Introduzione di Tommaso Cabrini
Richard von Strigl è stato uno dei più importanti economisti
austriaci del periodo interbellico. Pur essendo pressochè sconosciuto in Italia,
è stato un personaggio fondamentale nella storia economica viennese. Al suo
funerare Friedrich Hayek disse: “con la sua morte scompare la figura nella
quale le speranze di preservare la tradizione di Vienna, come centro di
insegnamento economico e futura rinascita della ‘Scuola Austriaca’, sono state a
lungo riposte.
Con un po’ di ricerca e di lavoro di traduzione vi propongo
qualche capitolo del libro più influente di von Strigl “Kapital und Produktion”,
un sapiente lavoro nel quale ha saputo coniugare la teoria della produzione di
Eugen von Böhm-Bawerk con la teoria del ciclo economico di Ludwig von Mises.
I fattori di produzione
(da Kapital und Produktion di Richard von Strigl cap.1)
Poichè la natura non ha fornito l’uomo di tutto ciò
che necessita per il suo sostentamento e per il soddisfacimento degli altri
suoi bisogni, egli deve continuamente faticare per produrre beni di consumo. Il
processo di produzione è stato accuratamente descritto da Eugen von Bohm-Bawerk
quando ha parlato di una combinazione
di lavoro umano e dei doni della natura. La natura umana e quei frutti della
natura, che non sono sufficientemente abbondanti per soddisfare tutti i bisogni
(e dunque sono scarsi), diventano quindi oggetto di “economizzazione”: cioè,
tali fattori di produzione vengono utilizzati in modo da ottenere il massimo
ritorno possibile e, tali utilizzi, saranno evitati quando non giustificati
dalla prospettiva di risultati futuri. Nel corso della storia economica la produzione è
senza dubbio aumentata in modo straordinario, nonostante la natura abbia
fornito solo una limitata quantità dei suoi prodotti migliori: il suo suolo migliore,
le sue migliori materie prime. Varie circostanze hanno contribuito a questo
incremento della produzione. In particolare, una costante crescita nella conoscenza
delle leggi della natura ha reso possibile che si trovassero in continuazione
nuove tecniche produttive. Al pari di ciò, ci sono stati progressi nello
sfruttamento dei vantaggi della combinazione, in diverse modalità, del lavoro di
numerose persone, soprattutto sotto forma di divisione del lavoro, che ha
comportato un incremento della produzione ripartendo e integrando le attività
produttive. Infine, è di grandissima importanza il fatto che l’uomo è stato in
grado di costruire quell’elemento del processo produttivo che viene
identificato col termine “capitale”.
Lavoro e terra (nella misura in cui le
risorse migliori non sono disponibili in sovrabbondanza) vengono definiti i fattori
originari di produzione, e sono messi in contrasto con il capitale, in quanto
fattore di produzione prodotto a sua volta. Comunque, se si accetta tale
definizione, non bisogna dimenticare che quando si impiega capitale non si sta
mai utilizzando un nuovo tipo di fattore di produzione, ma piuttosto che si stanno
utilizzando fattori di produzione originari in un modo specifico – poiché
esso stesso può essere stato prodotto unicamente utilizzando fattori di
produzione originari. Quando parliamo di produzione di capitale, dobbiamo far
riferimento a tale utilizzo di fattori di produzione originari, alle circostanze
nelle quali tali fattori di produzione originari sono stati utilizzati, ed ai
loro effetti. Chi terrà a mente questo punto alquanto ovvio riuscirà ad evitare
di fare molti errori che derivano da ragionamenti sbagliati. Vedremo subito che il
capitale inizialmente non ha nulla a che fare con la moneta: “capitale
monetario” è un’espressione che ha significato solamente in un’economia
monetaria. (1) Il capitale, inoltre, non può essere qualcosa specifico di una
sola forma di organizzazione sociale. La produzione “impiega capitale” o è una
“produzione capitalistica” se utilizza i fattori originari di produzione in una
specifica modalità, indipendentemente che essa sia organizzata “in modo
capitalistico”, e cioè, secondo il senso comune del termine, nel modo in cui la proprietà privata del
capitale svolge un particolare ruolo sociale. Infine, il capitale può essere
concepito come una forza produttiva che si trova al di fuori del mondo dei
beni, sotto forma di un fondo immaginario di conquiste produttive, o qualcosa
di simile. Andare alla deriva su questo argomento è estremamente pericoloso per
la teoria economica.
(1)Ciò non esclude la possibilità che cambiamenti nella struttura produttiva
possano essere influenzati dal lato monetario.
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