Un passo alla volta, la Catalogna si avvicina all'indipendenza. Pochi giorni fai due partiti catalani egemoni, Convèrgencia i Unió e Esquerra Republicana, hanno siglato un «patto di sovranità» che le impegna a governare con l'obiettivo di indire un referendum per ascoltare la volontà del popolo catalano: perché i catalani si esprimano e dicano chiaro e tondo con chi vogliono stare. Venerdì, le agenzie stampa hanno informato che la coalizione di maggioranza in Generalitat ha presentato una «dichiarazione di sovranità».
La Catalogna, dice il testo, ha «per ragioni di legittimità democratica, il carattere di soggetto politico e giuridico sovrano». Il documento dovrebbe essere votato dal parlamento il 23 gennaio: se la bozza verrà accolta e non le verranno apportate riforme sostanziali, si potrà procedere con l'organizzazione di un referendum per l'indipendenza. Questo testimonia, ancora una volta, che benché i cristiano-democratici di CiU e i socialisti di ERC siano in disaccordo su tutto, su una cosa (la più importante) concordano: la Catalogna deve abbandonare la zavorra spagnola. Non l'Unione Europea, beninteso; la proposta sembra favorevole ad una Catalogna indipendente nel più ampio quadro dell'Europa comunitaria. Ma il guaio grosso è che manca il consenso di Madrid, del governo spagnolo. Il premier Mariano Rajoy torna a minacciare la Catalogna: ostacolerà il processo referendario con qualunque mezzo. Come mai? Perché è «incostituzionale». Il che significa: «Non possiamo lasciarvi andare, perché abbiamo bisogno dei vostri soldi». Siamo alle solite. Il muro costituzionale sembra robusto e solido. Vi si appoggiano tutte le classi dirigenti, non solo quella spagnola: finché terrà, terranno anche gli Stati nazionali, con le loro leggi, il loro welfare, la loro inefficienza, la loro tassazione. Ma i muri hanno di solito vita breve: resistono ad ogni picconata? Poco male, li si scavalca.
Non c'è che dire: abbiamo un ottimo Direttorissimo!
RispondiEliminaDamiano Mondini