di Tommaso Cabrini
Solo ieri la Banca d'Italia, forte delle sue menti keynesiane arriva a dire che il corretto spread italiano dovrebbe essere 200 punti base.
Nulla di sorprendente, semplicemente un'altra (non necessaria) conferma
che, chi pretende di individuare il "prezzo giusto" tramite astruse formule matematiche, non può che andare incontro a clamorosi fiaschi.
In questo caso il fiasco è doppio perchè i risultati vengono pubblicati sapendo già quale dovrebbe essere la soluzione corretta: lo spread di equilibrio è poco sopra 400, come mostrano i mercati.
(evidentemente il buon tacer non fu mai scritto)
Passa un giorno e, probabilmente dopo aver letto la notizia, Draghi apre i rubinetti, dopotutto i comitati nazionali per la fissazione dei prezzi non passano mai di moda...
I risultati sono immediati, lo spread cala, la borsa sale (assieme alle materie prime) e dalla felicità il più grosso monetarista italico ha un malore.
Al di la di facili battute, gli effetti saranno semplicemente devastanti: l'inflazione è già alle stelle e produrrà altre perturbazioni malate sull'economia, mentre i PIIGS continueranno a cavalcare l'azzardo morale: un drastico risanamento dei bilanci non sarà mai all'ordine del giorno finchè qualcuno proporrà facili, quanto illusorie, vie d'uscita o anche solo prese di tempo.
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