di Paolo Amighetti
Ha vinto Grillo. Ora che il suo movimento è l'ago della bilancia della politica italiana, gli auguriamo che sappia trasformare in fatti le promesse: che, dopo aver messo al tappeto la Casta, la seppellisca e buonanotte suonatori. Questo è pressappoco quello che scriverei se il recentissimo, strabiliante successo dei grillini lasciasse sperare in una ristrutturazione (e non in una riverniciatura) del sistema politico. Purtroppo, la sensazione prevalente è di essere passati dalla padella alla brace. Straordinario. Possibile che ci tocchi rimpiangere i teatranti sul viale del tramonto? Berlusconi, Bersani, Fini, Casini: tutti sono stati più o meno ridimensionati da queste elezioni. Con loro muoiono gli ultimi vent'anni di storia italiana. La loro, ormai, è la vecchia politica. La nuova è quella che si fa nelle piazze e sul blog di Beppe Grillo, dove si dà sfogo agli umori più neri dell'invidia sociale, del delirio ambientalista, dello spasimo tipico dei «rottamatori». Grillo ha fatto man bassa dei voti di tutti: ha svuotato l'Idv, il partitino di Ingroia, ha azzoppato il Pd e indebolito Lega e Pdl. Nei suoi ranghi si distinguono elettori di ogni idea e condizione: giovani dell'estrema sinistra, nostalgici del Duce, casalinghe stufe del centrodestra e del centrosinistra, pirati del web, giornalisti antifascisti, intellettuali di regime. Le idee vaghe hanno sempre un futuro, diceva un giornalista.