di Damiano Mondini
Accettare e confessare i propri limiti non è affatto un difetto, anzi: è un segno di modestia e di prezioso senso d’autocritica. Allo stesso modo – e con la medesima umiltà – da questo blog non sono mai mancate critiche a quelli che venivano percepiti, a ragione o a torto, difetti formali o sostanziali del partito di Oscar Giannino, “FARE per Fermare il Declino”. Nondimeno, vi è un attacco a questa formazione politica che proprio non riusciamo a digerire, ed è quello rivolto dai pasdaran irriducibili del Popolo della Libertà e del Cavalier Silvio Berlusconi. Mi riferisco in modo precipuo all’odierno editoriale del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti: verrebbe da dire, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Un uomo peraltro difeso dallo stesso Giannino quando, pochi mesi orsono, si trovò faccia a faccia con i Pubblici Ministeri e con le porte del carcere. Ma più che l’ingratitudine – che in un berlusconiano forse non dovrebbe nemmeno stupirci -, ci colpiscono la disonestà intellettuale ed il tenore offensivo di questo pezzo; di fronte a quest’ultimo sentiamo – o almeno sento io personalmente – di dover difendere a spada tratta il fondatore dell’unica formazione davvero liberale che troveremo sulle schede elettorali. E parlo di FARE, non del PDL o di Fratelli d’Italia.
Adesso sappiamo: il programma di Giannino non è collaborare con altri liberali per costruire un’Italia più libera e moderna. No, è pugnalare i suoi elettori consegnando la Lombardia e magari l’Italia a Vendola, Bersani e, perché no, Ingroia.
Gli “altri liberali”, per chi non gode di particolari doti immaginative, sarebbero i berluscones del PDL e delle formazioni amiche. I quali vorrebbero, secondo tale fonte notoriamente autorevole, “costruire un’Italia più libera e moderna”. I veri liberali, sia chiaro, non votano PD, SEL o Rivoluzione Civile; personalmente, penso non dovrebbero votare nemmeno Monti e la sua Scelta Civica – stranamente, non menzionata dal Sallusti. I veri liberali, sembra suggerire il direttore, votano una formazione che promette di risarcire gli italiani del danno dell’IMU, drenando i soldi dai conti in Svizzera; che vuole fare della BCE una vera banca centrale, una Federal Reserve europea col più alto margine di libertà per il proprio torchio stampa-euro; che negli ultimi vent’anni, com’è noto, ha drasticamente ridotto la spesa pubblica, la pressione fiscale e il perimetro dello Stato, e che nel medesimo regno di Oz non ha mai introdotto l’IMU, inventato Equitalia o affidato il Ministero dell’Economia all’ultraliberista Giulio Tremonti – il quale, sia detto per inciso, nella realtà è un socialista, protezionista, mercantilista, fiscalista e quanti altri aggettivi macabri vi sovvengano alla mente. Non sia mai, insomma, che questi vessilliferi del liberalismo perdano voti a vantaggio di un “partito minore” e “settario” come quello di Giannino.
Questo succede quando grandi idee sono nelle mani di piccoli uomini accecati dall’ambizione, dalla mania di protagonismo e dall’odio personale contro chi ha più successo di loro. […] Se le cose stanno così, quello a Giannino non è soltanto un voto inutile, è un voto stupido in quanto autodistruttivo.
Ad essere maliziosi, si potrebbe interpretare il primo periodo come la pena del contrappasso di un infaticabile berlusconiano: le “grandi idee” sono in effetti quelle del liberalismo, del liberismo e della libertà, e quando si trovano “nelle mani di piccoli uomini accecati dall’ambizione, dalla mania di protagonismo e dall’odio personale” – difficile non pensare a Berlusconi e al fido Renato Brunetta - , è allora che il voto è davvero inutile, stupido e autodistruttivo. Personalmente, non direi mai ad un elettore potenziale del PDL che sta compiendo un’azione inutile, stupida e autodistruttiva, anche se con ogni probabilità sarebbe vero. A maggior ragione, Sallusti che muove questo rimprovero ai supporters di Giannino va al di là di ogni umano raziocinio, ed in qualche modo anticipa la pittoresca figura richiamata poco dopo dal medesimo Sallusti.
Come il marito che si taglia le palle per fare dispetto alla moglie, i liberali lombardi dovrebbero sperare in una sconfitta del Pdl e operare perché ciò accada. E per cosa? Per fare godere Re Sole Giannino. Il quale sembra un simpatico istrione fino a che sta dentro lo schermo. Fuori, chi lo conosce lo evita. Un motivo ci sarà.
Il vizio dell’attacco personale e sarcastico non è appannaggio di Travaglio e dei suoi colleghi del Falso Quotidiano; pare abbia contagiato anche un liberale garantista e tollerante come Sallusti. Il quale sembra non rendersi conto di spingere egli stesso i lettori, mariti e pure mogli, a tagliarsi le palle. “I liberali lombardi dovrebbero sperare in una sconfitta del PDL e operare perché ciò accada”: ed è precisamente quello che dovrebbero fare, e non per “fare godere Re Sole Giannino”, ma per far piangere “Re Sole Silvio” e – cosa che pare ben più cogente – ridare un futuro alla nostra società e alla nostra economia. Nel suo efficace commento a caldo di questo articolo adamantino, Alessandro D’Amato conclude egregiamente come segue: “Già. Evitano lui. Invece Sallusti è il re di tutte le feste. Spero che dopo questo pezzo Giannino arrivi al 49,9% in Lombardia. Tutti gli elettori del centrodestra dovrebbero decidere di votarlo. Per ricacciare definitivamente certa gente nelle fogne”. Senza essere tanto truci, dovrebbero votarlo per un semplice motivo: l’articolo si riferisce precipuamente alle politiche, ma se guardiamo al Pirellone possiamo vedere che i liberali del PDL candidavano Nicole Minetti e i loro colleghi leghisti Bossi il Trota; FARE candida invece il professor Marco Bassani, che non assomiglia per nulla ad un ministro del Re Sole. Colbert – e ci perdoni del paragone - ricorda semmai Tremonti. La pattuglia di liberisti che si appresta a votare ne tenga conto.
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