domenica 2 settembre 2012

Una lezione di libero mercato, e non solo: Cremona in età comunale (parte quinta)

di Camilla Bruneri e Tommaso Cabrini

Ma abbiamo parlato anche di sentimenti indipendentisti, e contemporaneo di Tucenghi troviamo anche un altro personaggio del medioevo cremonese, la cui vicenda, ammantata da mistero, dimostra che anche Cremona non era da meno sul fronte autonomista: stiamo parlando di Giovanni Baldesio. Della sua vita si sa poco o nulla, tant’è che  molti storici lo ritengono niente più di una leggenda.
La sua storia si svolge nella seconda metà del XI secolo, a quei tempi l’imperatore tedesco Enrico IV e il Papa Gregorio VII erano in aperto conflitto riguardo a chi appartenesse il diritto di nominare i vescovi-conti e la disputa portò l’imperatore a dichiarare illegittimo il Papa, il quale rispose scomunicandolo.
Approfittando del clima di incertezza Cremona smise di pagare il tributo annuale all’imperatore, che consisteva nella consegna di una palla d’oro del peso compreso tra i due e i tre chilogrammi.
Nel frattempo la tensione tra papato ed impero crebbe al punto da sfociare in un intervento militare: nel 1081, infatti Enrico IV discese in Italia con il suo esercito determinato a risolvere la questione delle nomine, a rifarsi dell’umiliazione subita a Canossa e a rimettere in riga i riottosi Comuni del nord. Giunto a Cremona, ormai in arretrato con il pagamento di tre palle d’oro, la cinse d’assedio e per evitare un sanguinoso attacco si giunse ad un accordo con l’imperatore: Giovanni Baldesio, gonfaloniere maggiore della città si sarebbe scontrato in duello con il figlio dell’imperatore, il futuro Enrico V.
Secondo la leggenda Baldesio, in uno scontro avvenuto davanti alle mura della città, riuscì a disarcionare l’erede imperiale liberando Cremona dal tributo, un evento così importante che pochi anni dopo lo stemma cittadino venne cambiato: nella metà sinistra mantenne le bande orizzontali con i colori della città (bianco e rosso), ma nella metà destra venne aggiunto, in campo blu, un braccio che regge una palla d’oro con la scritta in lingua tardo-latina “fortitudo mea in brachio”, la mia forza sta nel braccio.
La storia di Giovanni Baldesio, per la sua impresa soprannominato Zanén de la Bàla (Giovanni della Palla), si conclude con il matrimonio con la ricca e bella Berta, a cui fu donata l’ultima palla d’oro prodotta dalla città.
Proseguì invece la storia di Enrico IV, che sconfitto il Papa Gregorio VII nominò l’antipapa Clemente III e rimase a Roma fino al 1084, quando fu sconfitto dai normanni.
Nel 1093 l’imperatore tornò in Italia deciso ad affrontare il nuovo Papa Urbano II, con cui i rapporti non furono migliori di quelli avuti con Gregorio VII, ma ad attenderlo trovò la lega dei comuni di Cremona, Lodi, Milano e Piacenza. Il conflitto si risolse con il giuramento di obbedienza da parte di Enrico IV al Papa, il quale riconoscente donò l’isola Fulcheria (cioè l’area del cremasco, che al tempo costituiva realmente un’isola al centro del lago Gerundo) a Cremona. Tale donazione le permise di costituirsi libero Comune, con un proprio carroccio, autonoma dal potere imperiale (per questo sopra lo stemma cittadino venne aggiunta una corona). Grazie all’indipendenza e alla libertà ottenuta dalla città grazie a Giovanni Baldesio, Cremona diventò una delle più ricche, potenti e popolose città dell’Italia Settentrionale.
[continua]

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