lunedì 24 novembre 2014

Mozart era un comunista


di Tommaso Cabrini



Mozart era un comunista (Mozart was a red, in lingua originale) è una breve commedia teatrale in un unico atto scritta da Rothbard per raccontare il suo incontro avvenuto con Ayn Rand. Ovviamente i nomi sono stati interamente cambiati.
L’opera non è mai stata rappresentata ufficialmente, anche se in rete si trova qualche rappresentazione amatoriale (se non ricordo male ce n’è addirittura una interpretata da un giovane Jeffrey Tucker). Leggendo il copione si capisce, comunque, che l’opera non nasce per essere rappresentata, alcuni punti sono impossibili da rendere a teatro, e nel complesso è molto breve. Si tratta solo di un escamotage originale per raccontare, drammatizzandolo, un evento realmente accaduto, ironizzandoci su.
Il testo è piuttosto breve ma è permeato da un umorismo pungente di un livello abbastanza alto (qualcuno ha parlato di commedianti ebrei?), basato spesso sull’assurdo: ad una prima visione non è facile seguire i discorsi fatti da Carson Sand e dai suoi fedelissimi.
Non mi resta che lasciarvi nelle mani di Rothbard.

MOZART ERA UN COMUNISTA


SCENA:
Il salotto di un appartamento moderno e lussuoso dell’upper East Side di New York. Le pareti sono di un verde tropicale rigoglioso. Divano e parecchie poltrone sono tutte sovradimensionate, fatte in modo tale che nessuno possa sedersi confortevolmente su di esse. Seduto su di esse nessuno, al di sotto del metro e ottantacinque, può toccare terra con i piedi. Perciò, per chiunque nella stanza, ci sono solo due alternative: sedersi precariamente abbarbicato sul bordo del divano o della poltrona, aggrappandosi ad un bracciolo per sostenersi, oppure raggomitolarsi al suo interno, con le gambe incrociate o appoggiate sui cuscini.

Per CARSON SAND, proprietaria dell’appartamento, la scelta non rappresenta un problema. Lei è raggomitolata su una poltrona, col bocchino sollevato verso l’alto. Questo per simboleggiare un beffardo disprezzo, ed ostilità, nei confronti degli uomini, e quindi razionalità ed alti ideali romantici.

CARSON è un piccola donna con i capelli lisci che scendono su un lato della faccia. La sua figura può essere descritta solo come protoplasmatica, amorfa; la sua stessa età è indeterminata, ma probabilmente sulla cinquantina. Indossa un abito privo di forme con spalline militari, all’ultimo grido (Mosca, 1925). I suoi occhi sono piccoli, brillanti e determinati, e quando parla rimane invariabilmente raggomitolata, pronta a colpire.

CARSON è diventata famosa come scrittrice grazie ad un romanzo, andato a ruba per la sua cruda rappresentazione di uno stupro. È convinta che la sua popolarità dimostri la devozione di massa al suo messaggio filosofico.

Seduti sulla destra, sempre raggomitolati, ci sono due suoi discepoli, JONATHAN e GRETA. Sono sulla ventina ma già influenzati dall’arroganza della loro paladina. Il naso di JONATHAN è permanentemente inclinato ad un angolo di 45 gradi sull’orizzonte ed i suoi lisci capelli castani sono messi in risalto, sul davanti, da un ciuffo tinto di biondo. GRETA è una bionda carina, con la pelle scura e un’aria felina. Sebbene non abbia alcuna somiglianza con CARSON, ne scimmiotta l’uso dello stesso tipo di bocchino, ed utilizza la stessa marca di piccoli fiammiferi. Non è ancora in grado di muovere il bocchino con lo stesso livello di teatralità.

Sul divano all’estrema destra, giace dormendo GEORGE KELLY. GEORGE è alto e magro, il suo viso, un tempo bello, è permanentemente segnato da un’espressione di grande dolcezza, indolenza e noia. GEORGE è il marito di CARSON. Dietro, al centro, c’è una lussuoso apparecchio radio-fonografo-TV-27-pollici. Raggomitolato davanti a questo c’è uno sfarzoso gatto nero e grigio, ALFONSO III.

