sabato 13 ottobre 2012

Libero mercato: Fumo SI o Fumo NO?

di Miki Biasi



    Il fumo delle sigarette…
Come il sigaro ieri e la pipa l’altro ieri, al giorno d’oggi è la sigaretta che piace.
Qualcuno, però, odia il fumo che ne consegue all’uso.
Non ho la minima idea se, oltre a dar fastidio, faccia anche male ai non fumatori. Ammettiamo, però, che sia così. Questo non potrebbe che essere un motivo in più per chiedere al governo di intervenire, giusto?
Quindi chiediamo insieme:  “O’ Governo, abolisci l’uso del fumo e punisci i fumatori perché loro ignorano il male che si procurano e quello che arrecano agli altri.”

Pare che questa richiesta, qualche tempo fa, sia giunta a destinazione.
Tuttavia, al governo doveva esserci qualcuno con un posticino, nel suo cuore, riservato alla libertà individuale: la richiesta non ebbe fortuna, per lo meno, nelle case degli abitanti di quel territorio che suol chiamarsi Italia.

Cosa è stato disposto quindi?


Ci si è limitati a proibire l’uso delle sigarette nei luoghi pubblici (pubblica amministrazione, scuole ecc…) e aperti al pubblico (quindi anche luoghi di proprietà privata tipo bar ed altri esercizi commerciali).
Tuttavia, nonostante l’attenuazione,  gli obiettivi sono rimasti i medesimi:  salvare i fumatori e la loro salute da loro stessi  e tutelare coloro che potrebbero essere danneggiati dal vizio dei fumatori.
Se il primo fine può essere considerato poco nobile, il secondo è da considerarsi lodevole, purchè si dimostri la connessione tra il fumo prodotto dall’utilizzo delle sigarette da parte di alcuni individui ed i danni provocati ad altri soggetti. Ovviamente, noi daremo ciò per scontato.
    
   Fatta questa, si spera utile, premessa, diamo un senso a questo articolo analizzando la legge e i fini che la sottendono. Successivemente si proporrà/esporrà  un diverso modo di raggiungere quei fini.

1. Analisi dei fini e critica dei mezzi per raggiungerli.

    Ho detto che il primo fine è ignobile?
Certo, ma dipende dai punti di vista: è certamente lodevole “cercare di convincere” gli altri a non farsi del male, lasciando però ad essi la decisione ultima sul proprio corpo e sulla propria salute; è ignobile costringere gli altri a fare o non fare qualcosa (es: fumare)  per il loro bene.
Il ragionamento sopra esposto deriva da un semplice fatto: solo la persona in questione può conoscere ciò che la rende felice e ciò che non la rende felice. Un soggetto estraneo può dire solo questo: “MI rende felice non fumare” oppure  “MI rende felice vedere gli altri che non fumano”.  Mai, un soggetto diverso da quello che deve compiere la scelta, può sapere se questa lo renda meno o più felice.
    
   Veniamo al secondo fine della legge in questione: eliminare il fastidio che i fumatori provocano ad i non fumatori e tutelare i non fumatori dagli effetti dannosi del vizio dei fumatori.
Per il momento, tralasciamo la questione del fastidio. Concentriamoci sul secondo problema, tenendo a mente una fatto essenziale: stiamo dando per scontato il nesso di causalità tra il vizio dei fumatori e i danni provocati dal fumo ai non fumatori. 
Cominciamo, quindi, spiegando cosa il governo NON ha fatto.
 Esso NON ha statuito: “vieto di fumare nelle mie proprietà ma lascio ciascun componente della collettività libero di decidere se accettare o meno, nella sua proprietà, i fumatori e il loro fumo”.
Cosa ha fatto invece il governo?
Ha deciso di vietare l’uso delle sigarette non solo nei “luoghi pubblici” di cui è proprietario o pseudo-proprietario (specificazione per i liberali) ma anche in luoghi che non sono di “sua proprietà” tra cui molti esercizi commerciali.

Perché il governo ha agito in questa maniera? Forse ha ritenuto spiacevole lo scenario che si sarebbe profilato senza il suo intervento? Forse ha ritenuto che i singoli individui fossero troppo irresponsabili per tutelarsi senza il suo (del governo) aiuto?
E’ altamente probabile che i suoi pensieri siano stati di questo genere.

Quindi chiediamoci: ha qualche fondamento ciò che il governo ha pensato?

