di Damiano Mondini

Del resto, per quanto timidamente liberale per gli standard del PD, Renzi si rivela impregnato del socialismo più mainstream se osservato con gli occhi impietosi di un libertario, o anche solo di un liberale coerente. Personalmente, posso dire di aver posto una croce sul suo nome fondamentalmente per due motivi: in primo luogo, per apprezzamento considerevole del succitato ruolo di simulacro valido e carismatico – magari i libertari potessero vantare un personaggio simile, una sorta di Ron Paul italiano! L’ho fatto altresì per comunicare mediante il voto l’insofferenza nei confronti dell’establishment del suo partito, di quelli limitrofi e finanche di quelli profondamente distanti. La mia è stata primariamente una burla ai danni dell’assetto democratico corrotto di questo Paese, ed in modo particolare della sua diligente dirigenza. Non avendo creduto in Renzi come alternativa concreta e affidabile allo status quo, non sono particolarmente rattristato per il risultato bulgaro del ballottaggio. Pare che la mia disillusione nei confronti delle consultazioni politiche sia una costante, già rilevata ai tempi della vittoria di Obama e della sconfitta di Romney. In entrambi i casi abbiamo perso, ma la consolazione – certamente relativa e invero poco consolante – è che avremmo perso in ogni caso. Se la Presidenza degli States fosse stata raggiunta dai Repubblicani e la leadership del centrosinistra fosse stata guadagnata dai renziani, poco sarebbe cambiato nella sostanza delle cose. Tutt’al più, avremmo potuto toglierci lo sfizio di assistere al democratico sdegno e alla civilissima preoccupazione dei media nei confronti di una nuova “svolta liberista” su scala mondiale, come se Renzi e Romney fossero le reincarnazioni ideali della Thatcher e di Reagan. Continuiamo dunque ad essere amareggiati per il destino che ci attende, consapevoli di ritrovarci sempre e comunque all'alba della medesima era, ma nella certezza che per cambiare rotta non basta apporre una croce su un simbolo piuttosto che su un altro.
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