Sulla mensola del caminetto, vicino all’apparecchio, c’è incorniciata una doppia fotografia di JONATHAN e GRETA autografata da CARSON.
Su di essa GRETA vi ha scritto: “Grazie, CARSON, per avermi dato un universo rotondo”. JONATHAN ha scritto: “Alla donna con lo splendido gatto”.

Entra: KEITH HACKLEY, un giovane uomo di 25 anni, di bell’aspetto, serio e ben vestito. HAKLEY, uno studente laureato in storia, entra camminando con esitazione dalla sinistra. GEORGE, svegliandosi, balza in piedi e si avvicina.

GEORGE: Mi permetta, per di qua.

GEORGE guida KEITH nella stanza.

GEORGE: Keith Hackley – Jonathan, Greta, e… Carson Sand.

JONATHAN e GRETA annuiscono impercettibilmente. CARSON allarga le braccia in un gesto di benvenuto ed indica il divano dove KEITH si siede. GEORGE ricomincia a dormire sulla destra.

CARSON (Parlando con un forte accento russo): Bene, Mr. Hackley, sono lieta che sia potuto venire.

KEITH: Grazie, ah (esitando sull’uso di Miss o Mrs…) … Miss Sand. (Dopo una pausa) Vorrei dirle quanto piacere mi ha fatto sapere che desiderasse vedermi.

CARSON: Oh, Keith, come potrei non chiederle di venire dopo che mi ha scritto una così bella lettera a proposito del mio romanzo?

KEITH: Oh, non è niente.

CARSON (infastidita): Oh?

KEITH (un po’ disorientato): Voglio dire, Miss Sand, che il suo libro è stata un’ispirazione. Il Sopracciglio di Zeus è stato uno dei migliori romanzi che abbia mai letto.

(Esclamazioni di incredulità e sgomento da JONATHAN e GRETA. JONATHAN e GRETA, comunque, parlano con una forte cantilena con tracce di accento russo e canadese).

GRETA (bruscamente): Mr. Hackley, ha detto uno dei migliori romanzi?

KEITH (disorientato): Perché…. Si.

JONATHAN (con astio controllato a stento): Ci vorrebbe cortesemente dire il nome di un qualsiasi romanzo, che lei abbia mai letto, anche solo lontanamente comparabile a Il Sopracciglio di Zeus?

KEITH (sudando): Bhe – io – veramente non…

JONATHAN: Se c’è qualcosa che non possiamo tollerare, Mr. Hackley, è l’imprecisione nel linguaggio. Lei ha detto uno dei migliori romanzi – quali sono gli altri?

KEITH: Bhe, io… Hemingway mi ha impressionato molto positivamente…

JONATHAN e GRETA (all’unisono): Hemingway! Buon Dio!

(Rapidamente)

JONATHAN (con un basso borbottio ritualistico): Naturalmente voi sapete che quando diciamo “Dio”, non esprimiamo il nostro accordo a tale concetto. Stiamo semplicemente usando il termine come una forte metafora idiomatica.

CARSON (tenendo a freno la sua furia interiore): Oh, Keith, in Hemingway non riuscite a scorgere le premesse di morte in ogni riga che quell’uomo abbia scritto?

KEITH: Bhe, la lotta dell’uomo contro il toro, il momento…

JONATHAN: Hemingway è anti-vita, anti-mente, anti-realtà.

CARSON (guardando affettuosamente JONATHAN): Jonathan, Greta. Avanti, penso dovremmo dare a Mr. Hackley un’altra possibilità. Dopotutto è un amante de Il Sopracciglio di Zeus, e questo è grande punto a suo favore.

GRETA: Si, hai ragione, Carson.

JONATHAN: Certamente, Carson.

CARSON (girandosi verso KEITH): Keith, vuole una sigaretta? Prenda, è un marchio molto razionale.

KEITH (un po’ confuso): Razionale? (una piccola pausa) Oh, mi spiace, grazie, ma non fumo.
(Esclamazioni di disapprovazione da JONATHAN e GRETA).

GRETA (rimproverando): Non fuma! Perché no?

