lunedì 18 febbraio 2013

Intervista a Lodovico Pizzati

di Paolo Amighetti

Dopo quanto accaduto a Venezia urge fare il punto della situazione. Chi meglio del dottor Lodovico Pizzati, segretario di Indipendenza Veneta, può riassumere il significato della grande manifestazione di ieri, che ha visto migliaia di veneti sfilare per le calli fin davanti al palazzo del Consiglio regionale per presentare una richiesta di referendum entro l'ottobre 2013? Speriamo che quest'intervista confermi le impressioni di chi c'era e soddisfi la curiosità di chi non è potuto venire.

Dottor Pizzati, ieri Indipendenza Veneta ha radunato in piazza San Marco una vera folla di veneti decisi a sottoporre al Consiglio regionale una proposta di legge: questa prevede un referendum consultivo sul tema dell'indipendenza, da tenersi il 6 ottobre. Lei, che di Indipendenza Veneta è il segretario, che idea si è fatto sull'esito dell'iniziativa? Com'è andata ieri a Venezia?

È stata una splendida giornata, piena di entusiasmo e di felicità. Abbiamo inondato Venezia non per protestare qualcosa, ma per fare assieme un decisivo passo avanti verso la rinascita della Repubblica Veneta. È questione di mesi.

Cominciamo a
«dare i numeri»: in quanti eravate, ieri, a Venezia? Certo, il successo di una manifestazione non dipende solo dal numero dei partecipanti. Pure, deve molto alla loro affluenza. L'Ansa stima che ieri ci fosse un migliaio di veneti, altri riportano cifre molto alte: addirittura più di diecimila.

La confusione sui numeri risulta dalla conta fatta in campo della Salute, di fronte al Consiglio regionale, dove raccoglievamo le sottoscrizioni alla legge referendaria che abbiamo presentato. Molti firmatari tornavano a casa quando ancora arrivava gente a fiumi da tutte le calli. Abbiamo postato un video dell'intero corteo dove tutti possono contare i numeri effettivi. Eravamo attorno ai diecimila partecipanti.


La vostra proposta è netta: chiedete l'indizione di un referendum (per ora di tipo consultivo) che certifichi la voglia di indipendenza dei cittadini. Dovranno esprimersi rispondendo di fatto alla domanda: «Volete voi un Veneto indipendente?». Perché abbia luogo la consultazione referendaria, tuttavia, bisogna che quindici consiglieri regionali mettano la firma alla proposta di legge, aprendo una seduta straordinaria del consiglio regionale. Pensa che la vostra mozione riuscirà ad ottenere la legittimazione dei consiglieri? Come crede si comporteranno?

La nostra proposta di legge regionale otterrà un'ampia maggioranza di consensi in Consiglio Regionale. Anche con la Risoluzione 44 sembrava impossibile perfino presentarla, ma alla fine è stata approvata con 29 favorevoli, 2 contrari e 5 astenuti. La legge regionale che abbiamo presentato è ragionevole, e i consiglieri avranno modo di ponderare e non prendere una decisione affrettata. Per questo sono assolutamente convinto che prevarrà il buonsenso.


 
Non a caso la data prevista per il referendum è il 6 ottobre. Verso la fine del 2013 i veneti manifesteranno nero su bianco la loro opinione, nel 2014 catalani e scozzesi voteranno per la loro indipendenza. La congiuntura storica è favorevole alle rivendicazioni dei veneti, il momento è quello giusto? Gli anni che verranno saranno «il 1989 dell'Occidente», come sostiene il professor Marco Bassani?

Sì, sono completamente d'accordo. Nell'89 è crollato il comunismo. Nei prossimi mesi crollerà il centralismo socialista sotto il peso del debito pubblico che ha accumulato negli ultimi trent'anni. L'Europa ha bisogno di una struttura politica alla svizzera, ma per definizione non può essere una riforma calata dall'alto. Deve per forza venire dal basso, e cioè dalla consapevolezza di sovranità dei cittadini. Gli stati ottocenteschi come l'Italia sono irriformabili e per questo l'unica via è l'indipendenza e la rinascita di paesi come la Repubblica Veneta.
 
