
Alex Storti, militante di Pro Lombardia e convinto sostenitore della proposta, l'aveva già avanzata per conto suo qualche giorno prima che l'articolo di Bernardini venisse pubblicato: e ha aperto il dibattito sul gruppo Facebook dei sostenitori del movimento, riscuotendo l'approvazione di Andrea Givone. Membri di spicco come Giovanni Roversi, Alessandro Ceresoli e Nicola Di Luca ritengono tuttavia che i tempi non siano maturi per un'impresa del genere, e che sia meglio proseguire lungo la strada già intrapresa: quella del consolidamento di Pro Lombardia sul territorio. Il movimento ha fatto buoni passi avanti negli ultimi tempi, ma è nato soltanto 12 mesi fa: mancano la visibilità e le risorse sufficienti ad una campagna tanto impegnativa.
Il cielo di Lombardia, così bello quando è bello, è ancora nuvoloso: in Veneto volge al sereno, è vero, ma dietro alle scritte sui muri (Fora l'Italia dal Veneto!) e alle 20.000 firme di settembre ci sono una storia millenaria e una compattezza trasversale che vanno al di là dei colori di partito. La Lombardia, diceva Gianfranco Miglio, non genera uomini politici, e tantomeno uno spirito di spontanea coesione comunitaria. Storti per questo preferirebbe che Pro Lombardia abbandonasse ogni riferimento alla nazionalità e alla tradizione, facendo leva sul diritto all'autodeterminazione come valore inalienabile: come dargli torto? Come biasimare d'altra parte Roversi, Ceresoli e Di Luca, decisi prima di tutto a lavorare per infondere ai lombardi una coscienza che ancora manca? La questione rimane aperta: entrambe le parti hanno ragioni da vendere.
Non credo che le due posizioni siano in realtà contrapposte. Anch'io mi schiero per l'autodeterminazione, e credo che occorra portare la gente di Lombardia a comprendere un fatto ovvio quanto semplice: che non hanno alcuna buona ragione per continuare a soggiacere al giogo italiano. Un pizzico di coscienza e lucidità basterebbe a farci capire che siamo solo una vacca da mungere fino all'ultima goccia, per poi abbatterla e farne un sol boccone. A questo è arrivato il colonialismo italico, anche grazie a numerosi traditori di lombardissima stirpe. Non etnonazionalismo: AFFRANCAMENTO dagli aguzzini centralisti italiani.
RispondiEliminaGiacomo Consalez
Personalmente ritengo i tempi non ancora maturi, tuttavia credo sia necessario prepararsi in modo assolutamente serio. L'Indipendenza credo sia ormai l'unica via per ridare salvezza alla Lombardia, Veneto e Piemonte.
RispondiEliminaPer adesso mi limito a segnalare un link che ho trovato molto interessante e che ha attirato la mia attenzione per via del simbolo utilizzato, una mia vecchia conoscenza... http://www.fronteperlaindipendenza.com/
RispondiEliminaFaccio notare una frase particolarmente notevole tratta da un comunicato stampa di questa alleanza indipendentista friulana: "tutti quelli che abitano e amano il Friuli VG sono, a tutti gli effetti, "Friulani" (anche se nati a Casablanca, Timisoara, Praga, Budapest, Belgrado, Lubiana, Tirana, etc...) e
devono lottare con noi per il progresso dei propri figli e delle loro future generazioni"
Mi farebbe molto piacere che una dichiarazione simile apparisse sul sito del partito in cui milito, proLombardia-Indipendenza, a chiare lettere e senza reticenze.
Per il resto della mia visione, mi permetto di riaggiornarci ad un articolo che intendo scrivere e sottoporre alla vostra encomiabile redazione. Intanto grazie per aver contribuito a mantenere vivo e, anzi, a rilanciare apertamente questo dibattito fondamentale per l'indipendentismo lombardo.
Quel simbolo è geniale. Quasi quanto quello di Padania Liberale e Libertaria!
EliminaLa frase che riporti, Alex, è significativa: penso che sia nell'interesse di Pro Lombardia, che pure è lontanissima dall'etnonazionalismo, slittare su posizioni di quel genere.
L'intento dell'articolo era proprio quello di ravvivare e presentare una questione su cui tutti i lombardi che abbiano a cuore l'indipendenza dovrebbero ragionare. La redazione attende il tuo articolo con impazienza!
Paolo Amighetti