KEITH (ritraendosi): Bhe, ehm… perché non mi piace.

CARSON (con furia appena controllata): Non le piace! Permette ai suoi meri capricci soggettivi, ai suoi sentimenti (questa parola viene pronunciata con il massimo disprezzo), di frapporsi sulla strada della ragione e della realtà?

KEITH (sudando ancora): Ma certo, Miss Sand, su quali altre basi potreste voler fumare se non perché piace?

(Espressioni di furia e sgomento da GRETA, JONATHAN e CARSON assieme ad espressioni come “Oh!”, “Ah!”, ecc.)

 JONATHAN (balzando in piedi): Mr. Hackley, Carson Sand non fa mai, mai, niente guidata dai suoi sentimenti soggettivi; si fa guidare solo dalla ragione, che significa: la natura oggettiva della realtà. Lei ha volgarmente insultato questa grandissima donna, Carson Sand, lei ha abusato della sua cortesia e della sua ospitalità. (si siede)

KEITH: Ma…ma…che ragione potrebbe mai esserci…?

CARSON: Mr. Hackley, perché cerca di evitare questo fatto auto evidente? Fumare è rappresentativo del fuoco della mente, del fuoco delle idee. Colui che rifiuta di fumare è quindi un nemico delle idee e della mente.

KEITH: Un simbolo? Ma allora un fiammifero è un simbolo ancora più forte…
(Ulteriori espressioni di furia, rabbia ed esasperazione).

JONATHAN (balzando in piedi ed attraversando la stanza verso KEITH): E’ abbastanza! Come osa canzonare Carson Sand con quel fare da teppista? Lei non deriderebbe Dio!

CARSON (ancora una volta si controlla): Aspetta, Jonathan, aspettiamo prima di dare un giudizio definitivo. Forse il suo problema è ad un livello più profondo.

JONATHAN: Naturalmente, Carson. (JONATHAN riattraversa la stanza e si siede)

CARSON (girandosi verso l’irritatissimo KEITH): Ora, Keith, e questo è molto importante, lei è un razionalista?

KEITH (ancora confuso): Bhè, io… io, questo è complesso…

CARSON: Su, avanti, voi ritenete la ragione il vostro assoluto?

KEITH: Bhè, si, ma io… dipende da come definite razionalismo. Penso che…

JONATHAN (balzando in piedi, buttando i suoi lunghi capelli in alto, e marciando avanti e indietro): Un razionalista è un uomo che vive esclusivamente seguendo la sua ragione, il che significa che: utilizza il potere della sua mente per afferrare la realtà, il che significa che: utilizza il potere della sua mente per pensare, il che significa che: utilizza il suo potere per pensare, il che significa…

CARSON: Fermo, Jonathan (JONATHAN smette di marciare e di siede di nuovo). Bene, Keith, siete un razionalista?

KEITH: Bhè, approvo la ragione e… e il pensiero, naturalmente, ma non sono del tutto sicuro di cosa…

CARSON (con crescente ira): Mr. Hackley, ci stiamo dimostrando molto pazienti con lei perché concediamo la massima cortesia e libertà d’azione ad un amante de Il Sopracciglio di Zeus. Mi lasci porre la questione in questi termini: lei è una persona mistica? (Questa domanda detta bruscamente, lanciando lampi dagli occhi e con la voce alterata).

KEITH: Una persona mistica? Bhé no, non credo in questi affari Zen, Buddisti, o…

CARSON (dimenandosi indignata): Oh! Seriamente, Keith, sto cercando di intrattenere una conversazione seria con lei.

KEITH: Bhè, si, ma…

CARSON: La prego, mi faccia la cortesia di non interrompermi nel mezzo di un ragionamento.

KEITH: Mi dispiace, io…

CARSON: Sicuramente lei capisce che non sto parlando del contorto barbone asiatico, lebbroso e seduto da qualche parte indossando un pannolino, che è solo la più ovvia, la più sfacciata forma di misticismo.

