Mi trovo a riflettere su un fatto singolare: nonostante scriva già da qualche tempo su questo blog, e citi spesso il nome che porta con orgoglio, non ho finora avuto modo di illustrarne l'origine. E' quasi come avessi dato per scontate le sollecitazioni - i sogni, le speranze, le illusioni - che una tale denominazione suscita. Si presenta tuttavia in questi giorni un'opportunità imperdibile per indagare anche tale questione. Mi riferisco alla partecipazione diretta ed entusiasta di Noise from Tea Party ad un ardimentoso progetto editoriale on line, il neonato blog libertario The Road to Liberty. Ecco, partiamo dallo spiegare questa coraggiosa iniziativa. Innanzitutto, ascriviamo il merito a chi spetta: un grazie caloroso e sentito - odio ripetermi, ma è così - al "direttorissimo" Paolo Amighetti, che ha avuto il guizzo di mettere in piedi questo progetto; un grazie natualmente anche agli altri redattori di The Road to Liberty, Camilla Bruneri, Tommaso Cabrini e Miki Biasi, con i quali instaureremo senza ombra di dubbio una collaborazione proficua. Sostanzialmente, si tratta di un blog a più mani, redatto da giovani libertari, avente lo scopo di sostenere e diffondere quegli ideali di libertà che vedete sovente propagandati nei miei interventi. Dunque, una piena convergenza di obiettivi e di sensibilità. Non solo: alla vicinanza delle idee si aggiunge la molteplicità degli interessi e dei temi messi a fuoco, che rende la prospettiva di lettura sul mondo ancora più completa e stimolante. A tal proposito, mi sento in dovere di motivare la mia particolare posizione all'interno di questa ristretta - almeno per ora - galassia libertaria. I miei interessi probabilmente sono noti: l'economia, la scienza fondamentale dell'azione umana, per citare una suggestione di Ludwig von Mises; la politica, osservata naturalmente con lo sguardo critico e scettico dell'anarchico bacchettone che in fondo sono ("nel fondo di ogni pensatore autenticamente liberale si nasconde un anarchico", scrive Luigi Marco Bassani); il subbuglio, reale o presunto, cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi all'interno del fronte - invero quanto mai variegato - dei liberali italiani; le vicissitudini degli States, la "nuova frontiera" divisa in questi giorni fra lo statalismo dichiarato di Obama e il liberismo sedicente di Romney e Ryan, e che sembra aver voltato le spalle all'unico vero difensore della libertà, Ron Paul; infine, last but not least, posso con qualche ragione vantarmi - cosa questa che di norma faccio volentieri - di essere "l'uomo del Tea Party", un sincero ed entusiasta sostenitore delle idee e delle battaglie di questo movimento, tanto negli USA quanto in Italia. E chiudiamo quindi circolarmente con il problema con cui ho esordito: le ragioni di questo blog e del suo nome. Rimando al futuro una trattazione più dettagliata della storia del Tea Party, dal 1773 fino ai più recenti sviluppi; in questa sede mi preme soltanto sottilineare le principali sfide che questo movimento popolare ha fronteggiato con coraggio. Il 16 dicembre 1773, la protesta dei coloni di Boston contro l'esasperante livello raggiunto dal carico fiscale reale a seguito del Tea Act; negli ultimi mesi del 2008, contro il bailout di Stato promosso dal Presidente repubblicano - repubblicano! - George W. Bush, col ringraziamento delle banche falcidiate dalla crisi finanziaria innescata dalla bolla subprime; nel biennio 2009-2010, le proteste di piazza sempre più consistenti contro il dirigismo di Obama, la micidiale riforma sanitaria Obamacare e i molteplici tentativi di vulnerare la Costituzione; lo sbarco in Italia ad opera di David Mazzerelli e Giacomo Zucco, con la nascita di un movimento sempre in prima fila contro le vessazioni del fisco e dello Stato ladro e "tassicodipendente". Potrei continuare, ma questo basta: il mio feroce antistatalismo si ritiene perfettamente allineato cogli ideali e coi metodi del Tea Party Italia, e il mio animo larvatamente movimentista - pressante ma velleitario - sostiene con passione le sue lotte. Dunque eccomi qui, a tentare di leggere la realtà - o almeno qualche sua infinitesima sezione - coll'occhio analitico dell'economista in erba e dell'aspirante tea partier. Questo sono io, e questo è Noise from Tea Party: un'enclave, millimetrica ma stabile; un baluardo, ininfluente ma convinto, a difesa della più autentica Libertà.
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