Di Michael Crook (traduzione di Tommaso Cabrini)
Adam Smith
Adam Smith descrisse il sistema bancario scozzese
come un esempio di free banking ne “La ricchezza delle nazioni”,
affermando, “se i banchieri si dimostrano misurati nell’emettere
qualsiasi banconota circolante, o le banconote pagabili al portatore,
in quantità inferiore ad una certa somma; e se essi sono soggetti
all’obbligo di un immediato ed incondizionato pagamento di tali
banconote non appena presentate, i loro scambi potrebbero, nella
piena sicurezza del pubblico, essere infusi di libertà in ogni altro
aspetto” (Smith p.268). In aggiunta all’efficienza di usare una
moneta cartacea oltre ad una moneta metallica, Smith intravide
ulteriori numerosi benefici del free banking, tutti apparsi nel
sistema scozzese. Sebbene tali asserzioni siano corrette, Smith
erroneamente suggerisce che le restrizioni fossero necessarie senza
presentare alcuna prova a supporto dell’affermazione.
Primo, egli sostiene che la concorrenza tra
produttori di valuta li obbliga ad essere “cauti nella loro
condotta” (Ibid.), il che significherebbe non eccedere nelle
emissioni e proteggersi contro le corse agli sportelli. Questo è
evidente nelle azioni delle banche emittenti scozzesi. A causa del
funzionamento dell’Exchange System le banche dovevano affrontare
brevi tempistiche di rimborso delle banconote; tendevano inoltre a
tener d’occhio la solvibilità e la liquidità delle banche con cui
facevano affari allo scopo di proteggersi. Se una banca risultava
sovraesposta le altre potevano minacciare di rifiutare le sue
banconote finchè le riserve non fossero state adeguate.
Secondo, Smith crede che la suddivisione tra più
soggetti dell’attività di emissione di banconote avrebbe smorzato
gli effetti del fallimento di una banca emittente. Per esempio,
quando la Ayr Bank divenne insolvente il settore subì un colpo ma
non venne significativamente ostacolato (come detto in precedenza il
sistema assorbì lo shock senza scaricare le perdite sul pubblico.
Terzo, egli afferma che la concorrenza avrebbe
obbligato i banchieri ad “essere più liberali nei loro affari”
(Ibid.) con i clienti, dando luogo ad innovazione e migliori servizi
per il pubblico. Le banche scozzesi offrirono servizi ai clienti che
non avevano precedenti bancari e tassi di interesse competitivi sui
depositi e sui prestiti.
Smith non offre un’argomentazione convincente
per supportare la regolamentazione delle banche. Egli sembra non aver
afferrato i benefici della clausola d’opzione nel rendere
maggiormente solidi i bilanci delle banche (come discusso
successivamente) ed ignora il fatto che le banconote aventi la
clausola d’opzione furono pienamente accettate dal pubblico, anche
quando erano possibili differenti alternative. Riguardo le promosse
restrizioni sul valore minimo delle banconote, egli ignora che mentre
teoricamente potrebbe presentare un problema, non ci sono prove che
ci fosse una tale difficoltà nel sistema bancario.
Innovazioni e il Note Exchange System
Uno dei principali benefici dei mercati
concorrenziali è il fatto che essi sono promotori di innovazione da
parte di imprese che cercano di guadagnare quote di mercato. Le
società del settore bancario scozzese non fecero eccezione. Molte
delle nuove tecniche e dei nuovi prodotti introdotti durante quel
periodo sono ancora in uso oggi, anche se solitamente in una forma
modificata per meglio adattarsi ai mercati odierni.
La prima grande innovazione ad emergere dal
sistema scozzese fu probabilmente la più importante. Come detto in
precedenza, la Royal Bank aprì e cominciò una concorrenza
agguerrita con la Bank of Scotland girandogli grandi quantità delle
sue banconote per il rimborso, e la Bank of Scotland rispose facendo
lo stesso. Nel 1751 entrambe le banche capirono che potevano
pacificamente coesistere e decisero di accettare le rispettive
valute; anzi i loro interessi individuali portarono alla stabilità
del sistema. Fare un accordo di accettazione delle rispettive
banconote migliorava la domanda di banconote di ciascuno. Comunque
non desideravano detenere le rispettive banconote a lungo, per questa
ragione facevano frequenti richieste di rimborso delle banconote.
