di George Selgin (traduzione di Tommaso Cabrini)
Bitcoin
Da
quando Friedman propose la sua regola monetaria controllata da
computer, gli avanzamenti nella tecnologia informatica non hanno
semplicemente reso la sua versione di una moneta merce di sintesi
possibile. Tali avanzamenti hanno portato alla creazione di una vera
moneta merce di sintesi –sebbene sia una moneta privata digitale o
“cyber currency”, invece di una moneta cartacea autorizzata dallo
Stato- il cui stock totale cresce automaticamente, sebbene ad un
ritmo destinato a scende a zero, trasformandola in una moneta di
sintesi anelastica. La moneta, il Bitcoin, è
stato introdotto nel 2009.
Secondo
Grindberg (2012, p.163) i “blocchi” di Bitcoin vengono generati
dai “minatori” risolvendo un problema matematico, con le
dimensioni dei blocchi e la difficoltà del problema in progressivo
adattamento, in modo da mantenere il ritmo di emissione di Bitcoin
all’interno della tabella di marcia fissata come mostrato nella
successiva tabella:
Al
variare del numero dei minatori presenti in rete la difficoltà del
problema cambia in modo da assicurare il fatto che i bitcoin vengano
creati ad un tasso predeterminato e non più velocemente o più
lentamente. Al momento circa 50 bitcoin vengono emessi ogni dieci
minuti, ciononostante il tasso si dimezzerà a 25 bitcoin tra circa
due anni e si dimezzerà ogni successivi quatto anni. A questo ritmo
10,5 milioni di bicoin verranno creati nei primi quattro anni, metà
di tale ammontare nei successivi quattro anni, e così via,
avvicinando, senza mai raggiungere, un’offerta complessiva di 21
milioni di bitcoin.
Anche
formando “pool” in possesso di grande potenza computazionale,
alcuni intraprendenti “minatori” sono stati in grado di ottenere
rendimenti di Bitcoin relativamente alti, in questo modo essi hanno
modificato solo le quote di spartizione complessiva dell’emissione
di nuovi Bitcoin, e non la massa monetaria stessa (ibid, p.167).
Fonte:
Grinberg (2012 p.161)
I
crescenti costi marginali per “minare” i Bitcoin lo fanno
somigliare ad uno standard monetario basato sui metalli preziosi. Ma,
mentre la scoperta di processi più efficienti per l’estrazione di
metallo prezioso conducono ad un incremento dell’output complessivo
di metallo, e non solo all’output relativo di particolari miniere
(White 1996), con i Bitcoin queste innovazioni modificano solamente
le quote individuali di nuova emissione e non l’emissione totale di
nuova moneta, che è determinata in via esogena. La produzione di
Bitcoin risulta, in altre parole, non vulnerabile a shock
dell’offerta nel senso comune del termine.
Alcuni
sostengono, comunque, che il Bitcoin non sia completamente privo del
rischio di shock dell’offerta, sotto forma di innovazioni
intraprese dai suoi stessi sviluppatori. Secondo Grinberg (ibid.,
p.175), nonostante sia spesso descritto come privo di ogni
“istituzione centrale con autorità discrezionale per incrementare
l’offerta di moneta più velocemente del tasso di inflazione [sic]
implementato nel sistema”, il “development team” composto da
cinque persone del Bitcoin (che ha la responsabilità della
manutenzione, dell’eliminazione dei bug e altri miglioramenti del
software) costituisce una “banca centrale de facto”, anche se non
può -a differenza delle banche centrali legate agli stati-
costringere nessuno ad accettare i nuovi Bitcoin basati su un
software revisionato in grado di produrli ad un tasso diverso
rispetto ai predecessori. Grinberg pensa che “la maggior parte
degli utenti probabilmente utilizzerebbe la nuova versione[…]
perché si fida del team di sviluppo” (ibid., n.71). Ma aggiunge
che, sebbene questo cambio di sistema possa avvenire perché il team
“crede con onestà e correttezza” che sia “nel miglior
interesse della comunità Bitcoin”, questo potrebbe essere il
risultato del fatto che il team sia stato “cooptato da un
particolare gruppo d’interesse”. Qualsiasi coalizione, osserva
Grinberg, potrebbe “prendere il controllo del network Bitcoin
convincendo la maggioranza degli utenti ad usare una diversa versione
del software” (ibid., p.176 n.72) e quindi instaurare un nuovo
Bitcoin in competizione con il vecchio.
Per
esempio, Grinberg fa riferimento ad un utente del forum Bitcoin
preoccupato che un gruppo di membri della community Bitcoin possa
“spingere per emettere più di 21M BTC e fermare il processo
deflattivo insito nel progetto”, utilizzando vari “argomenti
economici e politici[…] per supportare quest’idea razionalmente”
(ibid., p.176).
Tali
dubbi sembrano fuori luogo: descrivono come una pecca del Bitcoin ciò
che, invece, è un pregio della concorrenza monetaria, detto in altre
parole: è la possibilità che una nuova moneta possa instaurarsi a
fianco di una più affermata, nonostante le esternalità del fare
rete favoriscano quest’ultima, a condizione che la nuova
alternativa sembri sufficientemente vantaggiosa. Nello scenario preso
in considerazione la moneta neonata viene offerta dalla stessa
società responsabile della moneta in carica, ma il risultato cambia
ben poco, cioè la moneta rivale è in grado di imporsi solo se si
dimostra superiore almeno in alcuni importanti aspetti1.
