giovedì 13 settembre 2012

Tutela dell’ambiente o libero mercato: è questo il vero dilemma?

di Miki Biasi


Bruno Leoni, filosofo del diritto e giurista torinese, insegnava, nelle sue “Lezioni di dottrina dello Stato”, la differenza fondamentale intercorrente tra due tipi di scelta: la scelta economica e la scelta politica.
Per poterla comprendere è quindi necessario rifarsi alle sue parole.

Con riguardo alle scelte economiche, egli affermava: 

nel dominio economico, si possono graduare le proprie scelte, in modo tale da escludere il meno possibile le alternative tra le quali si deve scegliere.

Questo concetto può essere spiegato, in parole più semplici, tramite un esempio:

se un individuo, non ha abbastanza denaro per comprarsi un apparecchio radio e per fare altresì un viaggio, può evidentemente scegliere o l’apparecchio o il viaggio, ma può anche fare un viaggio più breve e/o comperarsi un apparecchio radio di minor costo.


Per quanto riguarda invece le scelte politiche, la questione si pone diversamente. Infatti, il filosofo torinese affermava:

le scelte politiche sono invece (normalmente) di un tipo che comporta la mutua esclusione delle alternative fra cui ci si trova a scegliere; cioè sono del tipo o tutto o niente.

Anche in questo caso Bruno Leoni ci offre alcuni esempi chiarificanti:

se si deve approvare un articolo di legge, o lo si approva o non lo si approva. Si potrà proporre un emendamento che in pratica raggiungerà l’effetto di approvare l’articolo solo in parte. Ma ciò non significa votare in parte l’articolo, ma solo proporre un emendamento; e quando si tratta di votare quest’ultimo, di nuovo il potere di decisione non potrà essere frazionato[...]La scelta politica[...]è una scelta fra alternative che ha per effetto l'accettazione di una sola alternativa e il sacrificio di tutte le altre.


E’ evidente come, in questo caso (diversamente che nel caso della scelta economica), il potere di scelta della minoranza sia suscettibile di essere sacrificato.

Dunque, è possibile sintetizzare il pensiero di Bruno Leoni sopra le due tipologie di scelta:
le scelte che, normalmente, si presentano in politica sono di tipo ESCLUSIVO mentre in economia è possibile ARTICOLARE le proprie scelte in modo che alcune delle alternative non vengano radicalmente escluse, ma solo limitate in un certo ordine.

Cosa c'entra tutto questo con il titolo dell’articolo? Ci si arriva. Non vorrei dire subito ma quasi.Da quella differenza fondamentale, evidenziata nel ragionamento sopra enunciato, ci si rende conto di un fatto essenziale che caratterizza la scelte che, normalmente, si presentano in politica: esse NON tendono a considerare il “costo opportunità” derivante dalla scelta stessa, cioè non tengono in debito conto le alternative che quella scelta preclude. Infatti, questo costo viene spalmato sui “governati”. I benefici, invece, si distribuiscono a favore di particolari gruppi organizzati, portatori di interessi oggi considerabili più o meno lodevoli.

Anche questo, cosa significa? Cosa c'entra con la tutela dell’ambiente?

Come al solito, alcuni esempi, tratti da un ottimo libro (“L’ecologia di mercato” di Terry L. Anderson e Donald R. Leal (vedi nota 1 alla fine dell’articolo)), possono offrire una migliore comprensione:
1) I gruppi organizzati che sostengono la conservazione dell’habitat naturale della tundra incontaminata conseguono un guadagno/beneficio bloccando la prospezione di nuovi pozzi petroliferi all’interno dell’area protetta. Fintanto che coloro che beneficiano della conservazione della natura non dovranno pagare il “costo opportunità” dato dalla rinuncia alla produzione di energia, esigeranno maggiori risorse da dedicare alla protezione di habitat;
2 ) altrettanto è accaduto con con le dighe statali nella cui costruzione e finanziamento non si è tenuto conto dell’impatto che ci sarebbe stato sui salmoni oltre che sui tracciati originari dei fiumi: entrambi sono andati persi;
3) lo stesso può dirsi delle scelte governative in tema di disboscamento delle foreste nazionali che hanno avuto come effetto una riduzione della qualità dell’acqua.
4) medesimo effetto, può avere la scelta (politica) di adibire a parco un luogo, ove non si tenga conto della possibilità di adibirlo ad altri usi, come ad esempio ad habitat naturali per la caccia o per la pesca o per altre attività ricreative che i consumatori potrebbero preferire.

Dunque, tanto nel caso di scelte considerate ambientaliste, quanto di scelte che possono non essere considerate tali, qualora esse vengano operate tramite il mezzo della politica, il risultato tenderà ad essere questo: una scarsa considerazione del “costo opportunità” connesso a quella scelta. Ciò si traduce in due effetti negativi:
-un mancato impiego di una risorsa nel rispetto dei bisogni ritenuti più importanti dai consumatori;
-una eventuale (ma spesso ricorrente) prevaricazione dei diritti di proprietà altrui sulle risorse. In quest'ultimo caso, ci riferiamo a coloro che, stando agli esempi sopra descritti, subiscono una riduzione di qualità dell’acqua su cui possono vantare diritti di proprietà e a coloro che vedono ridursi l’affluso di acqua fluviale sul quale vantano diritti di proprietà.

In un libero mercato la questione si pone diversamente:
- la proprietà privata impone che costi e benefici di ogni scelta effettuata dal proprietario di una risorsa, ricadano sullo stesso. In questo modo, il proprietario è incentivato a tener conto dei diversi impieghi di una risorsa.
 -profitti e perdite del singolo proprietario misureranno la bontà della scelta e l’utilità per i consumatori dell’impiego stabilito per la risorsa scarsa.
-la tutela della proprietà privata comporta che la scelta di un determinato impiego per una risorsa, da parte del proprietario della stessa, non influisca sull’impiego stabilito da un altro proprietario per la propria risorsa. Per fare un esempio: un industria della acciaio o della plastica non potrebbe rilasciare i propri scarti nei fiumi di una riserva naturale che si trova nelle prossimità (per le emissioni nell’aria vedi nota 2).

A questo punto, la domanda iniziale, posta nel titolo di questo piccolo contributo, sembra aver trovato una qualche risposta che il lettore potrà ritenere più o meno soddisfacente:
il dilemma tra libero mercato e tutela dell’ambiente è inesistente, in quanto, da un lato, la difesa della proprietà privata rende la tutela dell’ambiente un elemento necessario del sistema e, dall’altro, il libero scambio permette di conciliare i valori di quelli che oggi si proclamano ambientalisti con i valori di persone di diverso avviso.
Per dirla con le parole di Bruno Leoni e riprendendo allo stesso tempo gli insegnamenti di Ludwig von Mises:
Nel libero mercato l’ìndividuo non si trova mai nella condizione di membro della MINORANZA DISSENZIENTE, per quanto riguarda la spendita del suo denaro. Sul mercato nulla si perde. One dollar, one vote.

Riformuliamo il dilemma iniziale allora? D’accordo.

Politica OPPURE tutela dell’ambiente?



Note
 
1.Libro interessantissimo e pieno di spunti terorici e pratici per chi voglia comprendere come una reale tutela dell’ambiente tramite la proprietà privata e il libero mercato sia possibile e quanto queste istituzioni, una volta che se ne sia carpita la natura, siano efficaci nell’adempiere a questo compito.


2. Quanto alla violazione della proprietà privata per il tramite di emissioni nell’aria, ricco di spunti è il saggio di Murray N. Rothbard dal titolo “Diritto, diritti di proprietà e inquinamento”. (basta cercarlo su google)

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