sabato 8 dicembre 2012

Rothbard e la guerra (parte seconda)

di Paolo Amighetti


A prima vista, la posizione libertaria sulla guerra sembra coincidere con quella di un pacifista irriducibile. Le cose sono un po' diverse. Rothbard crede che una «guerra giusta» esista: quella che contrappone gli oppressi all'oppressore, i cittadini all'arroganza del potere.
Il filosofo newyorkese difende il diritto di resistenza fino alle sue estreme conseguenze, quando afferma che «una guerriglia rivoluzionaria può essere più coerente con i principi libertari di qualsiasi guerra tra Stati.»1
Come mai? È presto detto: «Dal momento che i guerriglieri per ottenere la vittoria hanno bisogno del sostegno dei civili, essi debbono, come parte essenziale della loro strategia, salvaguardare la popolazione da qualsiasi violenza e organizzare le loro azioni in modo da colpire solamente l'apparato dello Stato e le sue forze armate. Di conseguenza, la guerriglia possiede l'antica e onorata virtù di bersagliare solo il nemico, risparmiando i civili innocenti.»2
Nel reprimere queste forme di resistenza, lo Stato non può evitare di aggredire sia gli innocenti che gli insorti, dal momento che ogni movimento rivoluzionario di una qualche efficacia è sostenuto spesso da una buona parte della popolazione. «Esso [lo Stato] conta soprattutto su campagne di terrorismo di massa: uccidendo, minacciando e sequestrando i civili.» 3

Rothbard separa nettamente la visione libertaria da quella pacifista affermando che «non riteniamo, come i pacifisti, che nessun individuo abbia il diritto di ricorrere all'uso della violenza per difendersi dagli attacchi violenti [...] Nessuno ha il diritto di coscrivere, tassare e uccidere altri che non siano l'aggressore.»4
Rothbard non mutò mai sostanzialmente opinione su questo punto: nel 1994 scrisse che «una guerra è giusta quando un popolo cerca di scrollarsi di dosso la minaccia di una dominazione violenta da parte di un altro; è ingiusta, d'altro canto, quando qualcuno la combatte tentando di imporre su un altro il proprio predominio violento, o di conservarlo.»5
Ci furono due «guerre giuste» nella storia americana, ribadisce Rothbard: quella di indipendenza dall'Inghilterra e quella di secessione del sud. La prima fu combattuta dalle tredici colonie per affermare il proprio diritto all'autodeterminazione, sulla scorta degli insegnamenti della filosofia politica lockeana che fondavano sul consenso dei governati la legittimità di ogni governo. Le stesse ragioni giustificavano le aspirazioni e la battaglia degli Stati del sud negli anni '60 dell'Ottocento: fu Washington a negar loro, contro ogni logica, il diritto di secessione dall'unione americana. Il torto, in queste due guerre, era dalla parte dell'Inghilterra e degli Stati del nord: impugnarono le armi per ristabilire con la forza il proprio predominio su altri. Infrangendo peraltro le norme che regolavano, per convenzione, le guerre tra Stati: nella seconda metà dell'Ottocento, i nordisti «arruolarono l'intera nazione, derubando e massacrando i civili per spingere il sud alla resa.» 6

Note
1. Murray Rothbard, Per una nuova libertà, (Macerata, Liberilibri 2004) pp. 360-361
2. Ivi
3. Ivi
4. Ibidem, pp. 360-361
5. Murray Rothbard, Just War (1994)
6. Ivi

6 commenti:

  1. "la posizione libertaria sulla guerra sembra coincidere con quella di un pacifista irriducibile. Le cose sono un po' diverse. " Falso,la posizione libertaria sulla guerra è la stessa di un pacifista irriducibile,poichè anche il pacifista crede nella lotta contro l'oppressione,e anche alla guerriglia rivoluzionaria se necessario.Chi rifiuta la violenza si chiama il pacifista nonviolento,che preferisce combattere l'oppressione senza uso di armi,violenza e terrore.

