I partiti affollano l'Italia. Sigle, loghi, slogan a non finire. Dai due mastodonti di centro-destra e centro-sinistra alle liste più sgangherate, dal Partito Democratico a Forza Lazio: c'è di tutto. Nel 1992, Bettino Craxi esordiva nel suo appello agli elettori constatando che
«un numero così grande di liste non si vede neppure al Carnevale di Rio; un numero così grande di guaritori, di medicastri, di salvatori della patria non si leva neppure nei Paesi del Terzo mondo. E noi siamo invece una grande nazione che deve dare al mondo l'immagine di una democrazia stabile, affidabile, governabile.» Cosa intendeva Ghigno di Tacco? Che troppe liste danneggiavano l'immagine dell'Italia, e che bisognava votare soltanto i partiti di governo, solidi, anziani, inamovibili. Dopo la bufera-Tangentopoli si cercò di arrivare ad un bipolarismo spietato, all'americana, anche perché con il maggioritario appena approvato non c'era altra scelta. Macché. Morta la Balena bianca DC, ebbe campo libero il merluzzo del CDU, l'odierna UDC. La sinistra si frazionò in vari gruppuscoli, così come la destra di Alleanza Nazionale; e anche la Lega con i suoi valzer scombussolava i giochi. Ma veniamo a noi: dopo il lungo duello tra i post-comunisti e Berlusconi, dopo il rigor Montis, si sono candidate alle elezioni di febbraio qualcosa come duecento liste. Il Viminale, data un'occhiata al mucchio per una salubre e arbitraria scrematura, ne ha ammesse soltanto centosettanta: e così Forza Evasori, la provocatoria formazione di Leonardo Facco e Giorgio Fidenato, non ha ottenuto il via libera.
Sul sito del movimento, un comunicato stampa dichiara che «in un Paese che va a puttane, meglio non essere complici». Benissimo. Ma la scelta del Viminale di tagliare le gambe alla polemica formazione libertarian dimostra un paio di cose. Uno: lo Stato, quando censura e soffoca, non va a tentoni. Il «no» a Forza Evasori non significa che la classe politica italiana abbia paura dei libertari o di una imminente rivoluzione proprietarista, ci sarebbe da ridere. Piuttosto, denota un'efficacia ragguardevole nel sopprimere la più flebile voce di dissenso. D'altronde, l'evasione fiscale è un crimine secondo la legge, debole con i forti e tirannica con gli inermi. Due: perché mai il Viminale dovrebbe mettere becco negli affari di chi si vuol candidare alle elezioni? Qualcuno dirà: per bocciare le liste patacca. Non abbia paura Napolitano, rispondo: un elettore, se ha in mente a chi darà il suo voto, non si lascia ingannare facilmente. Quando spuntavano come funghi liste fasulle per indebolire la Lega Lombarda, Bossi non faceva che ricordare agli elettori di dare attentamente il proprio voto: lo stesso farà Grillo, e così tutti gli altri. Quelle del Viminale sono scuse discutibili. La verità è che in un Paese come questo, secondo la logica di Craxi e dei suoi alunni, più partiti ci sono e peggio è: il che vuol dire che per star bene ne basta uno. Quello dello Stato ladro.
il poliziotto con la risposta ha citofonato alle 20:30 durante la cena con la busta chiusa contenente le motivazioni:
RispondiElimina"il ministero in merito al presente contrassegno ha rilevato che in esso sono presenti espressioni letterali quali STATO LADRO e FORZA EVASORI chepossono integrare fattispecie, anche penalmente rilevanti, di vilipendio dello stato e delle istituzioni e di istigazione a delinquere (artt. 290 e 414 del cc)."
però era già apparso in giro su internet ed era stata pubblicato il comunicato stampa di Leonardo e Giorgio.
in pratica sono state date le notizie prima alla stampa che agli interessati ....come al solito
Fabio
Lo stato Italiano mi ha rubato negli ultimi 10 anni circa 400.000 euro, posso dimostrarlo con documenti ufficiali a chiunque me ne chieda conto.
RispondiEliminaGiancarlo Sofia Tortori.
...lo stesso Stato, poi, dice che i ladri sono gli evasori. Vergogna, vergogna nera.
EliminaPaolo Amighetti
Pertanto, lo stato italiano non dovrebbe temere degli innocui slogan su un simbolo elettorale, ma dovrebbe piuttosto evitare di mettere in atto comportamenti truffaldini, oppressivi, mafiosi, ladri, coercitivi e dittatoriali sui poveri cittadini inermi, io sono solo uno dei tanti derubati che come unica difesa ha trovato quella di aprire una società in un paese realmente liberale, ma questo esilio all'estero non mi pare una soluzione auspicabile per risolvere questo problema ormai incancrenito di uno stato parassitario e ladro che si accnisce con i cittadini.
RispondiEliminaL'esilio è la soluzione più razionale per chiunque voglia sottrarsi alle follie di uno Stato come quello italiano, e sempre più persone decidono di fare come lei: andarsene. Meno produttori ci sono qui, meno avranno da succhiare i parassiti. Ma andar via dalla propria casa non è mai piacevole. Anche se è probabile che anche in futuro molti seguano il suo esempio. Anche qualcuno di noi, forse.
EliminaPaolo Amighetti