«Catalunya, triomfant, tornarà a ser rica i plena!» («Catalogna, trionfante, tornerà ad essere ricca e grande!») intona l'inno catalano. La speranza, in queste ore, è molta, perché il gran giorno è arrivato. In Catalogna si vota, e stavolta destra e sinistra c'entrano poco. Chi vuole la Catalogna libera ed indipendente, infatti, voterà Artur Mas, che punta alla rielezione per indire al più presto un referendum separatista; gli altri daranno il loro voto alla Spagna, cioè alla conservazione dello Stato unitario.
Dopo la grande manifestazione di Barcellona, a cui hanno partecipato un milione e mezzo di catalani, tutti si sono resi conto dell'importanza della questione catalana. Le ragioni del partito di Mas, Convergencia i Uniò, sono quelle di sempre: «La Catalogna trasferisce soldi, ma non ha capacità di porre condizioni»; «la Catalogna è la Germania della Spagna, ma senza aver potere».
I catalani, in gran parte tax payers, sono stufi: lo scorso 20 settembre Madrid ha negato loro l'unica autonomia di un qualche peso, cioè quella fiscale. Frenare il drenaggio delle risorse che dalla periferia finiscono al centro è l'obiettivo più importante: data la cocciutaggine del governo centrale, l'unica via è quella che porta alla piena indipendenza.
La questione catalana è sempre rimasta d'attualità, e lo slancio indipendentista non è mai morto negli ultimi anni; ma a renderla ormai scottante sono le conseguenze della crisi economica e della politica madrilena di redistribuzione della ricchezza. Per questo i sondaggi danno Ciu per favorito; per questo la prossima Generalitat sarà a maggioranza indipendentista. Tra le nove e le venti di oggi la Catalogna deciderà del proprio futuro: non resta che attendere i risultati di questa tornata elettorale. Bon cop de falç, Catalunya.
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