mercoledì 3 ottobre 2012

2+2=5

di Paolo Amighetti


Per un abitante di Oceania, la fede nel Grande Fratello deve essere più forte di ogni scrupolo affettivo e di qualsiasi considerazione logica. I teleschermi, oltre a riprendere la vita dei cittadini, ne scandiscono i ritmi con musiche patriottiche ed inni alla grandezza del Grande Fratello. Spesso una metallica voce femminile elenca con compiacimento le cifre della produzione, sempre più elevate, ed esalta il costante miglioramento delle condizioni di vita sotto l'illuminata guida del capo. Le statue del dittatore, che nessun membro del partito esterno e nessun prolet ha mai visto in carne e ossa, riempiono le piazze in memoria di eccezionali vittorie militari. Tale culto della personalità fa del Grande Fratello una figura paterna ed amorevole per la stragrande maggioranza dei cittadini: nel volto stampato sui manifesti e sulle monete milioni di sudditi indottrinati vedono un sorriso malcelato e benevolo, e occhi saggi e premurosi.

Si concretizza così il paradosso terribile della sincera adorazione del tiranno da parte degli oppressi, che non è certo un'esclusiva del dittatore orwelliano. Stalin, al quale la propaganda sovietica attribuiva gesta che egli non aveva mai compiuto, venne pianto dal popolo quando calò nella tomba nel marzo 1953; i nordcoreani hanno un amore sconfinato per i vecchi leader Kim Il-Sung e Kim Jong-Il, e venerano allo stesso modo Kim Jong Un; Mao Tze Tung, le cui frasi figuravano su ogni libro stampato in Cina, era adorato in maniera analoga.
L'amore è il sentimento irrazionale per definizione: chi ama il capo assoluto è tenuto e spinto ad accettarne i dogmi e approvarne le decisioni, oltre che a obbedire ad ogni suo ordine. Come spiega il dissidente Emmanuel Goldstein nel libro che finisce tra le mani di Winston, «La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico», è più facile provare amore e devozione verso una figura individuale che nei confronti di un'organizzazione. «Nessuno ha mai veduto il Grande Fratello. Egli è un volto sui manifesti, una voce dal teleschermo. Si può essere sicuri che non morirà mai, ed esiste già un notevole margine di incertezza per stabilire la data della sua nascita. Il Grande Fratello è la forma con cui il partito ha deliberato di presentarsi al mondo». Il leader supremo che domina in Oceania potrebbe anche non esistere: eppure nessuno dei sudditi dubiterebbe del contrario.

La figura del capo, nella letteratura come nella realtà, si ammanta di mistero e di tratti sovrannaturali: il Grande Fratello pare immortale. In età fascista si scrisse che, un giorno, gli occhi del duce, ardenti più del fuoco dell'Etna, costrinsero il vulcano ad arrestare la fuoriuscita della lava bollente; in Corea del Nord si pensa che Kim Jong-il fosse in grado di mutare le condizioni meteorologiche, e che suo padre Kim Il-Sung scrutasse dall'alto tutto ciò che accadeva nel Paese, proprio come un «Grande Fratello».

La devozione amorevole e sincera per il capo riesce ad abbattere ed ignorare, in nome di una fede acritica, ogni norma della logica e ogni evidente contraddizione: soprattutto per questo il governo totalitario incarica la propaganda di mitizzare l'immagine del capo e di attribuirgli abilità e qualità umane straordinarie. Se il capo è buono, geniale, coraggioso, saggio e illuminato, è impossibile che commetta errori: diventa un obbligo comune sottostare alle sue decisioni, e credere ciecamente e sinceramente a tutto ciò che egli afferma. Un abitante di Oceania che segua scrupolosamente le regole dell'ideologia imperante, il Socing, deve capire che, contro ogni legge della logica, due più due non fa necessariamente quattro. «Qualche volta fa cinque. Qualche volta fa tre. Qualche volta fa quattro e cinque e tre allo stesso tempo», come dice il funzionario O'Brien a Winston. L'assurdo è palese, ma per chi crede Grande Fratello basta ricevere una nuova ordinanza per cancellare tutto il bagaglio di nozioni e ricordi precedenti. «L'Oceania è in guerra con l'Estasia e lo è sempre stata» tuona la propaganda. Dopo aver firmato una pace poco duratura ed aver dichiarato guerra all'altra potenza totalitaria, l'Eurasia, il regime annuncia che «L'Oceania è alleata all'Estasia come sempre, ed è come sempre in guerra con l'Eurasia». Nessun cittadino ha niente da ridire di fronte a questo clamoroso affronto alla logica e all'intelligenza, e il partito anche grazie a questo plasma il passato a suo piacimento.

Fino alla firma del patto Molotov-Ribbentrop, la propaganda sovietica strillava che i tedeschi erano malvagi imperialisti, e Goebbels chiamava i bolscevichi «feccia dell'umanità»; all'indomani dell'accordo, URSS e Germania erano «nazioni amiche». Subito dopo l'inizio dell'operazione Barbarossa, per la Pravda i tedeschi tornarono dei nemici mortali, e il Völkischer Beobachter [1] dipinse i russi come delle bestie da sottomettere. Allo stesso modo, se all'inizio del nostro secolo i terroristi islamici sono diventati i più terribili nemici dell'America e dell'Europa, negli anni Ottanta, quando ostacolavano l'Armata Rossa in Afghanistan, erano considerati amici dell'Occidente e veri paladini della libertà.

Il Socing, dottrina per la quale «La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza» è ispirato al materialismo dialettico concepito da Lenin. Di questa idea e di coloro che la propagandavano il filosofo Karl Popper disse che «Sembravano in grado di spiegare praticamente tutto ciò che accadeva nei campi cui si riferivano [...]; un marxista non poteva aprire il giornale senza trovarvi in ogni pagina una testimonianza in grado di confermare la sua interpretazione della storia; non soltanto per le notizie, ma anche per la loro presentazione e soprattutto per quel che non diceva».

La realtà esiste perché lo dice il partito, e il cittadino di Oceania è pronto a credere il contrario non appena il Grande Fratello lo sostenga; O'Brien, membro del partito interno che tortura Winston, gli dice brutalmente: «Tu non esisti». In Oceania tutto è arbitrario, l'essenza di ogni cosa è ricondotta ad una professione di fede nel partito.

In un altro dialogo, quando Winston dice a O'Brien: «Non siete nemmeno padroni di tutt'intero questo pianeta. Che dirai dell'Eurasia e dell'Estasia? Non le avete ancora vinte!» l'alto funzionario risponde: «Questo non ha nessuna importanza. Le vinceremo quando sarà necessario. E se non l'abbiamo ancora fatto, che differenza ne viene? Le possiamo cancellare dall'esistenza. L'Oceania è il mondo.» Insomma, il leader ha ragione sempre e comunque. I gerarchi nazisti, con il sorriso sotto i baffi, dicevano che spettava a loro decidere chi fosse ebreo e chi no, e allo stesso modo O'Brien sostiene che sia l'oligarchia di Oceania a fare le leggi di natura.

Note

1. Organo ufficiale del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP).

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