In queste ultime settimane si è riacceso in Sardegna il dibattito sull'attuazione della Zona Franca Extra Doganale, la discussione verte sulla concessione alla Regione Sardegna di un regime fiscale particolarmente ridotto, nello specifico lo sgravio da accise, sovvenzioni e tasse varie, rendendo di fatto il territorio isolano tax free.
Per giungere a questo risultato però occorre che l'imponente macchina politico-burocratica si metta in moto e ne decreti la definitiva attuazione entro il termine perentorio del 24 giugno 2013.
Tuttavia è possibile anche superare il termine prefissato ma così facendo si andrebbe incontro ad una serie di nuovi ostacoli che ne allungherebbero ulteriormente l'iter legislativo.
Quindi i fautori della ZFED devono procedere forzando i tempi, se vogliono che i benefici di questo regime fiscale ricadano nel più breve periodo sul territorio locale, anche perché la crisi economica generale in Sardegna ha colpito più duramente che in altri zone d'Italia e d'Europa (si tenga presente che la zona del Sulcis è la più povera dell’Unione Europea) e si ritrova in una situazione critica che potrebbe definitivamente affossarla se non verrà al più presto attivata qualche contromisura per salvarla.
Per tale ragione è comprensibile lo stato d’animo di malumore dei Sardi che, attendono ormai da troppo tempo un’inversione di marcia sul piano economico determinata da un impulso politico;
purtroppo però questo non è avvenuto ed anzi la delusione può solo aumentare se si considera che le errate manovre economiche compiute da questa classe politica si sono rivoltate contro ed hanno condannato l’Isola a questa situazione d’emergenza quando sarebbe bastato un semplice atto che dichiarasse la Regione tax free.
Gli esempi italiani che avvalorano questa tesi non mancano, infatti si pensi a Campione d'Italia e Livigno, oppure anche a tutte quelle zone dell'attuale UE (qui la lista) che godono di una ridotta pressione fiscale.
Quindi gli altri Paesi membri dell’UE hanno approfittato della disciplina stilata in sede comunitaria già da diversi anni, solo ai politici nostrani questa opportunità non è balzata all’occhio.
Per fortuna però questa occasione non se la sono fatta scappare quei movimenti popolari che nel frattempo si sono fatti comitati promotori di questa tematica per supplire alla sterilità politica regionale, infatti se questi non si fossero attivati organizzando manifestazioni, eventi, e dibattici pubblici la Sardegna si sarebbe condannata ad un abbraccio mortale da parte dello Stato Italiano che, insensibilmente continua a tartassare il territorio senza poi ricambiare con i servizi corrispettivi.
La conseguenza di questo effetto la si può notare osservando una delle voci di entrata più importanti dell’Isola, ossia il turismo, infatti gli esercenti sardi scaricano a loro volta sul turista continentale il peso delle loro tasse per poter guadagnarci un minimo con il risultato però di scoraggiare la partenza da parte del turista intenzionato a passare le vacanza sull’Isola per colpa dei prezzi troppo elevati.
Dunque la questione va affrontata con decisione e tutti i soggetti coinvolti devono fare la loro parte, soprattutto la politica deve agire di proprio impulso e non farsi continuamente incitare dai comitati promotori.
Allo stato attuale è difficile muoversi in tempi ristretti nella giungla politico-burocratica per ottenere il risultato tanto sperato della ZFED ma con la giusta volontà, si riescono a superare tutti gli ostacoli, infatti la questione è esclusivamente politica, basterebbe agire con intelligenza per trovare degli accordi qualora tutta la trafila giuridica porti ad un nulla di fatto.
Quindi a ragione della concessione della ZFED si possono citare diverse questioni, ad esempio:
l’attuale grave crisi regionale, la sua insularità legata alla posizione geografica, l’aumento di prezzi di merci e servizi per compensare il costo di trasporto, il servilismo con cui i politici sardi hanno concesso enormi territori produttivi per fini militari con il solo risultato di devastare il suolo e di far ammalare i propri abitanti (si parla di 3 Mld di Euro per bonificare tutte le aree compromesse), ed ancora la vertenza entrate cioè i 12 Mld di Euro di tasse versate dalla Sardegna verso Roma e che da più di 15 anni lo Stato non vuole restituire alla Regione.
Quelle elencate sono, tra le tante, le motivazioni più chiare, ed è altrettanto chiaro il fatto che la ZFED sia sempre un vantaggio, e per la Sardegna diventerebbe un’occasione che permetterebbe nel breve periodo di riorganizzarsi e di rilanciare l’economia territoriale e nel lungo periodo potrebbe diventare una calamita di investimenti attratti da una bassa pressione fiscale e di riflesso aumentare i livelli di occupazione isolana.
Il secondo fatto chiaro a tutti è che non si può continuare con l’attuale gestione politica Statale che ruba ricchezza ai territori per ridistribuirla solo alle sue cerchie di amicizie e poi con i pochi fondi rimasti li gestisce male rendendoli improduttivi, occorre anche qui un repentino cambio di rotta.
La speranza è che per il 24 giugno la ZFED sia già una realtà o magari anche prima, sarebbe un importante risultato sia per l'economia regionale sia per questioni politiche e storiche;
infatti si inizierebbe a capire che senza il soggiogo Statale si può crescere e respirare a pieni polmoni l’aria libera fino ad oggi negata.
Questa nuova presa di coscienza apre scenari interessanti sui quali bisogna ragionare, dovrà infatti la Sardegna attendere ancora concessioni dall’alto oppure potrebbe semplicemente autodeterminarsi e decidere da sola per se stessa?
Se il risultato della ZFED sarà ottenuto è chiaro che l’Isola dovrà mettere come prossimo traguardo politico la questione indipendentista.
Di tutta questa tematica una cosa è lampante, sempre più persone stanno capendo che le tesi Stataliste stanno morendo e sempre meno persone ci crederanno in futuro, e questo tradotto nella classica equazione libertaria può solo significare che a meno Stato corrisponde più libertà e più ricchezza individuale.
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