Indipendenza Veneta è una formazione politica di nuova generazione: dinamica, aperta alla collaborazione e alla trasversalità, lontana dalle logiche novecentesche del segretariato e della burocrazia di partito. È questa struttura il suo asso nella manica?

L'asso nella manica è il percorso fattibile in tempi brevi. Indipendenza Veneta è un movimento che dice quello che fa, e subito dopo fa quello che dice. È un messaggio semplice e trasparente. I veneti sono abituati ad auto censurarsi, a non fare per paura di essere bloccati. Indipendenza Veneta semplicemente sfata questi tabù. Quando ti rimbocchi le maniche e rompi il ghiaccio, viene giù la valanga. I tempi sono maturi. Invece la struttura del movimento, che è orizzontale e poco piramidale, è dovuta ad una necessità operativa. Siamo auto finanziati, e non promettiamo nulla ai nostri iscritti se non di rubare loro ore al proprio lavoro e alla propria famiglia. Per questo il nostro carburante è l'entusiasmo. Siamo tutti volontari, e ci diamo un sacco da fare perché ci divertiamo. È una soddisfazione lavorare e ottenere costantemente dei grandi risultati. È un piacere lavorare al fianco di tanta gente simpatica che condivide lo stesso obiettivo: avere una società funzionante che ci permetta di vivere bene.
 
 
Il Veneto è molto sensibile al tema dell'indipendenza. Le forze centrifughe del Nord sono concentrate tra la laguna veneziana e il Garda, sin da prima che la £iga Veneta divenisse costola della Lega di Bossi. Benché Indipendenza Veneta non goda di grande visibilità, il 53% dei veneti (secondo le ultime statistiche) voterebbe sì all'indipendenza, con picchi del 64% a Belluno e del 65% a Vicenza. Dunque Indipendenza Veneta non dà voce a pochi matti, ma interpreta la passione e la decisione di tutto un popolo. Date queste premesse, quant'è scoscesa la via che conduce all'indipendenza del Veneto?

La strada è in discesa perché i veneti sono favorevoli all'indipendenza e l'unica cosa che manca è far conoscere che il percorso legale per arrivarci in tempi brevi esiste. Ogni giorno che passa, più aumentano i consensi per Indipendenza Veneta perché il nostro movimento è la risposta che i veneti aspettavano.
 
Indipendenza Veneta e lo staff di giuristi a sostegno della proposta di referendum possono anche «fare appello al cielo» contro un potere dispotico e arrogante, come raccomandava Locke: ma la Costituzione afferma ieri come oggi che l'Italia è «una e indivisibile». Roma non manderà i carri armati, o almeno speriamo: ma il suo diniego sarà secco. Come far capire al resto del Paese che i veneti se ne vogliono andare, e se ne andranno?

Anche l'articolo II della costituzione spagnola parla di unità e indivisibilità della Spagna, ma come vedete questo non ha fermato i catalani nel convocare un referendum per il 2014 e non ha fermato l'Europa a riprendere gli anacronistici parlamentari spagnoli che parlavano di assurde rappresaglie violente contro l'espressione democratica di un popolo. A noi non serve assolutamente far capire ai cittadini della penisola italiana che l'indipendenza veneta è un bene anche per loro. Non serve assolutamente il loro consenso. Devono solo prenderne atto. Piuttosto, ci sarà una risposta mediatica per il NO, una volta che il referendum si avvicina. Per questo è fondamentale aumentare la percentuale del SI oltre l'attuale 57% per avere un cuscinetto che attutisca il terrorismo psicologico delle settimane pre referendum.


La pietra su cui poggia la vostra ultima proposta è la famosa «risoluzione 44» approvata dal consiglio regionale il 28 novembre, che afferma «il diritto del popolo veneto alla compiuta attuazione della propria autodeterminazione». Diritto di Voto ha dato vita al sito Risoluzione44 che riporta sia il testo della risoluzione che il manifesto per la libertà del Veneto, redatto in quattro lingue. In pochi giorni duecentotrenta utenti hanno sottoscritto via web il manifesto. Come giudica una simile partecipazione anche di gente che veneta non è?

È fondamentale che altre realtà percorrano la via tracciata da Indipendenza Veneta.

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