sabato 27 ottobre 2012

Libertà (in)costituzionali

di Paolo Amighetti



L'unità italiana è intoccabile, lo dice la Costituzione. L'articolo 5 non lascia dubbi: la repubblica è una e indivisibile. Non si può lacerare lo stivale: i secessionisti dovrebbero mettersi il cuore in pace. Eppure l'indipendentismo gode in Veneto di un crescente consenso; movimenti come Veneto Stato e Indipendenza Veneta stanno catturando l'interesse della società civile, e all'estero già si discute su come si evolverà la situazione nei prossimi mesi. Le ventimila firme a favore di un referendum per l'indipendenza del Veneto non sono uno scherzo; e non si dovrebbe far spallucce dei 42 consiglieri regionali su 60 che desiderano indire una seduta straordinaria per discutere di indipendenza.
Mentre il Veneto lavora a pieno regime per lasciarsi alle spalle lo Stato italiano, il Palazzo ribadisce che in ogni caso l'unità deve essere salvaguardata: difende cioè a spada tratta i principi costituzionali, anche a costo di sopprimere la volontà di una parte della popolazione. Lo Stato cosiddetto «democratico» fa una ben magra figura. Non deve stupire: le costituzioni, nate per limitare il potere sovrano, ne sono oggi lo strumento. Una domanda sorge spontanea: la legge tutela i nostri interessi, o quelli dello Stato? Franz Kafka diceva che «le catene dei popoli sono fatte con la carta dei ministeri». Nel nostro caso, la carta famigerata è proprio quella costituzionale: liberiamocene.



2 commenti:

  1. La Costituzione Italiana è il più grande ostacolo alla libertà in questo paese. Il fatto stesso che esista un articolo che prevede l'esproprio da parte della collettività di una proprietà individuale la dice lunga sul documento.

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    1. Verissimo Fabristol. "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nei limiti e nelle modalità previste dalla costituzione": come dire che se nella costituzione ci fosse scritto "vietato respirare" dovremmo fare a meno dell'ossigeno.
      Paolo Amighetti

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