KEITH: Lo so, Los Angeles è piena di bizzarrie…

JONATHAN: Mr Hackley, perché insiste, ancora ed ancora, in questo consapevole e deliberato evitare le domande franche ed aperte di Miss Sand? Ci accorgiamo entrambi che lei fugge a gambe levate.

KEITH: Guardi, non so di costa stia parlando…

CARSON: Keith, per farla facile, una persona mistica è qualcuno che permette ad altro di interporsi tra la sua ragione e la sua realtà, che pone qualcosa più in alto della sua ragione. Capisce?
(C’è una pausa imbarazzante).

GEORGE (delicatamente, solleva un po’ la sua testa dal sofà sulla destra): Sei religioso Keith?

KEITH (lanciando un’occhiata grata in direzione di GEORGE): Oh, se sono religioso? Capisco, bhè non molto. Vado in chiesa due volte l’anno, a Natale e a Pasqua, ecco…. Ma la religione gioca un ruolo molto limitato nella mia vita.

Il silenzio è ora profondo, di cattivo auspicio. Un suono sibilante giunge dalla direzione di GRETA.

GRETA: Solo due volte l’anno, dice.

(GRETA si gira verso JONATHAN)

GRETA: Tu sai da dove proviene questo…

JONATHAN: Certamente. C’è un passaggio a pagina 236, secondo paragrafo di Zeus che spiega perfettamente questa sindrome.

GRETA: Si. E guarda come sta cercando di entrare nelle nostre grazie e in quelle dei mistici.

JONATHAN: Certamente.

KEITH: Guardate, non sapevo voi nutriste sentimenti così duri contro la religione.

CARSON: Keith, i nostri sentimenti qui non contano affatto. La nostra ragione ci dice che la religione è il male.

JONATHAN (saltando in piedi e marciando avanti e indietro): La religione è il male, il che significa anti-mente, il che significa anti-vita, il che significa anti-ragione, il che significa anti-realtà. (Torna a sedersi).

CARSON (guardando affettuosamente JONATHAN): Ben fatto, compagno.

KEITH: Va bene, guardate, vi ho detto che non prendo la religione molto sul serio.

(Il silenzio che si stende sulla stanza è funebre)

CARSON (esplode, si agita. Salta su.): Mio Dio, stiamo parlando di questioni di vita o di morte e a lui non… Oh!!  (CARSON si butta all’indietro sulla poltrona, coprendosi la testa infuriata).

GRETA (con tono di sottile minaccia): Mr. Hackley, lei prende qualcosa sul serio?

(Un’altra lunga pausa.)

(KEITH comincia ad alzarsi per andarsene. CARSON attinge alle sue ultime riserve di pazienza e lo ferma.)

CARSON: Aspetti, Mr. Hackley, forse potremmo affrontare il problema attraverso l’estetica. Che compositori le piacciono, per esempio?

KEITH (sprofonda nuovamente in poltrona, un po’ sollevato, sentendosi erroneamente su un terreno più sicuro): Bhè, i soliti, sapete. Non sono propriamente un esperto…

CARSON (velocemente): Va benissimo. Non importa. I suoi gusti rivelano le sue competenze musicali.

KEITH (confuso): Oh? Bhe, mi piacciono Beethoven, Bach, Mozart, i classici…

GRETA: Oh!

CARSON: Keith, come avete potuto? Io stessa, che conosco la profondità della depravazione in cui sprofonda la maggioranza degli uomini, devo chiedermi, come è mai possibile? Beethoven, Mozart, che puzzano di naturalismo, il cui intero lavoro si sorregge sui valori, nei quali ogni singola nota mostra le malevole premesse del mondo.

KEITH (scioccato): Malev…?

CARSON: Oh, Keith, non riesce a vedere il disprezzo della vita in ogni sua battuta musicale?

JONATHAN: Mr. Hackley, lei ha scritto a Carson, nella sua lettera, che ha apprezzato Il Sopracciglio di Zeus perché si oppone al collettivismo e al totalitarismo.

KEITH (si illumina): Si, si, esattamente, io…

JONATHAN: Bene, come potete, in nome della ragione, non vedere che un compositore come Mozart, con le sue malevole premesse del mondo, condivide gli stessi presupposti dei collettivisti che sostiene di disprezzare? Sono tutti parte dell’anti-mente, anti-vita. Nemici.

