mercoledì 12 settembre 2012

Dalla Russia di Putin, la rivoluzione trendy



di Camilla Bruneri


Ho recentemente parlato del controverso mondo del femminismo "al femminile" nel mio articolo "Cinquanta sfumature di noi donne: cosa c'è oltre il femminismo", e abituandomi a sfogliare le riviste femminili, nella speranza di documentare ulteriormente il fenomeno, ho scoperto che la Russia delle Pussy Riot sta collezionando un vasto laboratorio di resistenza politica supportato soprattutto dalle donne. E dagli artisti.
Dal cinema alla musica, dalle mostre alla moda, il tormentone è ovunque. Le performance isolate, come quelle del gruppo Voina (Guerra), artisti-attivisti sociali al limite del teppismo, o le «monstratzie» di Artem Loskutov a Novosibirsk regolarmente sanzionate dalla polizia, diventano cortei e flash-mob, permettendo così alla protesta di entrare nel mainstream culturale.
Ma anche la moda si fa influenzare dalla «rivoluzione hipster»: a fissare la svolta, dopo il kitsch degli Anni 90 e il «glamour» del 2000, è il blog «Moda sulle barricate» (www.fashionprotest.ru), un’idea dello stilista Aleksandr Arutiunov: «Non ci sono più dubbi, salire sulle barricate è una nuova tendenza. Questo blog parla di persone che la rendono elegante e dignitosa. Personaggi, regole di stile, e tutto ciò che può esservi in comune fra rivoluzione e moda - o il contrario, decidete voi».
Alcuni consigli di stile per gli aspiranti rivoluzionari di tendenza?
Out: il tacco 12. In: i valenki, mitici stivali di feltro dell’Armata Rossa rispolverati per contrastare il gelo. Magari in versione fucsia. E il thermos griffato. Out: «lavorare per il potere e per far soldi». In: usare la politica «come fonte di ispirazione», per esempio per la t-shirt col volto del miliardario Prohorov. La sezione «sistema multipartitico» suggerisce il look per diversi partiti, rigorosamente griffato.
E ancora: si protesta anche nelle gallerie d'arte, inaugurando mostre tematiche e nei teatri. Quest'iniziativa, trovata sul web mi è sembrata particolarmente ironica: nella scena off di Teatr.doc, in cartellone il Berlusputin, un Dario Fo rivisitato alla russa. Insomma, nessun limite alla provocazione: l'universo russo si prepara ad una nuova resistenza contro il proprio sovrano ripartendo da una nuova cultura "radical-kitsch".
E dopo la condanna del gruppo punk Pussy Riot, un altro gruppo di convinte femministe in topless attacca il potere maschilista dall'Ucraina: sono le FEMEN, un movimento di protesta ucraino fondato a Kiev nel 2008. Il movimento divenne famoso su scala internazionale per la pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali.
Studentesse universitarie tra 18 e 20 anni formano la colonna portante del movimento. A Kiev, ci sono circa trecento attive manifestanti che fanno capo al movimento. Non mancano gli uomini altresì interessati alla causa e attivamente coinvolti. Alle manifestazioni del gruppo partecipano circa venti volontarie in topless insieme agli oltre trecento membri completamente vestiti.
A chi domanda se la provocazione erotica serva per risvegliare la consapevolezza femminile in Ucraina, la fondatrice dell'organizzazione, Anna Hutsol, risponde:"Mi sono resa conto che il femminismo tradizionale qui in Ucraina non avrebbe attecchito, né con le donne né con la stampa e tanto meno con la società. E allora perché non adattare il femminismo al modello ucraino?". Una prospettiva che riscuoterà un sicuro successo nell'ormai occidentalizzato mondo maschile: le Femen, infatti, inizialmente indossavano solo biancheria intima. Ma da quando, nell'agosto del 2009, Oksana Shachko protestò in topless a Kiev, le attiviste hanno sempre manifestato allo stesso modo e il movimento ha messo in scena eventi con evidenti e provocatori richiami erotici.
L'eco di questo fenomeno è giunto anche in Italia: l'ormai lontano 5 novembre a Roma, in occasione della manifestazione del Pd contro Silvio Berlusconi. In formazione ridotta, si sono presentate con i corpi dipinti di verde, bianco e rosso (non sempre rispettando l’ordine dei colori della bandiera italiana), gridando slogan contro Berlusconi ed esibendo un modesto cartello con la scritta “Fuck You Silvio”. Si può dire che da loro fosse lecito attendersi molto di più: è infatti indubbio che l’essersi schierate politicamente (immagino senza aver ben chiara la situazione del Paese) fa loro perdere una buona fetta di credibilità.
Non contente, il giorno successivo, hanno tentato anche di intrufolarsi a seno nudo in Piazza San Pietro durante l'Angelus. Le ragazze sono state condotte al commissariato Borgo e una di loro (che è riuscita a spogliarsi parzialmente e a esibire un cartello con la scritta “Freedom For Women!”) è stata denunciata per atti contrari alla pubblica decenza.
Conclusione: non è certo la fantasia a mancare, ma ribadisco il medesimo giudizio del mio ultimo articolo sull'argomento. Una prospettiva maschilista e/o femminista non sarà mai libera di dimostrarsi sostenibile prima di tutto al proprio interno. Quando una protesta desidera ottenere dei risultati, le idee forti possono funzionare, ma il concetto che sta alla base delle manifestazioni femministe (e che starebbe alla base anche delle maschiliste, se mai dovessero esisterne) non è il rifiuto della convenzione nella sua accezione più costruttiva, ma il suo mascheramento attraverso un altro dogma, se possibile più bigotto ancora.
Quindi maschietti: come salvare le convinte femministe ancora in circolazione? Invitandole a cena!

1 commento:

  1. Bellissimo post Camilla, anch´io mi sto dedicando all´educazione "libertaria" ma a quella universitaria. Da circa un paio di anni mi sono trasferito in Cile dove ho contribuito a lanciare Exosphere, il progetto che vorra´rivoluzionare l´universita´nel mondo! Il sito e´exosphe.re (inglese) ma c´é anche una verione in italiano it.exosphe.re.

    Ho scritto anche un paio di post sul mio blog :

    http://antoniomanno.blogspot.it/2012/03/cambiare-il-mondo-exosphere.html

    http://antoniomanno.blogspot.it/2012/04/ma-perchelanciare-la-rivoluzione.html

    Se t´interessa saperne di piu´contattami via email antonio.manno@lastarria.com

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