In Medio Oriente tira una brutta aria, oggi più che mai. All'eterna faida arabo-israeliana, infatti si sovrappongono in questi mesi l'instabilità politica dei Paesi del Magreb e le ambizioni espansionistiche di Teheran. Tra Hamas e Israele lo scontro prosegue e aumenta di intensità, come prova la brusca interruzione, pochi giorni fa, della tregua proposta da Gerusalemme. I raid su Gaza si susseguono ai lanci di missili sulle città israeliane: e non sono da escludere operazioni terrestri.
Più in generale, l'equilibrio delle forze in campo sembra mutato, a tutto danno di Israele: Mubarak, da sempre filo-occidentale, è stato spazzato via dalla «primavera araba» che ha dato voce e forza a molte organizzazioni islamiste come i Fratelli Musulmani (da una cui costola nacque Hamas).
Le prime navi da guerra iraniane hanno attraversato il Canale di Suez il 20 febbraio 2011, pochi giorni dopo le dimissioni dell'ex-presidente egiziano. E oggi, Il Cairo difende le ragioni di Hamas.
Le prime navi da guerra iraniane hanno attraversato il Canale di Suez il 20 febbraio 2011, pochi giorni dopo le dimissioni dell'ex-presidente egiziano. E oggi, Il Cairo difende le ragioni di Hamas.
D'altro canto, delle frizioni e degli antagonismi regionali l'Iran intende servirsi per interessi egemonici: in nome della solidarietà araba, Ahmadinejad sembra intenzionato a soffiare sul fuoco della violenza e del terrorismo. Per estendere ulteriormente la propria influenza, è chiaro. Suoi sono i missili che Hamas vomita su Israele, sue sono le navi che bazzicano il Mediterraneo orientale, suoi molti rifornimenti di armi che attraverso il Sudan arrivano ai palestinesi; vicine all'Iran sono le formazioni terroristiche che dal Libano meridionale minacciano Israele. Il ministro della Difesa iraniano Ahmad Vahidi ha dichiarato qualche ora fa che sono necessarie «azioni di rappresaglia» contro «i crimini del regime sionista». L'America e l'Europa, a parole, stanno con Israele. Obama, contrario ad un'escalation di violenza in Medio Oriente, ha detto che «le prossime 36-48 ore saranno cruciali». Stiamo a vedere.
Molti di questi problemi (non dico tutti) non ci sarebbero stati se gli ebrei avessero continuato sulla strada LIBERTARIA lungo la quale sembrava si stessero incamminando: acquistare piano piano terreni della zona e poi farci il loro Stato.
RispondiEliminaPeccato che non sia andata così.
Anche io, tutto sommato, sono di questa idea.
EliminaPaolo