
Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Ad intimorire è semmai l'atteggiamento dell'Europa, che si fa di anno in anno più aggressiva e arrogante. Le élites di Bruxelles intendono bruciare le tappe lungo il cammino dell'integrazione, dell'assimilazione: il tutto a scapito dei cittadini europei, le cui classi dirigenti dovrebbero confluire in un nuovo super-Stato. Che ha già mostrato il suo volto dirigista e coercitivo e rivelato la sua vocazione per la regolamentazione. È dunque il caso di augurare buona fortuna al Regno Unito, che riesca ad andarsene dal gran condominio continentale. D'altronde, benché Cameron abbia sottolineato che «sarà un viaggio di sola andata», i rapporti tra Londra e Bruxelles finirebbero per ricalcare quelli che oggi legano all'Unione Paesi come la Svizzera: un insieme di accordi bilaterali e trattati commerciali. Come rileva Carlo Lottieri sul suo blog, «un Regno Unito fuori dall’Unione creerebbe di fatto una "seconda Europa" e darebbe un'alternativa ai nuovi nati. A Bruxelles avremmo un'Europa burocratica e centralista, mentre Londra potrebbe collegarsi ai Paesi dell’Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e attirare a sé quelle realtà più dinamiche che sfuggono alla tirannia di un potere centrale oppressivo e che -nella scelta tra Ue ed Efta- potrebbero trovare molto più attraente un largo accordo di libero scambio che offra quasi tutti i benefici della Unione europea, rinunciando a tutti gli oneri.» Insomma, in Italia, in Francia, in Germania molti sembrano borbottare: «Porci inglesi, che difendono i loro interessi!». Perché mai dovrebbero difendere i nostri?
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