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    1. Non immaginavo che anche i pacifisti ammettessero necessità come la guerriglia rivoluzionaria. Allora dovrebbero chiamarsi libertari :) Scherzi a parte, pensavo, forse un po' superficialmente, che un pacifista (essendo appunto "pacifista") fosse per la non-violenza, sempre e comunque. Soprattutto mi spiazza apprendere che un pacifista possa prendere in pugno le armi.
      Ad ogni modo, credo che Rothbard si riferisca, in "Per una nuova libertà" come in "I libertari sono anarchici?"(articolo di metà anni Cinquanta) ai pacifisti tolstoiani e gandhiani. Per quanto mi risulta, non fa il distinguo tra pacifisti e pacifisti non-violenti.

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  2. Il distinguo è sempre meglio farlo,visto che è vero che i nonviolenti sono tutti pacifisti,ma non tutti i pacifisti sono nonviolenti.I pacifisti rifiutano tutte le guerre,intese come guerre tra stati,nazionali,non necessariamente la guerriglia.Infatti ad es tutti gli anarchici e libertari sono pacifisti,ma molte correnti anarchiche(compresi dunque,anche i libertariani alla Rothbard come viene descritto in questo articolo) sono,anche se non necessariamente, per la guerriglia(di classe o antigovernativa o antimperialista),così come i comunisti e marxisti di base(non sovietisti).

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  3. Ti ringrazio per la precisazione.

    Paolo Amighetti

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  4. Anche se lo stesso Rothbard stenterebbe ad inserire il suo movimento nel grande filone dell'anarchia comunemente intesa. Scrisse a proposito che più che anarchico il movimento libertarian dovrebbe definirsi "non-archico": estraneo alla contrapposizione tra statalisti e anarchici, ed allo stesso concetto di sovranità e potere coercitivo. C'è di mezzo l'orgoglio di non essere imparentati con chi nega la proprietà privata, oltre al riconoscimento di molte altre differenze tra gli anarchici collettivisti e gli "anarco-capitalisti". Se ne potrebbe parlare in un futuro articolo.

    Paolo Amighetti

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  5. Vero,in teoria tra l'altro i "libertarians" non sono considerati anarchici da quelli che si considerano anarchici,almeno qua in Europa,mentre in USA è già diverso,visto che il loro anarchismo (Warren,Tucker,Thoreau)è molto influenzato dal liberalismo,dallo spirito radicale tipico dei primi USA, dall'ecologismo(sopratutto Thoreau,e ciò in contrasto con gli anarcocomunisti europei che erano molto industrialisti)dall'individualismo(individualismo naturale e/o sociale s'intende,da non confondere con l'egoismo pseudoindividualista e di massa molto di moda oggi)dal pacifismo,e dalla nonviolenza(Thoreau inventò la pratica della disobbedienza civile,ripresa da Gandhi,Gandhi che tra l'altro si definì "anarchico,ma di un tipo diverso" e arrivò a considerare il liberalismo econonomico come un sistema neutro,che se usato bene poteva essere un'ottimo mezzo per la prosperità e la libertà,e criticò il regime capitalista vigente allora e oggi,basato sul materialismo,il conformismo,consumismo,l'imperialismo,il lobbysmo,e lo spirito di competizione estrema che portava,una derivazione generalizzata dello spirito conflittuale tra statinazione ottocenteschi e del positivismo)e i libertarians si sono in parte ispirati a questo tipo di anarchismo insieme a una certa interpretazione di Stirner e di Nietzsche e allo spirito della old right,e ovviamente alla scuola asutriaca in economia:infatti i libertarians alla Rothbard possono essere chiamati un pò superficialmente,"libertari e/o anarchici di destra",anche se in un certo senso rientrano anche nel filone del "populismo" statunitense,sopratutto Rothbard,che negli ultimi anni
    divenne sempre più marcatamente di destra radicale e "neonazionalista" (teoria delle "nuove nazioni",delle piccole patrie,diffusa sia a destra sia a sinistra,e che si differenzia assai dal nazionalismo classico basato sul culto della "patria",l'espansionismo colonialista e/o imperialista,e l'omogeinizzazione di popoli dfferenti,contrariamente alle "nuove patrie").Per quanto riguarda il sovranismo,esso non viene osteggiato di per sè dai libertarians(al contrario di alcune frange dell'estrema sinistra che contrappongono l'internazionalismo e la fine di ogni sovranità politica e economica,come è appunto la proprietà privata),basti pensare allo stesso Rothbard,a Ron Paul,Rockwell e altri che difendono la sovranità popolare politica ,in modo non coercitivo, basata sulla costituzione nel rispetto degli altri popoli.

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