    Faccio notare una frase particolarmente notevole tratta da un comunicato stampa di questa alleanza indipendentista friulana: "tutti quelli che abitano e amano il Friuli VG sono, a tutti gli effetti, "Friulani" (anche se nati a Casablanca, Timisoara, Praga, Budapest, Belgrado, Lubiana, Tirana, etc...) e
    devono lottare con noi per il progresso dei propri figli e delle loro future generazioni"
    Mi farebbe molto piacere che una dichiarazione simile apparisse sul sito del partito in cui milito, proLombardia-Indipendenza, a chiare lettere e senza reticenze.
    Per il resto della mia visione, mi permetto di riaggiornarci ad un articolo che intendo scrivere e sottoporre alla vostra encomiabile redazione. Intanto grazie per aver contribuito a mantenere vivo e, anzi, a rilanciare apertamente questo dibattito fondamentale per l'indipendentismo lombardo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quel simbolo è geniale. Quasi quanto quello di Padania Liberale e Libertaria!
      La frase che riporti, Alex, è significativa: penso che sia nell'interesse di Pro Lombardia, che pure è lontanissima dall'etnonazionalismo, slittare su posizioni di quel genere.
      L'intento dell'articolo era proprio quello di ravvivare e presentare una questione su cui tutti i lombardi che abbiano a cuore l'indipendenza dovrebbero ragionare. La redazione attende il tuo articolo con impazienza!
      Paolo Amighetti

      Elimina