KEITH (nuovamente scioccato): Sta…sta dicendo che Mo…Mozart fosse un comunista?

CARSON: Oh, non in quel senso così primitivo. Ma il sistema di premesse è interconnesso ad un livello più profondo, e quindi più importante. Capisce?

(KEITH sempre più convinto che debba andarsene da questo posto velocemente ricomincia ad alzarsi)

(GEORGE KELLY si mette seduto, lo ferma con tono gentile)

GEORGE: Keith, noi chiediamo sempre ad ogni persona che incontriamo chi sia il suo personaggio preferito de Il Sopracciglio di Zeus. Qual è stato il suo?

KEITH: Oh, mi è piaciuto Joey Fontana.

CARSON, GRETA, JONATHAN (all’unisono): Joey Fontana!!!

KEITH: Si, perchè?

CARSON (trattenendosi a malapena): Perché le è piaciuto, Keith?

KEITH: Bhè, era dalla parte dei buoni, a favore della libertà, ed era simpatico, brillante, di natura benevola ed un compagno piacevole.

CARSON: Ohhh!! (Incapace di assistere ulteriormente al processo CARSON balza in piedi e corre fuori dal palco sulla destra).

GRETA (in tono di minaccia di morte): Joey Fontana! La rappresentazione del simpatico uomo comune di basso livello. E lei lo ha considerato un eroe come Kyle Crane o Sebastian del Rey!

KEITH: Bhè, sono tutti quanti tipi a posto; ma mi sono sembrati un po’ legnosi e monodimensionali. Erano…

JONATHAN (balzando in piedi va al centro della scena e declama nei confronti di KEITH): E’ abbastanza! Keith Hackley, ha avuto il raro privilegio di passare una serata con le più grandi menti che avrà mai modo di conoscere: Carson Sand, Greta Landssowne e me. E soprattutto ha conosciuto Carson Sand, la più grande in assoluto, la più originale mente del nostro tempo e di tutti i tempi, il più grande essere umano che abbia mai vissuto e mai vivrà. E come ha trattato questo privilegio? Soprattutto, come ha trattato Carson Sand? Sono rimasto seduto qui mentre lei commetteva una serie di peccati irrazionali ed imperdonabili contro Carson Sand. L’ha interrotta in continuazione, a malapena dandole modo di parlare; ha apertamente evaso ogni singola domanda che Carson o io le abbiamo posto. Ha provato ad inchinarsi a noi e ai mistici, a noi e a Mozart, a noi e a tutte le depravazioni della nostra società.
Ha criticato, invece di fare domande. Ci ha presi in giro come un teppistello, invece di mostrarci la dovuta reverenza. E a chi? A questa donna che ha portato al mondo la consapevolezza che A sia A e che due più due faccia quattro. Ed infine, dopo che la sua maleducazione ha allontanato questa donna, dotata della pazienza di Giobbe, fuori da questa stanza, ha messo la ciliegina sulla torta dei suoi crimini dicendo che il suo personaggio preferito è Joey Fontana, il mediocre, il tizio carino. Così, Keith Hackley, lei si è dannato per sempre. Ha fatto la sua scelta, Keith Hackley, e quindi mi ha lasciato con una sola alternativa possibile: chiederle di lasciare questa casa e non farci mai più ritorno.

(KEITH si alza barcollando, pallido, scosso. Si dirige verso la porta. GEORGE KELLY si avvicina per porgere a KEITH il suo cappello ed il suo cappotto.)

KEITH: Mr. Kelly, mi perdoni, ma lei sembra di buona compagnia. Come può sopportare tutto ciò?

GEORGE (gentilmente): Oh, tutto questo accade quasi ogni sera. Ci si abitua.

KEITH: Ma come riesce…?

GEORGE: Oh, dopo qualche anno si comincia a non badarci più. Ti metti tranquillo, dormi sul divano, dici “si” una volta ogni tanto. Al diavolo, è uno stile di vita.

Cala il sipario.

FINE
 

Nessun commento:

Posta un commento