mercoledì 16 gennaio 2013

In difesa di Forza Evasori, in difesa della Libertà

di Tommaso Cabrini

“Il ministero in merito al presente contrassegno ha rilevato che in esso sono presenti espressioni letterali quali STATO LADRO e FORZA EVASORI che possono integrare fattispecie, anche penalmente rilevanti, di vilipendio dello stato e delle istituzioni e di istigazione a delinquere (artt. 290 e 414 del cc)” (motivazioni con le quali il Ministero ha bocciato il contrassegno di Forza Evasori)



Spendo alcune parole sull’istigazione a delinquere che potrebbe rappresentare “Forza Evasori”.
Innanzitutto evasore non è sinonimo di evasore fiscale, e qui c’è già una malizia interpretativa da parte del Ministero (non vale neanche la pena investigare questa se sia dovuta a paura, lavaggio del cervello, intrinseco fascismo o altro).
Come se ciò non bastasse molti personaggi di rilievo hanno elogiato la figura dell’evasore fiscale in Italia, lo stesso Luigi Einaudi (2° Presidente della Repubblica) scrisse nelle Prediche Inutili Gli espor­tatori illegali di capitale sono benefattori della Patria” e non dimentichiamoci che Milton Friedman (premio Nobel per l’economia 1976) in un’intervista comparsa sul Corriere della Sera del 30 Maggio 1994 disse “un evasore fiscale è un patriota”. D’altro canto può essere considerata istigazione a delinquere l’opporsi ad una legge considerata ingiusta? O si tratta di semplice politica nel senso più sano del termine?

Quanto a “Stato Ladro” il discorso diventa di grande interesse.
Innanzitutto l’opposizione di un reato penalmente rilevante come “vilipendio allo stato”, un reato specifico (ad personam diremmo se lo Stato non fosse solo una proiezione mentale), al pari della lesa maestà, che se ne infischia dell’uguaglianza davanti alla legge (lo stato è più uguale degli altri). Non solo, per il Ministero si tratterebbe di vilipendio indipendentemente dal fatto che l’accusa sia vera oppure no.
A me tutto ciò ha riportato alla memoria il caso “
J. P. Zenger contro Governatore coloniale di New York”.
Zenger era un editore newyorkese che pubblicava pezzi scritti da un misterioso autore che si firmava Cato (di cui si rifiutò di rivelare il nome) nei quali si attaccavano pesantemente la corruzione e le ruberie del governatore Cosby. Bisogna considerare che nell’Impero Britannico attaccare, verbalmente o per iscritto, un funzionario nominato direttamente dal Re (ad esempio un Governatore coloniale) era pari ad un attacco diretto al sovrano, e quindi sedizione, indipendentemente dalla veridicità di tali accuse.
Per sua fortuna Zenger fu difeso dall’abilissimo avvocato Andrew Hamilton [1] e giudicato da una giuria di suoi pari. I giurati determinarono, al contrario di quanto previsto dalla legge inglese, che la pubblicazione della verità non potesse in alcun caso costituire sedizione, anche se diretta contro il sovrano. Fu un processo che cambiò un’epoca creando l’idea stessa di “libertà di stampa”.
Oggi, invece, un pugno di burocrati ministeriali mina la nostra libertà assurgendo, con un perfetto parallelismo con l’Iran, al ruolo di Consiglio dei Guardiani della Costituzione, che approva o respinge le candidature politiche in una sedicente democrazia come quella italiana.

E quindi cosa dire, se non:
STATO FUN N’ COOL!


[1] Il nipote Alexander Hamilton fu il primo Segretario del Tesoro degli Stati Uniti e tuttora comprare sulla banconota da 10 dollari.

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