Per quanti vantaggi un’esistente moneta merce di sintesi possa
avere, è necessario porre attenzione al non minare la possibilità
che uno standard ancora migliore possa soppiantarla.
Infatti,
una particolare virtù del software open source del Bitcoin è che,
sebbene consenta innovazioni nel processo di offerta della base
monetaria, lo fa in modo che la moneta “minata” utilizzando
software modificato, invece di essere una copia non autorizzata o
contraffatta della moneta circolante, sia di fatto un diverso
“marchio” monetario: poiché le innovazioni del software sono
visibili, e le diverse monete possono essere identificate a seconda
dei programmi usati per crearle, le differenziazioni di software e di
prodotto vanno di pari passo. Come spiega la pagina FAQ del Bitcoin:
Il
BitCoin è un network diffuso, in questo modo qualunque cambiamento
introdotto nel sistema deve essere accettato da tutti gli utenti.
Chiunque provi a cambiare la modalità con cui vengono generati i
BitCoin dovrebbe convincere tutti gli utenti a scaricare ed
utilizzare il suo software –in questo modo i soli cambiamenti ad
essere accettati sono quelli che portano uguali [sic] benefici per
tutti gli utenti. […] Se agli utenti non piacciono i cambiamenti,
non li adotteranno.
Per
questo motivo le implicazioni delle innovazioni dell’offerta di
simil-Bitcoin possono essere meglio capite facendo riferimento agli
studi sulla concorrenza monopolistica di Benjamin Klein (1974) e
Hayek (1978) piuttosto che facendo riferimento all’ipotesi di
Friedman nella quale produttori in concorrenza offrono monete fiat
indistinguibili tra loro.
Il
Bitcoin innalza l’affascinante possibilità di creare una moneta
merce di sintesi basata su un “protocollo” di produzione, in modo
da poter replicare l’output di quasi qualsiasi regola monetaria
concepibile. Una moneta potrebbe, per esempio, avere una
pianificazione dell’offerta perfettamente elastica, in modo da
mantenere un potere d’acquisto stabile, come il brick standard
raccomandato da Buchanan (1962), ma senza l’alto costo potenziale
di risorse necessarie. In alternativa potrebbe essere utilizzato per
raggiungere risultati simili a quelli che Scott Sumner (2011) ed
altri vorrebbero che la FED applicasse esplicitando obiettivi di
crescita del PIL nominale, utilizzando un protocollo nel quale i
costi di produzione di moneta crescono all’aumentare del PIL
nominale atteso, e decrescono al suo diminuire.
Monete
Merce di Sintesi private contro Monete Merce di Sintesi statali
Sebbene
abbia suggerito che una sistema basato sulla moneta merce di sintesi
possa performare meglio sia degli esistenti sistemi a moneta fiat sia
delle potenziali alternative a moneta merce, ho deliberatamente
evitato di affermare che un qualunque Stato desideri stabilire un
tale sistema. Infatti, piuttosto che fare tale affermazione, sono
incline a pensare che, sebbene sia possibile concepire l’idea
di una moneta merce di sintesi statale, è difficile immaginare uno
Stato che davvero ne abbracci l’idea, ed è ancora più difficile
persino immaginarne uno che non tenti di interferire, al fine di
distruggere, con una moneta merce di sintesi perfettamente
funzionante, utilizzando la propria capacità di conferire lo status
di legal tender a nuove monete fiat.
Mervyn
King (2004) ha spiegato come per qualunque governo sia
contemporaneamente indesiderabile e impossibile legare i suoi
successori ad un immutabile regime monetario:
La
domanda chiave per una moneta statale è: come evitiamo che il
governo (noi stessi) abusi del suo potere di emissione nel futuro? Le
decisioni popolari di oggi non possono legale future decisioni
popolari […] le disposizioni monetarie possono sempre essere
cambiate in assenza di un controllo esterno. […]
Un pessimo governo potrà sempre reintrodurre la
discrezionalità a suo favore (ibid., pp 3-4).
Sebbene
qui King insista sull’impossibilità di una regola monetaria
permanentemente vincolante, la sua argomentazione sembra potersi
applicare con egual forza all’alternativa di una moneta merce di
sintesi. Sembra quindi che, proprio come la tentazione di trarre
profitto dall’iperinflazione da parte dei privati “condanni la
produzione di moneta fiat privata” (White 1999, p. 239), il ricorso
al legal tender e ad altre misure coercitive “condanni” qualsiasi
tentativo di instaurare una moneta merce di sintesi statale. La non
ufficialità di entrambi gli esempi di monete merce di sintesi qui
riportati [non sono riportati in questo estratto NdT] è quindi
molto di più di che una caratteristica incidentale. Se nel futuro si
vedranno sorgere nuovi esempi di monete merce di sintesi non
ufficiali, e se mai saranno in grado di sostituire le monete
ufficiali su larga scala e permanentemente, è ancora da appurare.
Per ora, comunque, la possibilità di raggiungere la stabilità
monetaria attraverso una moneta merce di sintesi rimane puramente
ipotetica, per quanto allettante.
1
Per un’analisi formale delle condizioni alle quale una nuova
moneta fiat ha successo, a dispetto dell’effetto-rete, nel
sostituire uno standard esistente, vedi Selgin (2003).
[Per la bibliografia completa si rinvia al paper originale]
[Per la bibliografia completa si rinvia al paper originale]
Nessun commento:
Posta un commento