venerdì 2 novembre 2012

Catastrofi naturali e responsabilità individuale



di Miki Biasi

Tutti rimaniamo impressionati dai disastri che sono capaci di generare le forze della natura. Alcuni, addirittura, arrivano a sostenere che se l’uomo fosse rimasto al suo posto, se non avesse manipolato la natura (la quale, in questa visione, gli si ritorce contro), insomma, se l’uomo non si fosse incamminato lungo la strada di quella che è stata chiamatà “civiltà occidentale”, non ci sarebbero stati questi disastri.
Tuttavia, come sappiamo, se l’uomo ha manipolato la natura, lo ha fatto anche con il precipuo motivo di difendersi da alcune sue manifestazioni che (egli stesso, l’uomo) percepiva come dannose: ha costruito case per difendersi dalle intemperie e dal gelo, argini contro la furia di fiumi in piena, sotterranei contro alcuni eventi atmosferici, case antisismiche, sistemi di prevenzione degli incendi e delle frane ecc. Insomma la natura, per certi aspetti, è sempre stata un problema, non lo è mica diventato ad un certo punto.


1. Aspetti generali

Le modalità con cui l’uomo ha cercato di risolvere il problema dei danni provocati da eventi naturali sono classificabili (in via generale) secondo 2 grandi linee: spostarsi da luoghi particolarmente caratterizzati da tali eventi a luoghi in cui essi (gli eventi dannosi) sono presenti in misura drasticamente minore e tollerabile; ingegnarsi in soluzioni per difendersi da quei particolari eventi o per limitarne la capacità distruttiva.
Spesso, seguendo la seconda di queste linee, l’uomo è potuto ritornare nei luoghi dai quali (seguendo la prima linea) era fuggito: elaborando soluzioni difensive e limitative dei rischi, anche in quei luoghi diveniva possibile vivere in maniera serena e con meno preoccupazioni.

Per quale motivo l’uomo, per molto tempo, ha tenuto un simile comportamento? Perché non ha costruito le sue case proprio in quei posti? Perché ha deciso di non svolgere, in quei posti, molte delle proprie attività?

Certo, i fattori sono numerosissimi, e per lo più soggettivi (la stessa percezione di qualcosa come dannoso è soggettiva), ma, tra i tanti, qui ce ne interessa uno in particolare: la responsabilità individuale. Questo concetto è antico e, nella comune accezione, sta a significare “sopportare i costi delle proprie azioni senza la possibilità di addossarli ad altri, eccetto che con il loro consenso”

Il concetto di responsabilità individuale è sicuramente da annoverare tra i fattori (che sono sicuramente più d’uno) determinanti delle 2 modalità (o linee) d’azione seguite dall’uomo durante la propria storia: se decido di spostare la mia dimora o la mia attività in un luogo ad alto rischio di eventi naturali catastrofici, non posso, una volta danneggiato dall’evento naturale, obbligare gli altri ad aiutarmi ad uscire da questa situazione in cui mi sono cacciato. Quindi, se voglio evitare questa situazione, non mi resta che decidere o di allontanarmi da quel posto in cerca di un luogo (soggettivamente) più tranquillo, oppure di ingegnarmi nel limitare il più possibile gli effetti dannosi tipici del luogo (se proprio ci tengo a vivere in quel posto).nota1


2. Realtà odierna

Se veniamo ai nostri giorni, la situazione è parecchio diversa.nota2  Da cosa ce ne accorgiamo?
Di certo NON dal fatto che delle persone sopportano costantemente i danni derivanti da eventi naturali, in quanto ciò potrebbe dipendere dalla scelta soggettiva di vivere in un certo posto sopportandone i costi.
Allora, ripeto, da cosa ce ne accorgiamo?
Dal fatto che la gente non sopporta più i costi delle proprie scelte: lo Stato (con i soldi gentilmente concessi dai contribuenti) interviene, ogni volta che c’è una catastrofe, con accise, tasse e compagnia bella.
Insomma, l’opposto della responsabilità individuale: nel momento in cui posso scaricare i costi delle mie azioni sugli altri, facilmente il costo che l’azione ha per me si abbassa e ciò può spingermi a compiere l’azione rischiosa sprezzante dei suoi costi reali (soggettivi, ovviamente).

