domenica 14 ottobre 2012

Gallio: prove di «contro-risorgimento» (parte prima)

di Paolo Amighetti

Per discutere di indipendenza e autodeterminazione non c'è posto migliore dell'altopiano di Asiago: per cinquecento anni questi monti a ridosso della Mitteleuropa hanno ospitato infatti la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, federazione pacifica e del tutto autonoma che solo Napoleone, all'inizio dell'Ottocento, si risolse a spazzar via. Con buona pace del gran museo a cielo aperto che ricorda il dramma della guerra bianca del 1915-1918, condotta per «liberare» le terre irredente, ieri s'è parlato di come dare avvio al contro-risorgimento italiano: di come il Veneto potrebbe salutare l'Italia, imitando la Catalogna, sempre più lontana da Madrid, e la Scozia, alla quale basta aspettare il referendum del 2014.



Dopo i saluti delle autorità, il moderatore Luigi Bacialli ha dato la parola ad Alessandro Vitale, dell'Università di Milano. Il professore ha catturato l'attenzione del pubblico introducendo un tema fondamentale: il diritto naturale di resistenza al potere. L'indipendenza è legittima, dato che fino almeno all'Ottocento era universalmente riconosciuta la facoltà di ogni popolo di ribellarsi ad un governo divenuto dispotico. Johannes Althusius, pensatore secentesco, parla chiaro: tra i motivi che legittimano la resistenza spicca l'abuso delle ricchezze prodotte dai governati. La sala a questo punto si è sciolta in un caloroso applauso. Alla spoliazione di Roma, insomma, bisogna porre fine, ha lasciato intendere Vitale. Ma oggi che lo Stato moderno pare destinato al declino, è necessario che le piccole patrie che lo seppelliranno non replichino gli errori otto-novecenteschi: che non si lascino cioè affascinare dall'etnicismo o dalle suggestioni dell'omogeneità culturale e razziale. Né si può ragionare in termini di Stato-nazione: non è più tempo insomma di immancabili destini, lacrime patriottiche e fiumi che borbottano.

Marco Bassani, dell'Università di Milano, ha ricordato che serve realismo: a riconoscere l'indipendenza delle repubbliche baltiche dopo il crollo dell'Urss non fu la cosiddetta «comunità internazionale» ma Washington, che allora poteva considerarsi giudice ed ago della bilancia di ogni contenzioso internazionale. Bisogna poi accantonare l'illusione che l'Europa unita dia sostegno alle rivendicazioni separatiste: Bruxelles non è che il cartello delle classi politiche nazionali, nato per rallentarne l'inevitabile declino. L'Unione Europea è lo stato assistenziale più vasto e articolato che l'umanità abbia mai conosciuto: morirà della stessa malattia che affligge la regione convenzionale italiana, il parassitismo.

Carlo Lottieri, dell'Università di Siena, ha esordito invitando tutti a tener presente che un futuro è possibile: citando Étienne de la Boétie, «smettete di obbedire: sarete liberi». In altre parole, bisogna trovare il coraggio intellettuale di ripensare i sistemi istituzionali. Il fallimento del costituzionalismo, che mirava alle origini ad imbrigliare il potere assoluto dei sovrani, ci obbliga a discutere sui vincoli costituzionali che ostacolerebbero secondo alcuni l'indipendenza del Veneto. La carta fondamentale oggi non limita il potere dei governanti, ma restringe le libertà di noi governati, anche grazie alla sua nebulosità: cosa s'intende, ad esempio, per «popolo sovrano»? Urge un «contro-risorgimento», per smantellare il castello nazionale ottocentesco: e per noi la Catalogna può diventare il simbolo carico di significato che fu la Grecia per i patrioti del 1821.


Ripresa la parola, il professor Vitale ha sottolineato che oggi il riconoscimento internazionale dei nuovi stati segue una prassi irregolare, lontana dai canoni classici. I criteri giuridici non sono più determinanti come un tempo. Oggi sono comuni i riconoscimenti parziali e le indipendenze di fatto: senza contare che lo spirito democratico che i governi sono costretti a rispettare, pena gravi conseguenze e grossolane contraddizioni, dovrebbe garantire la concessione di un referendum. Insomma, è sempre più problematico per le cancellerie fare orecchie da mercante dinanzi alle migliaia di persone che scendono in piazza per l'autodeterminazione.
Scroscio di applausi appassionati.

Nel suo secondo intervento il professor Bassani ha constatato come un vasto consenso sia più forte dell'obbligazione politica: una volta accettato il diritto di voto sull'indipendenza la strada è spianata. In caso di sconfitta al referendum, i secessionisti potrebbero chiederne un altro, e un altro, e un altro ancora. Il pubblico, coinvolto, applaude fragorosamente. Ma è meglio, ricorda Bassani, che i veneti lascino perdere il facile romanticismo stile «Ultime lettere di Jacopo Ortis»: la Serenissima del 1797 rappresenta un passato nel quale sarebbe sciocco rifugiarsi. Oggi ciò che fa del Veneto una comunità coesa è la sensazione di lavorare non solo per sé, ma anche e soprattutto per «gli altri» che non lavorano, cioè i parassiti. L'obiettivo non dev'essere riesumare la vecchia repubblica, ma smantellare il carrozzone che permette ad alcuni di vivere alle spalle di altri. La sala approva entusiasta.