Per rispondere, proviamo a immaginare cosa “potrebbe” succedere in un sistema di libero mercato nel momento in cui gli uomini cominciano a rendersi conto dei danni provocati (agli altri) dal fumo.

2. Lasciare le persone libere di scegliere: “probabile” risultato.
  
   Se vogliamo che ciascuno di noi impari a tener conto della sua salute sono immaginabili almeno 2 modi rispettosi della libertà individuale: “consigliare” e “rendere ciascun uomo responsabile, in prima persona, della propria salute”.
Il consiglio può venire da parenti e amici, così come da associazioni, tv specializzate, programmi radio, riviste mediche specializzate. Con o senza il consiglio, spetterebbe sempre al singolo uomo la decisione di fumare o meno (nulla vieta che i consigli indirizzino questa decisione).
Tuttavia, la responsabilità di ciascuno sulla propria salute non è costituta solo dalla decisione di cui sopra. Essa consta anche di un altro elemento: non è possibile porre a carico degli altri i costi (sulla salute) delle azioni che ciascun uomo ha deliberatemente scelto di porre in essere.
Sotto questo punto di vista, un assicurazione sanitaria privata sarebbe un’eccellente strumento di dissuasione da tutte quelle azioni capaci di ledere la salute di ciascuno: meno azioni autolesive si compiono più il premio assicurativo sarà basso, in quanto sarà ridotto il rischio.
    
   Veniamo al secondo fine e al problema che pone: come tutelare i non fumatori dai fumatori?
Cominciamo presupponendo (come accadrebbe in un libero mercato) che i singoli uomini siano lasciati liberi di scegliere. Ciò, naturalmente, nell’ambito di quel che riguarda le loro proprietà.
 Da quanto espresso, derivano 3 fatti essenziali: ognuno è libero di escludere dalla sua proprietà (es:  casa, bar o altro esercizio commerciale) altri soggetti o di includerli a determinate condizioni; chi vuole entrare in una proprietà altrui deve accettarne le condizioni; se si entra a determinate condizioni, significa che i benefici soggettivi derivanti da quella scelta sono preferiti ai probabili costi soggettivi.
Quali conseguenze può avere ciò con il nostro problema? Tre esempi basteranno per intenderci.

1)il proprietario di un bar si troverebbe di fronte, per lo meno, ai seguenti tipi di scelta:
a) ammettere nel suo bar solo i non fumatori, così da convogliarvi ulteriori clienti (che vogliono stare lontani dal fumo) provenienti dai bar dove non vige questa regola.
b) creare appositi spazi per dividere i fumatori dai non fumatori in modo che non si arrechino fastidio.
c)ammettere nel suo bar i soli fumatori, con le stesse conseguenze del punto a), ma cambiando i soggetti.
d) far convinvere nel suo bar fumatori e non fumatori.

2)un qualsiasi esercizio commerciale che venda i suoi articoli ai bambini/adolescenti (ma anche un esercizio in cui essi trascorrono il loro tempo) avrebbe tutto l’interesse a far conoscere ai genitori che l’aria respirata dai loro figli, in quel luogo, sia pulita. Diversamente i genitori manderebbero i figli altrove.

3)il fumo che si propaga dalla strada (cioè dai fumatori che sono per strada) verso le proprietà altrui oggi va impunito, dal momento cheil proprietario (o pseudo-proprietario) della strada è lo Stato. Se volessi difendermi, dovrei intentare causa a qualsiasi passante che fumi una sigaretta e dimostrare che proprio il fumo della sua sigaretta mi abbia danneggiato.
Diversamente, nel caso in cui fosse un soggetto privato ad avere la titolarità della strada, potrei chiedere i danni direttamente a lui per qualsiasi fumo, a me nocivo,proveniente dalla sua strada.

Riassumendo e rispondendo alla domanda nel titolo dell'articolo:
Libero Mercato: Fumo Si o Fumo No?   Entrambe.


Prima piccola nota: tutte le soluzioni proposte sono solo scenari possibili: la libertà apre un mondo di soluzioni inimmaginabili e nel rispetto della libertà altrui. Non possiamo non ricordare che "libertà è proprietà".

Seconda piccola nota: nell’articolo viene data per scontata la dimostrazione della relazione di causalità tra il fumo proveniente dalle sigarette e il danno provocato agli altri.

Terza piccola nota: per chi desiderasse conoscere altre possibili soluzioni di mercato al problema, consiglio la lettura di “Liberalismo” di Pascal Salin.

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