Sta solo qui la differenza tra il sistema statale e il sistema della responsabilità individuale?
No di certo. Come abbiamo detto, la responsabilità individuale è un freno alle azioni sconsiderate, ma  NON lo è SOLO perchè spinge ognuno a sopportare i costi delle proprie azioni generando quelle 2 famose linee d’azione(di cui ho parlato all’inizio).

Nella definizione data di “responsabilità individuale”, c’è un elemento che abbiamo finora tralasciato: io non posso scaricare i costi delle mie azioni sugli altri, ECCETTO che con il loro CONSENSO.
Dunque, gli uomini possono decidere consensualmente di scaricare il costo (che nel nostro caso assume la forma del rischio) delle prorpie azioni su altri uomini che in cambio di ciò possono richiedere qualcos’altro: la figura che più si afferma in questo campo è l’assicurazione.

Un sistema di assicurazioni private (ovviamente “non obbligatorie”) sarebbe un ulteriore freno contro le azioni sconsiderate: l’assicurazione valuta i rischi (in questo caso derivanti da eventi naturali) che incombono su di un determinato corso d’azione e sulla base di questa valutazione stabilisce un premio (in denaro) più o meno alto a seconda che il rischio sia più o meno elevato.
Chi desiderasse vivere in luoghi più rischiosi, nel caso in cui volesse assicurarsi (scaricando il costo sull’assicurazione), dovrebbe pagare un premio più alto. Questo potrebbe scoraggiare molti dalla scelta, inducendoli a spostarsi in luoghi meno rischiosi (dove il premio in denaro, richiesto dalle assicurazioni, sarebbe più basso). Inoltre le stesse assicurazioni, al fine di diminuire il rischio (e quindi i propri costi), potrebbero richiedere ai clienti l’adozione di particolari misure difensive o limitative degli eventuali danni; ma esse stesse (le assicurazioni) sarebbero incentivate a studiare misure sempre più efficaci in quanto ciò permetterebbe di abbassare il premio nelle zone più a rischio (portando più clienti).

I premi richiesti dalle assicurazioni fungerebbero da indicatori del rischio, permettendo agli uomini anche di compiere in maniera più consapevole le proprie azioni.

La responsabilità individuale, come abbiamo potuto notare, non è solo un valore in sè, ha anche la sua utilità. Questo è la tesi che il mio minuscolo contributo ha voluto sostenere.


Nota per i probabili fraintedimenti:  leggendo con attenzione l’articolo, è facile notare come non si sia mai affermato CHE in un sistema di libero mercato vengano del tutto eliminate le catastrofi e CHE queste siano esclusivamente colpa dello “Stato cattivo”. D’altronde, come è stato più volte ripetuto, ognuno, in un sistema di libero mercato, deve essere libero di fare le proprie scelte assumendosene i costi: ciò significa che una comunità che voglia vivere sul cratere di un vulcano attivo potrà farlo e perire.

Nota per gli austriaci: per rendere più scorrevole l’articolo ho utilizzato la parola “costo” sia per intendere il “costo soggettivo” sia per intendere le “perdite” (loss).




Nota 1
Soluzioni di questo tipo non nascono dalla mattina alla sera e, ovviamente, necessitano, per nascere, di un particolare ambiente sociale, che è poi quello che crea la cooperazione sociale di libero mercato. (Per chi voglia criticare quanto appena scritto, sono pronto a dare una giustificazione migliore nei commenti)

Nota 2
Pare, però, che attualmente il governo italiano stia incominciando a muoversi nella direzione di una pseudo responsabilità individuale, tramite un sistema di assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali.

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