Questo ebbe un forte effetto sulla stabilità del sistema. Sapendo
che le proprie banconote sarebbero state riportate per il rimborso
con regolarità le banche dovevano mantenere a portata di mano
sufficienti riserve.
Nel 1768 la Aberdeen e la Perth United crearono il
proprio scambio organizzato di banconote. Lo fecero poiché i
mercanti commerciavano tra le due città. L’effetto fu una spinta
agli affari delle banche e al sistema stesso. In seguito alla
convertibilità tra città le banconote divennero più negoziabili,
cosa che incrementò la domanda di queste banconote. Inoltre aumentò
la domanda di banconote rispetto alla moneta metallica.
Queste scambi infine diventarono un unico mercato,
tenuto settimanalmente a Edimburgo. Il diritto d’accesso era
“diventato un brand di valore riconosciuto” (White) e non fu
esteso a tutte le banche. Le banche desiderose di farne parte
dovevano raggiungere precisi requisiti determinati dalle banche
membre, che includevano essere finanziariamente solidi e guadagnarne
la fiducia. D’altro canto le banche coinvolte nel Note Exchange
ebbero una domanda di banconote molto più alta rispetto alle banche
escluse. A Edimburgo gli agenti delle banche si incontravano e
determinavano gli scambi netti tra banche. Poiché scambiare l’intero
importo in moneta metallica alla lunga diventò troppo scomodo e
senza importanza funzionale, le sole differenze venivano pagata anche
con lettere di deposito negoziabili a Londra. Questo siste può
essere considerata la prima camera di compensazione bancaria.
Oggigiorno esistono numerose camere di compensazione per scambiare
tra banche assegni ed altri strumenti finanziari.
Un altra innovazione significativa venne nel 1728
dalla Royal Bank. Crearono un nuovo prodotto chiamato conto di
credito liquido, si tratta grossomodo di ciò che oggi conosciamo
come fido di cassa. La banca crea una linea di credito ad un cliente
che può essere in futuro utilizzata in parte o per intero. Gli
interessi vengono addebitati solo sugli importi utilizzati. Al fine
di ottenerne l’assegnazione il cliente doveva dimostrare di essere
affidabile e presentare due cofirmatari. La Bank of Scotland seguì
subito dopo cominciando ad offrire conti di credito l’anno
seguente. Questi divennero un importante strumento per la crescita
dei commerci e delle industrie manifatturiere della Scozia.
Nel 1707 la Bank of Scotland offrì il primo
deposito fruttifero di interessi e tentò di attrarre depositanti
inglesi. I depositi, comunque, non furono facilmente disponibili fino
al 1729, quando la banca fu sottoposta ad una maggiore concorrenza
per i depositi durante la sua guerra di liquidità con la neonata
Royal Bank. Mentre il pagamento di interessi divenne pratica comune
non ci furono segni di una guerra dei tassi. Inoltre non ci sono
documentazioni relativamente a formazioni di cartelli tra banche sui
tassi di interessi.
La successiva innovazione significativa del free
banking scozzese fu il primo assegno circolare, che funzionava
grossomodo come funziona oggi [sebbene in inglese abbia cambiato nome
Ndt]. Inviare banconote per posta lasciava molto a desiderare, molto
spesso venivano rubate. Nel 1748 la Royal Bank cominciò ad offrire
assegni circolari, che venivano emessi solo nell’ammontare
predefinito di 25 sterline. In seguito, a causa del chiaro limite
alla sua utilità a causa dell’ammontare prefissato l’assegno fu
ripensato nel 1753 per permetterne l’emissione per qualsiasi
importo al di sopra delle 10 sterline. Così l’assegno circolare
divenne un’ulteriore mezzo di proliferazione degli scambi e del
commercio in Scozia.
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