La conclusione del professor Lottieri è limpida: quando un milione di persone scende in piazza la costituzione torna ciò che è, cioè un pezzo di carta. La nostra vita non è in pugno a venti persone, e perché l'indipendenza vinca bisogna dare vita ad un clima politico che favorisca lo svilupparsi di vari gruppi di destra, centro e sinistra che abbiano in comune la volontà di separarsi dallo stato centrale. La trasversalità, insomma, fa la forza. Serpeggia un sospetto: se non è permesso votare, significa che i padroni del vapore intuiscono ciò che cova nel profondo del popolo veneto. Gli applausi riempiono l'auditorium.

Alle due del pomeriggio arriva Oscar Giannino: il suo è un discorso rapido («vi restituisco il pranzo, tra poco devo scappare») e tecnico, ma incisivo. Prima di tutto bisogna fermare il declino: e allora servono una revisione dei conti pubblici, il taglio del debito e della spesa, un'ampia competizione istituzionale e la diretta partecipazione dei cittadini. Frequenti gli accenni al federalismo e alle macroregioni, ma pochi i riferimenti al caso veneto. L'uditorio applaude l'economista torinese, anche se i molti militanti di Veneto Stato e i sostenitori della secessione sembrano un po' assenti: pensano al rinfresco.

13 commenti:

  1. Grzie.
    Fa più rumore un albero che si spezza di una foresta che cresce......
    mauro meneghini

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  2. "Se faremo un cattivo lavoro verremo impiccati ad un pero. Se faremo un buon lavoro ci impiccheranno ad un melo" Preferisco il melo.
    maumen

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  3. Interessante resoconto. Spiacente per non essere stato presente: cosa che non si ripeterà!

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  4. Pochi i riferimenti al caso Veneto perchè i militanti di vs non sanno di cosa si tratta ! preferiscono gli spot che la concretezza , Il guadagnin mi risulta che manco abbia letto la risoluzione che dovrà esser controfirmata da 15 consiglieri che avranno l'onere di convocare un consiglio straordinario per deliberare in merito ! INDIPENDENZA VENETA presente ha rispettato il "taglio" che il sindaco ha ritenuto opportuno tenere , l'iniziativa del convegno è stata possibile proprio per l'idea lanciata da Alessio Morosin a Pino Rossi nella trasmissione Focus di Bacialli dove si spiegava come è stata portata avanti l'istanza volta a portare il Veneto al referendum per l'Indipendenza ! Morosin non era presente per non creare strumentalizzazioni all’iniziativa del sindaco di gallio , sono sicuro che Indipendenza Veneta non avrebbe prestato molta attenzione al rinfresco e di certo non avrebbe cercato di monopolizzare iniziative altrui , avrebbe interloquito in merito a questione concrete … in fin dei conti sanno di cosa parlano e stanno già mettendo in atto il percorso volto all’indipendenza ! Concludo con un’affermazione estrapolata dal web … un commento del presidente di IV Luca Azzano Cantarutti dopo aver letto l’articolo apparso dal corriere di ieri dove si confondono fischi per fiaschi : Il movimento INDIPENDENZA VENETA ha IDEATO, SCRITTO e PROPOSTO la Risoluzione per l'Indipendenza. Migliaia di Veneti hanno firmato la nostra richiesta di referendum , Indipendenza Veneta ha consegnato al Consiglio Regionale la Risoluzione che verrà proposta al voto dei Consiglieri. Il percorso verso l'indipendenza tracciato da Indipendenza Veneta prosegue con successo ! … senza contare i dossier giuridici inviati in regione ed a “chi di dovere in Europa ” a sostegno del nostro percorso (aggiungo io ) …. Fabrizio socio IV

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  5. Dimenticavo : all' incontro ero presente ed erano presenti parecchie persone di IV , ho avuto modo di arricchire ulteriormente temi e concetti di cui far tesoro , ringrazio vivamente le persone che han partecipato al dibattito , sentire competenza e preparazione di uomini liberi nel pensiero non capita tutti i giorni

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  6. bella la descrizione, ora pensiamo ad organizzare altre giornate così! Grazie
    Comunication Team Leader di Veneto Stato

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  7. Bravo, Paolo! Hai fatto davvero un ottimo reportage, apprezzato da chi era presente a Gallio e ancor più da da chi non ha potuto esserci. Ora però bisogna continuare, perché la battaglia per la libertà del Veneto potrebbe essere ancora molto lunga e richiedere tanti sforzi: da parte di chi è veneto e di chi non lo è. Per giunta, il giorno in cui avremo lasciato alle spalle il presente e in cui ognuno di noi potrà dare il proprio contributo alla costruzione di istituzione libere dovremo anche sapere "cosa fare" e "con chi", per evitare errori e offrire una solida prospettiva di giustizia. Carlo

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  8. Ti ringrazio molto, Carlo! E ovviamente sottoscrivo ogni parola. Come primo passo Gallio non è stato affatto male: ma di strada da fare ce n'è ancora moltissima.
    Paolo

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  9. Ottimo resoconto. Lo linko e lo diffondo più che posso. ;)

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  10. Un piacere. Secondo me dovremmo incominciare a trovare alcune forme di aggregazione libertaria intorno a questi punti. Per esempio, io non sapevo di qeusta conferenza. Mi sarebbe piaciuto partecipare! :)

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